Mai fatto caso che da buona parte delle cucine dei moderni ristoranti e trattorie, specialmente quelli della “fascia alta”, non giungono quasi più rumori?
Tutto pare silente, e se qualche raro suono arriva è sommesso, ovattato, come con le “cucine a vista”, dove l’esperienza dello sbirciare quel che arriverà nei piatti ormai è monca, perché mancante dei suoni.
L’aspetto vetrina ormai è preminente
Certe cucine da luoghi dove si creavano sapori e sensazioni sono diventate palcoscenici dove ostentare mosse e manfrine di chi ci lavora, con tanto di ben orchestrati balletti di immacolati toque blanche ad uso e consumo degli avventori, ma non dei loro sensi.
Suoni & rumori, neanche fossero sconvenienti espulsioni di gas intestinali umani, sono celati o eliminati dalle cucine. La cucina dei rumori
Preparare il cibo nel ventunesimo secolo sta diventando una faccenda silenziosa, almeno per i clienti, un po’ anche per chi ci lavora.
Cosa curiosa in una società dove non c’è più requie per le orecchie
Peccato, perché cibi e sapori hanno sempre flirtato con tutti i sensi di noi umani e, l’obliterare l’aspetto uditivo riduce l’esperienza complessiva del cibarsi, fatta anche di suoni e rumori…
Il crunch, per tanti è diventato solo un esercizio ginnico per gli addominali…
Un tempo, quando le cucine non erano sottoposte alla forzata separazione dalla sala, al massimo una porta, suoni e rumori facevano parte dell’esperienza gustativa…
Si: parlo dei bei tempi di quando i cuochi ancora facevano personalmente la spesa al mercato, quando Berta filava.
Tempi quando si curava personalmente tutta la filiera di quel che arrivava nei piatti senza demandare l’incombenza alle piattaforme distributive, ma questo è un altro discorso…
I rumori dalle cucine
A volte spiacevoli, a volte invitanti.
In ogni caso, parte dell’esperienza sensoriale, ecco.
Pentole e tegami non scricchiolano più quando poggiati sui fornelli (dannate le piastre a induzione!).
Il cupo bollire dell’acqua e il “tiritic” degli spaghetti che cadono nel bollipasta, magari accompagnati dal grido «una carbonara al tavolo otto!» non c’è più.
Rarissimo udire lo sfrigolio dell’olio in padella, sostituito dal triste “ding” del microonde.
Anche l’inconfondibile sciabordio-sfrigolio con tanto di “szaaafff” finale alla sfumatura del soffritto è archiviato, sostituito da non so bene cosa…
Scomparso anche il ritmico sciacquettìo delle fruste che montavano bianche nuvole di albume, quello che si udiva quando si arrivava troppo presto in sala con la cucina ancora indaffarata a preparare dolci.
Ora, solo un asettico e metallico “frrrrrrr” magari con qualche lieve stridore se la scodella dove montano i tuorli è metallica…
Quasi estinti anche i metallici “daradeng” dei coperchi messi in fretta sulle pentole.
E… il tunz tunz tunz dei compressori dei frigoriferi dalle ventole sbilenche che fine ha fatto?
Lo “zank” delle mannaie che trasformavano i quarti bovini in bistecche e costate, pur nella sua carica violenta, era rassicurante.
E… chi ancora ha memoria del suono delle cassette di bottiglie dell’acqua minerale trascinate malamente?
Fastidioso, ma segno di vita.
Ancora… i suoni metallici delle posate asciugate e accatastate.
Ferivano le orecchie, ma ricordavano casa.
Il crash di calici e bicchieri tolti dalla lavastoviglie (quelli rotti in sala ci sono ancora, per fortuna!) magari per le particolari frequenze dei vetri quando vanno in frantumi, invece è tra i pochi rumori che ancora varcano l’invisibile muro tra sala e cucina…
Si potrebbe continuare…
Quel che resta di questi suoni sono solo le briciole… la cucina dei rumori che stuzzicava i sensi con i suoi tanti suoni, è ormai ammutolita.
Sarà pure un segno dei tempi, ma è un po’ triste.
La cucina dei rumori
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?