Noi di gastrodelirio non amiamo far classifiche, ma ogni paio d’anni qualche strappo alla regola lo facciamo.
In questo 2020, annus horribilis sotto ogni punto di vista, abbiamo deciso di regalare ai lettori che apprezzano i “vini naturali” una selezione di quattro tra quelli da noi assaggiati che più ci hanno colpito, emotivamente e tecnicamente, divisi per tipologia, cioè rossi, bianchi, macerati e rosati…
la-classifica-di-gastrodelirio-dei-migliori-vini-naturali-del-2020
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Niente annate, perché, siamo sul pianeta dei vini naturali, dove già le differenze sensoriali tra bottiglia e bottiglia possono essere grandi, figuriamoci per le annate…
Non c’è primo secondo o terzo… tutti primi a pari merito!
Rossi
Uis Neris Borc Dodon Denis Montanar
Denis Montanar ogni anno che passa migliora e non tradisce le aspettative.
Merlot e Cabernet Sauvignon insieme appassionatamente per un rosso elegante e potente, naturale fino al midollo, e con in più quel “quid” in più di piacevolezza che te lo fa subito volere bene come un vecchio amico che già conosci prima di incontrarlo…
Un rosso moderno e vecchio stile insieme e, vi assicuro, non è un ossimoro, anzi!
LaTipica 2015 di Giulia Gonella
Barbera naturale tutta d’un pezzo di un incredibile equilibrio e di grandissima beva e godibilità, e con un gran pregio: la totale assenza di certificazioni, se non “quella” (non scritta…) di averla fatta con tutti i crismi, cosa che gli anglosassoni definiscono gentlemen’s agreement, che si basa sulla reciproca fiducia e sul rispetto della parola data.
Ad averne di più di vini così, ci metterei la firma…
Grande pestilence La Sorga – Anthony Tortul
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Strepitoso, partiamo da questo.
Rosso, fieramente non filtrato se non grossolanamente per gravità, Grande Pestilence è un assemblaggio di Cinsault (in Italia Ottavianello) al 90%, e di ben tre Grenache (In Italia Cannonau), nero, bianco e grigio per il restante 10 %, tutti da vigne centenarie.
Un’armonia corale difficile da trovare altrove, che scivola felice dal calice ai sensi, tessendo una gran trama si sensazioni che regala al cuore momenti di vera e propria felicità enoica.
Suppriscola Annesanti Barbera Umbria IGT
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Sapevate che in Umbria hanno anche la Barbera?
Un luogo comune duro a morire lega questo vitigno al Piemonte, ma non da ora vigne di Barbera bene acclimatate punteggiano la penisola da nord a sud, Umbria inclusa. Questa di Annesanti è una Barbera in purezza elegante già dal colore, un rosso quasi da cerasuolo Abruzzese spinto, che sorprende anche e specialmente per il bel fruttato fresco e la spalla acida che persiste forte anche nel finale, beverino e glu-glu.
Bianchi
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Il Musar Jeune è uno di quei vini che nell’arco della vita bisogna assolutamente provare, è come una visita alla torre Eiffel, al Colosseo o alle cascate del Niagara, cioè obbligatorio.
Chardonnay, Vermentino, Viognier, vitigni stranoti forse, allevati e vinificati in biologico sui terreni pietrosi e calcarei valle della Beqa in Libano, purtroppo più nota per gli eventi bellici che per il vino...
Un Triple A da emozioni che, almeno una volta nella vita bisogna provare, e perdonate paroloni e ripetizioni.
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Pochi compromessi: avvolgente, affascinante, persistente… un garbato cazzotto sensoriale.
Greco in purezza assolutamente non omologato.
Un vino che non vuol rientrare nei rassicuranti criteri di una certa enologia perfettina lesta al lavandino appena si devia di un millimetro dai “sacri canoni”, ma proprio per questo si fa amare infinitamente di più di tanti altri scialbi vinelli che immeritatamente figli del medesimo vitigno. Da bere a secchiate.
Vino che scalda l’anima ancor prima di naso e palato, e ti fa pensare che se c’è un vino come questo la vita è bella, e che la perfezione enoica forse esiste.
Chenin in purezza al top, da più vigne (sempre di Chenin), diverse per età, terreni ed esposizione.
Tecnicamente solo una AOC (parente delle nostre DOC), praticamente un incredibile concentrato di bello senza tracce di difetti, e che vorresti non finisse mai.
Bellissimo, da innamorarsene a prima vista!
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Al confine tra orange e bianchi veri e propri, appena aperto si permette il lusso di qualche timida “puzzettina”, si, proprio quello spauracchio che se presente in moderata misura, non è un difetto, bensì un piccolo cameo che arricchisce e rende più affascinante il quadro sensoriale complessivo del vino.
