Di Fabio Riccio,
Premessa: se trovo ancora chi dice… “a me piace il Nebbiolo, il Fiano, il Catarratto, il vattelalapesca o qualsivoglia vino (o vitigno)” senza specificare chi e come lo fa, e da dove arriva, lo bastono a sangue, e poi lo costringo a bere (tramite imbuto) un cartone da 5 litri di un popolare vino in brick dai sentori (quando ci sono…), dall’alcol e dal colore sempre uguali, sempre quelli all’equatore e al Polo Nord… (Banana Republic).
Sono stufo di sentire ‘sta gente, ma anche più di un “addetto ai lavori” che sproloquia codeste insensatezze!
Che un determinato vitigno abbia proprie caratteristiche è fuor di dubbio, ma il vino che se ne produce sarà SEMPRE e comunque influenzato da una miriade di altri fattori.
In Francia, hanno sintetizzato tutto questo in un solo concetto, il terroir.
Terroir intende qualcosa che va ben oltre gli aspetti tecnici riguardanti terreno territorio dove c’è il vigneto.
Il Terroir è anche clima, esposizione, l’acqua disponibile o, per essere pignoli, il microclima che insiste su quella precisa vigna.
Aggiungiamo a questo anche le peculiarità del vitigno e la “filosofia aziendale” di come si lavora in vigna e cantina e non ultimo, chiude il cerchio l’aspetto umano, inteso come storia, cultura, tradizione, bravura e abitudini.
Così, si estrinseca praticamente il concetto che spiega perché vigne (anche…) a pochi passi l’una dall’altra possono dare vini sensorialmente diversissimi.
Ed è proprio di questo che ho avuto (ulteriore) conferma in questi giorni di “forzata reclusione” degustando due Barbera, entrambe belle, buone & godibilissime, ma diverse praticamente in tutto, con solo tre punti in comune: il vitigno, la filosofia (pur in sfumature diverse) del lavorare in vigna e cantina in maniera “naturale”, e la piacevolezza complessiva.
La prima è la Barbera che arriva dalla Valnerina in Umbria del bravo Francesco Annesanti, del quale ho scritto di recente – vedi https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/suppriscola-2018/2020/04/, la seconda è invece una Barbera che arriva dal suo territorio di origine, il Piemonte, cioè LaTipica 2015 di Giulia Gonella da San Martino Alfieri in provincia di Asti.
LaTipica 2015 è l’incarnazione della barbera nella sua essenza.
Naturale fino al midollo certo, ma anche senza inutili estremismi modaioli, e con quello che per me ormai è ormai un gran pregio: la totale assenza di certificazioni, se non “quella” che gli anglosassoni definiscono gentlemen’s agreement (accordo fra gentiluomini), che si basa sulla reciproca fiducia, sull’onore e sul rispetto della parola data.
LaTipica 2015 (in nomine omen?) è una Barbera in purezza, alias quanto di più tradizionale finisce in botte nelle contrade rurali dell’astigiano, ma con la particolarità di fare soltanto acciaio e vetroresina per 2 anni di affinamento più due anni di bottiglia prima di essere pronta.
In calice è (ma che begli archetti!!!) di un bel rubino intenso dai riflessi viola, al naso invece parte da subito con bordate di more e mirtilli intrecciati con un tocco di vanigliato che con l’evoluzione scema, lasciando tutto il palcoscenico olfattivo a spezie miste e cacao, ma anche a sentori terrosi e di funghi porcini disidratati.
In bocca LaTipica 2015 è piena, a tratti perfino sontuosa e avvolgente, ma anche morbida nonostante i 15° e con un finale lungo, arricchito dalla trama dei giusti tannini ben intrecciati al tutto, per non dire della mandorla amara che spunta da chissà dove e del legno, che magicamente c’è e… non c’è!
Questo è il bello!
Davvero la quintessenza, scrupolosamente senza trucchi e belletti, di quel che ci si aspetta da una Barbera un po’ invecchiata, solo apparentemente fatta come quelle di una volta, ma “naturale” e bella perché non prova ad essere null’altro che una Barbera.
Si, Latipica 2015 è davvero da berne a secchiate, anche se le bottiglie prodotte sono poche, 1600 a leggere l’etichetta…
Gonella Vini
Frazione Firano, 27
14010 – San Martino Alfieri (AT)
Telefono: 3348316895 – 0141976201
gonella.giulia@yahoo.it
www.gonellavini.wordpress.com
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?