E’ tutta colpa di Henri Milan!
Si: lui è stato uno di quelli che mi hanno fatto guadare, per ora senza ritorno, il Rubicone enoico che separa i vini naturali dai convenzionali.
Si: perché Henri Milan, vignaiolo provenzale fuori da ogni schema, è la personificazione del vino, ma di quello senza luccichìi e piedistalli, e senza puzza al naso (non solo metaforicamente), e che nell’identità territoriale ha la sua lama più affilata, in una visione intrinsecamente artigianale del mestiere.
Istintivo, anarchico e un po’ “gigione” Henri Milan, già solo per l’immane talento datogli in dote, che accompagna la modestia sincera di chi pare nato per portare rispetto al prossimo e, se avrete la fortuna di incontrarlo, racconterà dei suoi vini in un personalissimo ed appassionatissimo grammelot di lingue che avrebbe fatto impazzire Dario Fo, dove c’è posto perfino per l’italiano!
Le sue vinificazioni sono l’esatto contrario del trito stereotipo dei “vini naturali” che puzzano, pieni di difetti etc etc.
No, i suoi sono solo vini maledettamente identitari, ma anche di una correttezza esemplare, dove però lo scoppiettante corredo sensoriale spazia ben oltre i canonici 360°.
Si, perché l’identità si forgia con la capacità di essere riconoscibili per l’indirizzo del proprio cammino, un po’ come un cantante che già riconosci dalla prima nota…
Così è stato per il suo Le Vallon 2014, Grenache Noir, Cinsault (in Italia noto come Ottaviano o Ottavianello…), Mourvèdre, Cabernet Sauvignon che appena assaggiato non poteva che essere di Henri Milan.
Davvero un concentrato in sedicesimi di sole, piacevolezza e Provenza, però, a fronte di un corpo “tosto”, cromaticamente nel calice non non c’è un rosso altrettanto intenso, anzi.
Il biglietto da visita olfattivo di Le Vallon 2014 è fatto da una pioggia di tanti mirtilli, da folate di calda macchia mediterranea e curiosi richiami di olive nere, molto mature…
In bocca invece scivola bene denso e avvolgente, a tratti un po’ “resinoso”, nell’accezione ellenica di un tempo…
Però il bonus che te lo fa amare arriva con la bella e chiara trama dei netti tannini che, come arcigni soldatini, sorreggono e vigilano l’equilibrio del tutto, senza dimenticare la buona acidità, chiave di volta di questo vino, che allunga ulteriormente un finale già di per sé lungo e godurioso.
Se non avete a portata di mano un campo di lavanda provenzale non fa niente, il Le Vallon 2014 è bello da bere anche così com’è, perfino senza accompagnamento cibario, ma lentamente, logicamente meglio se in compagnia.
Unici requisiti: nessun eno-paraocchio, poco rumore e un cuore sensibile a un bel tramonto, per gioire di un calice di qualcosa che è molto di più di qualche attimo di fuggevole felicità.
Si, davvero un gran bel rosso…
“L’attimo fuggiva, oh, che altro può fare un attimo?”
– Carlo Emilio Gadda –
Domaine Milan
941 Ancienne Voie Aurelia, 13210 Saint-Rémy-de-Provence, Francia
Tel. +33 490 92 12 52
https://www.domaine-milan.com/en/
Per chi ne vuol sapere di più… https://www.triplea.it/it/produttori-vino/domaine-milan/domaine-milan-41.html
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?