Jean Maupertuis Les Pierres Noires

Di Fabio Riccio

Venerdì sera, pronta la cena.

Cosa semplice – pasta con salsiccia fresca (quella molisana, un po’ piccante, un po’ no – ma sempre a punta di coltello) saltata in bianco – metodo hard, ma unico sistema per far si’ che la pasta rosolata in padella con la salsiccia (malamente…) sbriciolata (dialettalmente: “spetacciata”), si insaporisca bene e senza ingerenze gustative.

Già imbandita la tavola, c’è la bottiglia di vino scelta in precedenza dalla “cantinetta dinamicadi casa gastrodelirio.

Una bottiglia a caso, presa tra quelle che restano da un mio ordine via web a un commerciante francese.

Jean Maupertuis
Acquerello di William Trivelli

Ormai ho deciso che quando posso, degusto i vini che non conosco senza informarmi di nulla.

Voglio essere meravigliato, non voglio aspettative di nessun genere, voglio solo gustare senza preconcetti.

Un vino deve “colpire” al cuore prima di tutto, tutto il resto è noia, o solo abuso di tecnicismi.

Sola discriminante il colore. Questo venerdì sono in vena di rossi.

Spero in bene – delle ultime bottiglie provate non ho grandi ricordi – ordinaria amministrazione, alias corrette ma non stimolanti, tantomeno memorabili.
Stappo, e a stento guardo l’etichetta, che non mi dice nulla – verso nei calici, e subito sono colpito dall’eleganza dei profumi – quasi una folata di primavera, ma dopo un sorso di analisi al palato, mi appare confuso, quasi un guazzabuglio di note disarmoniche, oltretutto il corpo è abbastanza esile e con sentori di ridotto.

Serve tempo lo so.

Aspetto, non ho fretta. Non sono mica come il noto sommelier “acca”.

Intanto, la pasta con salsiccia reclama la sua prossima tappa: il mio intestino & i suoi succhi gastrici.

Accontento la pasta.
A pasta un po’ fredda, arriva il momento di mettere sotto i riflettori il vino.

Una bottiglia, qualunque essa sia, non può e non deve essere mai bevuta con superficialità.

Dietro una bottiglia, quando buona e “vera”, c’è tutto un mondo, c’è il lavoro di chi la produce, c’è un universo che reclama attenzione e rispetto.

Una bottiglia che non racconta nulla, non mi interessa. Stop.


Da subito, questo vino mi appare non troppo limpido, ma da un vino non filtrato mi aspetto proprio un granato come questo, di giusta intensità, venato da sfumature color rubino, così come la buona viscosità che riscontro nel calice.

Pochi minuti e al naso si fa’ più elegante, ampio come spettro olfattivo, balsamico, con frutta rossa matura e sentori speziati (pepe).

Con calma, a naso e palato affiorano anche belle note che rimandano al cacao, alla cioccolata.

Elegante – incomincia a piacermi, molto. Poco da aggiungere.

La pasta, si avvia ad essere terminata.
Ora i tannini sono giusti e morbidi, e il vino è dannatamente fresco e beverino.

Già penso ad una eventuale seconda bottiglia…

Teoricamente la salsiccia Molisana a “punta di coltello”, con la (giusta) dose di piccante, non sarebbe un buon viatico per un vino come questo, invece (alla faccia dei soliti “Soloni”…) il risultato al palato è incredibilmente equilibrato. Evviva!

A pasta finita, la struttura del vino si fa’ ancora più complessa, ma senza spintoni al palato, rimanendo però di facile, facilissima beva.

Ricompaiono con forza le note balsamiche, ma quel che colpisce di più è l’incredibile armonia gustativa e l’eleganza, così da chiudere con lungo sentore di pepe e tracce di liquirizia dolce, insieme a un fondo flebile, ma percepibile, di salinità.
Gran vino, mi piace.

Mi piace istintivamente, mi piace perché è un vino vero, terribilmente vero che interpreta il concetto di “terroir” in pieno… niente gomma arabica, niente concentrazione a osmosi inversa, niente bentonite, niente porcate da “piccolo chimico” di provincia.

Semplice, ma emozionante, un vino che, a chi ha la sensibilità giusta, ricorderà di sicuro il profumo dei bei tramonti di agosto e il frinire delle cicale.

Uno di quei rossi eleganti e freschi, mille miglia lontani da certi rossi imbottiti di sottoprodotti di falegnameria, che tanto piacciono a un certo tipo di enologia “paludata”.

Un rosso senza inutili svenevolezze o furbate, come piace a me, dove davvero ci si sente l’acino che cigola sotto i denti.

Un vino che fa’ venire voglia di chiamare qualche amico per condividerlo, a casa o al fresco sotto un albero in estate.

Un vino che dona piccole ma indelebili emozioni, quasi come quella mi fa’ pensare al quieto andare in barca in un mare placido e sicuro, dove ci si sta bene, semplicemente perché ci piace e… ci si sta bene.

