Ristorante ittico, non lontano da casa.
Elegante, pulito e con più di qualche non sottaciuta ambizione gourmet-apirante-stellare.
Aria professionale, anche se leggendo il menù gran parte della cucina è cristallizzata negli anni 80’ – 90’.
Non sempre è un male, visto che il pesce è chiaramente fresco, e intelligentemente intingolato solo quanto basta, in ossequio all’11° comandamento ittico che postula che il pesce (in generale…) è già buono così com’è, e non va affogato più di tanto di condimenti. la Caduta sul grissino.
Insomma, un posto dove tornare alla prossima astinenza da ittici, visti i prezzi onesti e le norme anticontagio covid rispettate alla lettera.
Tutto per il meglio?
No…
La catastrofe questa volta si cela nel cestino dei pani!
Servito da un deferente cameriere, adocchio tra i soliti pani superdigeribili fatti con lieviti madre di 200 anni e farine esoteriche che arrivano dall’altro capo del mondo, e un onesto pane locale, una lunga e sottile busta cartacea.
Fin qui ci siamo. la Caduta sul grissino.
Lo stile, nonostante gli accenni di modernità buttati qua e là a caso, come già scritto, è quello di un trentennio addietro, e… così la busta di grissini industriali ci sta tutta!
Però, osservo con più attenzione l’esile busta e, quando leggo il marchio…
E’ proprio lui, il fantasioso ed evocativo brand di una nota catena nazionale di hard discount…
Ora, non entro nel merito della qualità o meno del prodotto, ma in un ristorante che ha pretese (non una trattoria, non un’osteria) per di più con una lunga storia familiare alle spalle, la presenza di grissini come questi è solo una immensa e imperdonabile caduta di stile, nonché di professionalità.
Punto.
Nessuna scusante
Aggiornamento a Maggio 2023
Sono tornato nel ristorante in questione, e riconfermo in toto quanto scritto precedentemente sul cibo, ma anche sulla inammissibile caduta sui grissini da Hard Discount, che in un ristorante con pretese semistellari (e prezzi non da trattoriola) non ci azzeccano molto, anzi…
Nel frattempo il ristorante insieme ad altri tre locali del comprensorio, ha anche partecipato a una nota disfida televisiva di ristoranti a quattro che va per la maggiore.
Disfida condotta con indubbia professionalità e profusione di mezzi da un affermato chef , figlio di una ex bionda attrice anni ‘70 del secolo scorso.
Ovviamente, il ristorante della partecipazione a questa “disfida” ne ha fatto una bandiera, tanto da ostentare questo ovunque, nel locale e fuori, inclusi insegna e biglietti da visita, oltre a una valanga di “redazionali” di certi siti di informazione locale, sempre lesti a scrivere qualsiasi cosa, ma dietro giusta remunerazione.
Intanto, i grissini imbustati della nota catena di hard discount sono ancora li.
Probabilmente, devono piacere molto al noto tele-chef…
la Caduta sul grissino.
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Tolta la formaggiera, la busta dei grissini è l’ultimo vessillo della ristorazione degli anni 70/80
facciamo l’ultimo sforzo : leviamola e tuffiamoci nel nuovo millemnnio