Al calice sole, di morbidezza, mare, minerale, sale sulla pelle… Artigianale e naturale già prima che il concetto venisse postulato.
Semplicemente un fuoriclasse, difficile descriverlo a parole.
Rosati
Grenache, syrah, cinsault, carignan, clairette e vermentino da vigne “di una certa età”, insieme impetuosamente in un rosè che limitarsi a descrivere come fresco e minerale, è riduttivo: il Corail è molto, ma molto di più: è la Provenza in calice.
Beverino & ammiccante da scolarsene secchiate senza ritegno, è un Triple A dal rosato leggerissimo, che bombarda i sensi con tanta frutta e turbini di agrumi, per un sorso fresco, slanciato e persistente da fuoriclasse.
Che il Montepulciano d’Abruzzo avesse doti di ecletticità non è una novità.
Ma da qui, a una sua interpretazione al citrico ce ne passa. Vino fuori da qualsivoglia schema, è un qualcosa di assolutamente sorprendente che al naso (e… diciamocelo, anche al palato) rammenta il caldo e il citrico dei famosi mandarini tardivi che maturano tra marzo e aprile negli agrumeti della località alle porte di Palermo, solo che qui siamo in Abruzzo.
Sorprendente, e poi entusiasmante.
Juiell Azienda Agricola Camerlengo
In Basilicata i produttori di “vino naturale” si contano sulle dita di una sola mano. Così, tra i pochi “Lucani naturali”, questo bell’Aglianico declinato in rosato, svetta per le note floreali e quelle di rosa, tutte insieme per costruire una trama e una struttura importante. Ottima beva, fresco e minerale quanto basta, e con un finale che lascia i recettori sensoriali di chi lo ha degustato amabilmente occupati per un bel po’… scusate se è poco!
Tenuta Macchiarola Primitivo Rosato Salento IGT
Rosato carico, appena velato, quasi il cremisi da Fez di bersagliere.
Come tutte le cose belle è in tiratura limitatissima, come le stampe d’autore, alias un migliaio di bottiglie. Un vino che esprime una dose di bellezza non indifferente, ma non bellezza come perfezione formale, ma come concetto di emozioni per i sensi, e di questi tempi di questo tipo di bellezza ne abbiamo disperato bisogno!
Un vino davvero bello, da bere e coccolare, tutto il resto è fuffa.
Macerati
Franc Vodopivec e altri produttori Sloveni hanno gridato al mondo che macerare sulle bucce è buono e bello. La sua Rebula, grande esempio di questa scuola, parte al naso con incredibili folate di frutta a polpa bianca, albicocche secche, spezie d’oriente e un agrumato venato di minerale che, evolvendosi da spazio ad erbe di campo e fieno.
Al palato poi, è solo un grande sogno sensoriale.
Sorso pulitissimo e di rara classe, caldo, avvolgente e affatto straniante.
Una prova da maestro, poco da aggiungere.
Asyrtico Ariousios
Stramaledettamente buono che manco lo assaggi, e già sei in cantina a far spazio al bancale da farti spedire per aereo dall’isola di Chios.
Piede franco pre-filossera.
Frutta & floreale, timo, lentisco, salvia e tutta la macchia mediterranea…
Al palato stupisce per la decisa e piacevole beva, sapida di minerale marino e dal finale mieloso, persistente ed elegante che lascia bocca e sensi giulivi…
Affascinante e sontuoso, anche e specialmente per i piccoli sentori ossidativi sottotraccia…
Murmure Muscat Rietsch
Partiamo da questa ipotesi: sono a un punto della vita dove da un vino non voglio inutili perfezioni, ma emozioni. Stop.
Vigne di una certa “età” di moscato, anzi, per essere precisi, del più aromatico Muscat ottonel su terreni marmo calcarei.
Cinque minuti per riaversi in calice e deflagra, mette il turbo e vola per l’Iperuranio del bello enoico, inondando i sensi.
Macerazione semicarbonica di 15 giorni & fermentazione con lieviti indigeni. Affinamento su lieviti per 6 – 8 mesi in acciaio.
Filtrazione “lieve” e un “quid” di solforosa prima di andare in bottiglia.
E’ più che bello già così com’è!
Er Giancu
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Uvaggio in prevalenza di Albarola, grande beva e godibilità, le cosa più importanti in un vino…
Giallo carico, venti giorni sulle bucce, poi solo acciaio.
Al naso floreale e fruttati, poi ginestre e rosmarino a ordire la trama insieme al salmastro.
In bocca è leggero, secco e nel contempo deciso, e basta poco a far partire la festa del salino, del minerale e della freschezza.
Finale non lunghissimo, ma carico di emozioni e di tanto sole.
Direttamente dal calice ai sensi – e da lì, al cuore…
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Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?