Un vino… bello, appunto.  Anche un vino può essere bello, non solo buono.

Forse questo vino avrebbe meritato un pasto ben più sontuoso di una pasta & salsiccia da pigro venerdì sera post-lavorativo, chissà…

Ma di questo vino non ne so ancora nulla, a stento il nome… Eppure… non so, un che di familiare c’è nel tutto.

Questo vino sa di pepe.

Pepe non inteso come spezia, ma… come Emidio Pepe.

Si: dettagli e corpo a parte, in questo vino sento indizi di vasca di cemento e non di acciaio, come in uno dei miei vini preferiti, il Montepulciamo d’Abruzzo di Emidio Pepe.

Ma non solo… insieme al cemento noto un che di freschezza amabilmente esuberante, quasi come certi Beaujolais

Mi piace, ma non so nulla…

Jean MaupertuisCosì, dopo cena al computer, e scopro che il Les Pierres Noires 2013 Jean Maupertuis che abbiamo bevuto, mi conferma che naso, palato & memoria gustativa mi accompagnano ancora!

Cemento, vetroresina e macerazione carbonica!

Centrato in pieno.

Per chi vuole saperne di più questo vino e dell’azienda, consiglio di dare un occhio a questi due link (in inglese) dove davvero c’è tutto quello che si deve sapere.

http://louisdressner.com/mpdf/Maupertuis/

http://www.wineterroirs.com/2010/11/jean_maupertuis.html

A chi invece vuole acquistarne qualche bottiglia, consiglio di fare un salto su http://www.vinscheznous.com/ –  Un commerciante specializzato in vini naturali e affini. Spediscono senza problemi anche in Italia, e sono precisi!

Chi ha fretta invece, legga questi miei scarni appunti, e magari assaggi questo vino!

Allora… Les Pierres Noiresè uno dei vini prodotti da Jean Maupertuis, piccolo viticoltore di Saint-Georges-sur-Allier, piccolo centro a 15 km dalla più nota Clermont-Ferrand, nel centro della Francia, nella zona della AOC Auvergne. Jean Maupertuis

L’azienda è di pochi ettari, ed è composta di varie parcelle di terreno, tutte letteralmente recuperate e rimesse “in sesto” manualmente (senza espiantare nessuna vite però!) dallo stesso Jean, dopo decenni di abbandono dai precedenti proprietari.

I terreni sono in gran parte calcarei con tracce di pietre vulcaniche, e sabbiosi, tanto che una delle contrade dove ci sono le vigne, è conosciuta come La plage (la spiaggia…).

Tutte le viti sono molto vecchie, almeno 25 anni per le più giovani, e nel caso del Les Pierres Noires parliamo di Gamais tra gli 80 e i 100 anni!

Però… il bravo Jean tiene molto a far sapere che il Gamais che si trova in questa zona e che lui alleva, è un Gamais diverso, molto più rustico di quello che si alleva in altre zone della Francia, questo, giusto per mettere i puntini sulle i.

In vigna non si usa assolutamente nulla di chimica di sintesi, mentre in cantina per questo, e un altro vino dell’azienda (il Neyrou di Pinot Noir) si usa la macerazione carbonica.

Jean MaupertuisSi; proprio quella che contraddistingue i Beaujolais o quelli che in Italia chiamiamo vini novelli”.

Il Les Pierres Noires è un Gamais in purezza, e fa’ tre settimane di fermentazione carbonica in una piccola autoclave in atmosfera satura di CO2, e poi via nelle vasche di cemento e contenitori di vetroresina per tutte le normali fasi di vinificazione, logicamente senza filtrazioni, chiarificazioni e aggiunte di nulla.

Perchè la macerazione carbonica?

Semplicemente perché così facendo si evita (anche…) l’uso di quelle piccole quantità di solforosa aggiunta…

Insomma: sistema rapido, semplice ed efficace! Jean Maupertuis

Tutti i vinì di Jean Maupertuis sono classificatiVin de France, la nuova denominazione d’oltralpe, che equivale a quella che in Italia viene definita come vini da tavola.

Ma non è una scelta casuale… anche oltralpe i burocrati della Ville Lumiere e ancor di più quelli comunitari di Bruxelles rendono la vita difficile a chi vuole uscire da certi canoni, così il bravo Jean ha deciso di non importarsene di AOC & affini e fieramente produce tutto sotto la denominazione Vin De France.

Bravo!


Jean Maupertuis

63670 –  Saint Georges sur AllierFrance

Mobile + 33 6 13 03 79 67

Phone : + 33 4 73 77 31 84

maupertuis [at] aol (dot] com

1 commento su “Jean Maupertuis Les Pierres Noires”

  1. Gran vino, davvero, tecnica invidiabile e emozioni ad ogni sorso…
    Un rosso che anche con il caldo che avanza non perde nulla, anzi.

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