Di Fabio Riccio,
Accendo la televisione.
La guardo pochissimo sia per scelta, sia perché ho di meglio da fare.
In casa un modello antidiluviano dello scorso millennio, Mivar 21 pollici a tubo catodico del 1996 + decoder low cost per il digitale terrestre.
Funziona perfettamente.
Solo canali non a pagamento.
Basta & abbonda.
Ecco la cronaca di uno zapping tra le 10 e le 12 antimeridiane di qualche giorno addietro.
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Rai uno, più cuochi al lavoro.
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Rai due idem.
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Canali mediaset, due cuochi assortiti che spezzettano improbabili verdure + film a tema cucina
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Canali locali, tutti con il loro bravo(?) chef intento a spadellare, per un totale di 11 chef avvistati a far finta di cucinare.
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Rai tre, si parla di mangiare, sussiegosamente, ma sempre cibo è.
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Tele-non-so-che-1, opinionista di cibo che ciancia di cose più o meno assennate, ma di una noia mortale.
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Tele-non-so-che-2, vecchietta di 131 anni in gran forma intenta a raccontare di quando i mulini erano bianchi mentre impasta uova e farina per le tagliatelle.
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Tele-non-so-che-3, medico (?) che tuona contro grassi saturi & insaturi lanciando strali contro l’olio di palma, facendomelo diventare simpatico (l’olio di palma, non lui).
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Tele-non-so-che-4, un osteopata (ma che c’azzecca?) che sproloquia sulle nefandezze del grasso del prosciutto crudo, e in generale contro il grasso di maiale che andrebbe a suo dire abolito per decreto da ogni salume.
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Tele-non-so-che-5, altro medico (questo in camice) che osanna i vantaggi di mangiare pesce, ma non fritto.
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Tele-non-so-che-6, altro “esperto” che scaglia fulmini & saette verso le farine doppio zero a suo dire responsabili di infinite patologie, dal piede valgo all’otite, passando per l’onicomicosi e la stipsi.
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Tele-non-so-che-7, cuocone di un quintale e mezzo che racconta di come si sente meglio da quando ha perso peso (?) con una dieta di sua invenzione, a base di piatti di Quinoa e niente altro.
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Tele-non-so-che-8, direttore partenopeo di un grande albergo internazionale, vestito in un elegante Fracchesciasso. Esorta gli aspiranti camerieri a mangiare grandi quantità di bacche di Goji come rimedio per molte cose, incluso l’alito cattivo e la pediculosi.
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Tele-non-so-che-9, vegano dalla faccia angelica che spiega come farsi in casa un bel prosciutto vegano (ossimoro), e che loda la bellezza di essere vegani vista dalla parte degli Agnelli a Pasqua.
Una consueta mattina televisiva Italiana, insomma…
A questo punto fate correre molto, ma proprio molto la fantasia, e mettervi nei panni di un marziano che capita dalle nostre parti dopo essersi sorbito parecchie mattinate televisive Italiane come una sorta di «preparazione».
Sicuramente il verde omino (i marziani sono sempre verdi…) guardando le varie televisioni nazionali si sarà fatto l’idea che l’Italia è una nazione dove tutti cucinano, e sono bravi a cucinare.
«Di sicuro un paese di milioni di esperti di cibo e di buongustai, con tutti ‘sti cuochi televisivi di sicuro in Italia non avrò problemi a mangiare!»
Invece…
Il marziano affamato capita in una Churrascaria.
Una onorevole categoria locali “etnici”, se fanno le cose per bene.
Per chi non lo sapesse una Churrascaria è un locale dove si mangia, (o si dovrebbe mangiare) alla “brasiliana”, nello specifico il Churrasco, piatto tipico del sud del Brasile a base di carne cotta su spiedoni, che può essere di pollo, di manzo ma perfino di maiale.
Originale no?
La Currascaria è un “format” che furoreggia in Italia.
Il marziano però non lo sa, e timidamente entra in una di queste.
Locale molto grande, gran folla anche a pranzo, pochi tavoli liberi.
In piccolo, quasi celata sulla porta, la scritta “si accettano buoni pasto”
Musica “a palla” – logicamente – samba elettronica (?), vabbè, ottima per fare il “trenino”…
Tutto, dal pavimento ai lampadari è verde e giallo, anche chi lavora è vestito di verde e di giallo, intimo & mutande compresi.
Pappagalli dipinti sulle pareti.
Piatti & vassoi verdi e gialli.
Sopra la cassa una gigantografia di Camen Miranda con tanto di casco di frutta & banane in testa.
Ritratti di Pelè ovunque, anche nel bagno.
Alle 12,30 già una ballerina (poco) vestita da Brasiliana che ancheggia, senza musica, chissà se brasiliana davvero è.
La Churrascaria (a leggere l’insegna) è anche:
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Lounge bar
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Cocktaileria
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Sala conferenze
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Tisaneria
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Karaoke
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Battesimi
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American Bar
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Spazio compleanni
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Eventi spettacolo
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Baby park
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Cabaret
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Addio al celibato & nubilato
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Intrattenimenti musicali
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Grill
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Sambodromo (solo su prenotazione)
Il marziano butta un occhio al menù, e diventa verde, anzi ancor più verde di quanto è già…
- Coscette di pollo (coxinha)
- Feijoada
- Zucchine ripiene
- Platano fritto (in portoghese platano = banana)
- Polenta fritta
- Patate fritte
- Salpicao (insalata di pollo e verdure)
- Tagliere di formaggi e mortadella in cubetti
- Insalata di riso
- Fiori di zucchine
- Insalata russa con olive
- Alcatra
- Fraldinha
- Linguica (salsiccia)
- Costine di maiale
- Melanzane grigliate
- Arrosticini
- Prosciutto di Praga affumicato
- Cuoricini di pollo
- Fusilli con salsiccia
- Gamberoni alla piastra
- Scamorza affumicata
- Caciocavallo
- Pao de queijo (pane al formaggio di contorno)
Sincretismo gustativo, cucina fusion, oppure solo confusione su cosa e cosa dovrebbe la cucina brasiliana, o semplicemente clienti di “bocca buona appagati da una pennellata di pseudo-Brasile de noantri, come dicono a Roma?
E la «Cozinha Baiana», quella vera, complessa, suadente e sensuale, magistralmente raccontata da Amado, dove non credo che la scamorza affumicata e i fusilli con salsiccia siano un “must”, dove è?
Chi l’ha vista?
E questa (l’Italia) sarebbe la nazione dove si parla e sentenzia di cibo ovunque?
Qualcosa non quadra.
Scamorza (con aceto balsamico), insalata russa, pomodorini, patate al forno e riso bianco, musica sui 95 decibel… tutti piatti banalissimi a mala pena “brasilianizzati”, magari con una cucchiaiata di crema di papaya?
Questa è l’Italia, o il Brasile?
Risposta: nessuno dei due.
P.S.
In un angolino di questa Churrascaria, un bel manifesto un po’ ingiallito rammenta il menù per “passare insieme la pasquetta alla brasiliana” offerto a (soli) 20 euro bevande incluse…
Pare… che abbia fatto il tutto esaurito.
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Anche Drive in silent……..