Di Fabio Riccio,
Noi di Gastrodelirio siamo antipatici.
Ci piacciono, e tanto, solo i vini che altri trovano buoni solo per lo smaltimento nel lavandino.
La constatazione è frutto della lettura di certe recensioni (marchette?) fatte da nomi importanti e “dottori” del mondo del vino italiano.
Quelli che alla sola parola “naturale” (anche se virgolettata) mettono subito mano alla pistola… ooops, al lavandino!
Questa volta a piacere a noi gastrodeliranti è una vecchia conoscenza d’oltralpe, più precisamente della Loira, Frantz Saumon (Mineral +, Vin de Frantz etc etc…) un passato da guardia forestale in Canada e in madrepatria.
Il buon Frantz prima di tutto fa ottimo vino, poi, cosa che non guasta, è anche un gran burlone.
Partiamo da questo…
Chi ha cognizioni oltre il livello scolastico della lingua di Molière e di Macron, spulciando tra le righe delle simpatiche etichette del suo Domain, si accorgerà che sono “condite” con doppi sensi e giochi di parole, a volte buffi, a volte perfino oltre l’osè…
Dicevamo… La Petite Gaule du Matin.
Un Petillant Naturel (frizzante rifermentato), dove le “bollicine” sono ottenute in maniera semplice ed efficace.
Il “vino base”, è imbottigliato a fermentazione non ancora terminata, quindi con una quota di zuccheri residui.
A questo punto, i lieviti ancora presenti e attivi, portano a termine la fermentazione in bottiglia, producendo la carbonica che rende il vino frizzante.
Così, le bollicine sono pronte per essere stappate, senza nessuna sboccatura.
Tutto qui.
Rapido, semplice, efficiente.
Prima di addentrarmi nella disanima di questo vino, per l’ennesima volta voglio s-consigliare l’assaggio di questo vino ad alcune categorie…
In primis lo sconsiglio a tutti gli “esperti” (si fa per dire…) in divisa o meno, poi come al solito lo sconsiglio a tutti gli enofighetti con o senza puzza al naso di entrambi i sessi, e ancor più, lo sconsiglio alle signorine tacco 12 & calice.
Vale a dire… quelle che gironzolano in minigonna semi-inguinale per bar ed enoteche “in” con il mano il canonico calice di “bianco alla moda”, ma senza mai berlo.
Altra categoria alla quale sconsiglio vivamente di provare questo vino sono (come dicono a Palermo e zone limitrofe) i cosiddetti “compagni co’ i piccioli”.
E visto che si parla di Sicilia, La Petite Gaule du Matin di Frantz Saumon lo sconsiglio caldamente anche al Commissario Montalbano, che quando pasteggia in riva al mare di certo mangia bene, ma poi beve solo vinelli scialbi e senza colore, forse, la vera ragione del perché continua a sopportare Lidia, pur tradendola di tanto in tanto…
Dunque, dicevo, La Petite Gaule du Matin…
Provato & gustato (senza il prefisso “de”) nel posto migliore che conosco per godere dei vini, alias la cucina di casa mia!
La Petite Gaule du Matin è un blend di Chenin e Sauvignon da vigne abbastanza avanti con gli anni, condotte rigorosamente in biologico e biodinamico, e per di più in ben cinque vigneti dai terreni molto diversi tra loro.
Al calice niente giallini sbiaditi.
La Petite Gaule du Matin dubutta visivamente con un giallo mediamente carico, limpido solo quanto basta e dai riflessi dorati.
Al naso, passato qualche attimo di smarrimento, o per meglio dire di ossigenazione, esce subito fuori un corredo olfattivo da primo della classe, pesca, fiori e note citriche incluse.
Ancora un poco, e visto che parliamo di un qualcosa che rientra nel settore “bollicine”, ecco che arrivano anche le canoniche, ma sempre affascinanti, note di di lievito e di panetteria, che con l’evoluzione in calice scemano leggermente lasciando nuovo spazio al floreale.
Così, La Petite Gaule du Matin al sorso si dimostra sbarazzino e fresco, quasi “da sete”, mentre il finale, leggermente sapido, e la non lunghissima persistenza, sono un buon viatico per aprirne un’altra bottiglia, o forse una cassetta intera!
Tirando le somme, è un vino dannatamente concreto, con il fascino di quelli che alcuni chiamano difetti, e che noi chiamiamo “caratteristiche”, dal perlage che qualcuno definirebbe non corretto, al colore, non presente nel catalogo mentale di un “certo tipo” di enologia.
Però, in qualche momento La Petite Gaule du Matin diventa anche (amabilmente) scorbutico e spigoloso, è vero.
E’ parte del suo fascino, ma è anche il piccolo prezzo da pagare per bere e godere di un qualcosa di non omologato o sottomesso a fredde esigenze di marketing.
La Petite Gaule du Matin rientra a pieno titolo nei cosiddetti “vini naturali”, questo perchè Frantz Saumon, dalla vigna alla cantina, porta avanti e supporta uno stile di vinificazione contraddistinto dalla “enologia del non intervento”, logicamente supportata da una buona preparazione tecnica e da continue ricerche e sperimentazioni.
Poi… last but not least, La Petite Gaule du Matin, è un vino “democratico” Vin de France (denominazione grosso modo corrispondente al nostro vino da tavola), anche per questo mi piace…
E’ un dovere riportare il vino al suo ruolo naturale, quello di bevanda.
Il cibo fortunatamente negli ultimi anni si è alleggerito da tanti pesi e orpelli, al contrario, la maggioranza dei vini in circolazione sono appaiono pesanti, appannati, mistificati.
A volte ho l’impressione che alcuni vini sono “pensati” solo per degustazioni e per la vendita sui mercati esteri.
Non è il caso de La Petite Gaule du Matin, anche se il buon Frantz Saumon dichiara di esportare oltre l’80% delle sue bottiglie…
Frantz Saumon
Un Saumon dans la Loire
15 Chemin des Cours
Husseau/Montlouis 37270
France
Tel. + 33 9 81 80 87 46
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Gran bel pezzo. Ti viene voglia di bere questo vino!