Di Fabio Riccio, Moscardino pneumatico
Vacanza sul mar Tirreno, serata al ristorante.
Locale vista mare, estetica tra il finto rustico e il mediofighetto bianco post-MariaDeFilippesco.
Un tempo lo averebbero definito “ristorantino romantico”.
Ora non so.
Piatti di maniera, niente di che, prezzi un po’ cari, vista anche la location bella e suggestiva, ma non certo la Costa Smeralda o Saint- Tropez…
Antipasto, il mio.
Moscardino, patate e tartufo estivo.
Potenzialmente, un piatto sensoriale intrigante.
Taglio un tentacolo del mollusco cefalopode, e faccio fatica a reciderlo.
Porto alla bocca il tentacolo.
Una consistenza simile a quella di un pneumatico da trattore.
Duro come una suola, a Trieste dicono come “una crodiga”.
Un vero e proprio Moscardino pneumatico.
Assaggio un pezzettino della testa e va un po’ meglio.
Sempre coriacea, ma meno dei tentacoli.
Quasi edibile.
Sapore?
Così così…
Ritorno alla carica con i tentacoli.
Niente da fare, duri, gommosi, in poche parole immangiabili.
Così, per non arricchire ulteriormente il mio dentista, faccio una cosa per me rara… cioè lascio il Moscardino pneumatico nel piatto.
Passa il cameriere e come da copione chiede perché ho lasciato il tutto nel piatto.
«è un po’ duro per i miei denti» – non voglio infierire.
Intanto arriva il primo, una pasta con un onesto ragù ittico.
Discreta, in ogni caso commestibile.
Appena finita la pasta, si palesa al tavolo lo chef-patron del locale.
«Come mai non le è piaciuto il nostro moscardino?»
«E’ un po’ duro per i miei denti» cerco di abbozzare.
«Guardi che noi mica li congeliamo per ammorbidirli, quando sono freschi, una volta cotti nel piatto diventano così.»
Resto senza parole, mi verrebbe da dire che… “allora tu cuoco, che ci sei a fare?”
Cuocere per bene i moscardini, da non confondere con i polpi (è facile: hanno sui tentacoli una sola fila di ventose) non è impresa impossibile, anzi!
Senza congelamenti e/o surgelamenti, per avere Moscardini umanamente addentabili (nome scientifico Eledone moschata) basta tenerli in pentola (padella…) tutto il tempo che serve, senza economizzare sul gas.
Fine.
A questo, ci sono alternative, come il batterli (con o senza batticarne) sul bancone, aggiungere del di succo di limone nell’acqua di cottura, o addirittura trattarli “alla greca”, cioè mettendoli a freddo in una grossa pentola dai bordi spessi, lasciandoli cuocere a fuoco lento.
Quando hanno riassorbito la loro acqua, i Moscardini sono belli e pronti.
Basta condirli e non procurano ulteriori clienti ai dentisti della zona.
Tornando al nostro Moscardino pneumatico, quel che è da stigmatizzare è la assoluta mancanza di professionalità dello chef-patron.
Spacciare un piatto platealmente sbagliato perché secondo lui “è così” per buono è grave, gravissimo.
Non ho l’anello al naso, so distinguere benissimo un Moscardino dagli altri molluschi cefalopodi, ma so anche che se ben cucinato è saporito e con la giusta consistenza per le umane dentature.
Ciliegina sulla torta della presunzione e della scarsa professionalità di questo chef, che tra l’altro pavoneggia di esperienze nelle cucine di mezzo mondo e articoli su noti e letti siti di cucina sul web, è stata il non defalcare dal conto (per inciso 120 € in due per 4 portate + dolci e vino) i 15 euro del Moscardino pneumatico immangiabile…
“…Oh me dolente! come mi riscossi quando mi prese dicendomi: ‘Forse
tu non pensavi ch’io loico fossi!’ …”
Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno, Canto XXVII
Moscardino pneumatico
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Per 120€ ti vendo uno dei miei machete artigianali… se può essere utilizzato su pasti “consistenti”