Di Fabio Riccio,
Agosto 2019. il mare di sicilia
Un mare di Bontà, in quel di Santa Tecla piccolo e delizioso borgo marinaro della più popolosa Acireale, provincia di Catania.
Caldo, afrori di mare sul cielo assolato, e dopo un bel tramonto ionico, possente, metallico e dolce nello stesso tempo.
C’è tutto per godersi a pieno la bella manifestazione.
Molta gente, stand gastronomici di livello, cura e spazio anche per le nuove tendenze (etiche e non), scopo benefico raggiunto.
Manifestazione integralmente plastic free (che bravi!) questa di Un Mare di Bontà, per non dire dell’intrattenimento musicale (anche ballabile…) di qualità e con la giusta dose di politically correct, in questo forse un po’ ingenuo, ma di ‘sti tempi ci sta bene!
Eccellente il livello dei piatti e dei prodotti offerti, anche e specialmente rapportando il tutto alle difficoltà pratico-logistiche di preparare qualcosa di buono e godibile “live” in grandi numeri per le stradine del borgo di Santa Tecla.
Insomma, tutto al meglio, sapori, location & qualità, però vagabondando per gli stand e spiluccando qua e là, stenta a palesarsi il piatto della serata, vale a dire quello che si fa ricordare non solo perché buono, ma per quel quid in più che lo imprime più a fondo nella memoria dei sensi…
Gira & rigira, e finalmente il piatto che smuove tutti e cinque i sensi e fila dritto al cuore arriva!
Il mare di Sicilia
Nome un po’ iconico, ma ci sta.
Patate, scorza di limone, maionese di sgombro, gamberoni, carote a Julienne in agrodolce, polpo caramellato, ciuffetto di calamaro, alga mauro, cialda di riso croccante, olio sale e pepe.
Per certi canoni troppa roba nel piatto, nei fatti un colto e gustoso sunto in sedicesimo dei sapori ittici della Sicilia ionica, nuovi e tradizionali.
Un piatto dove grammatica e sintassi del gusto sono pienamente rispettate, così come l’assieme, stuzzicante per tutti i cinque sensi.
Partiamo dalle patate lessate, saporita base dove amalgamare e intrecciare sapori.
Al primo boccone, tra i tuberi spiccano a naso e palato suadenti indizi di sgombro, qui declinato a maionese, che ben attorcigliano i sentori quasi biscottati del riso che sotto i denti crocchia, eccome che crocchia!
Il tempo di rianimare le papille, ed ecco che a titillare il velopendulo ci pensano l’agrodolce delle carote e il pepe, che prima spengono, e poi ingentiliscono i sentori caramellati (al punto giusto del polpo), per nulla ottenebrati dal “morbido” del letto di tuberi.
Con gli ultimi bocconi, a scombussolare il mosaico sensoriale quasi delineato arriva il ciuffetto di calamaro, che ben si insinua tra i richiami citrici e dolcini della scorza di limone, e il peculiare sentore dell’alga mauro, un qualcosa catanese che più “catanese” non si può.
Dicevo dei cinque sensi, si: ci sono tutti.
La vista, perché cromaticamente Il mare di Sicilia si presenta bene, l’udito perché i molluschi (polpo e calamaretto) producono il classico scricchiolio tra gli incisivi, l’olfatto per tanti sono i richiami al naso, il gusto perché… beh, c’è ne tanto, e in ultimo il tatto, perché alla faccia del galateo, il sottoscritto, generalmente un po’ schifiltoso, ha afferrato con le mani polpo e calamaretti, abiurando per una sera all’uso delle posate…
Sensorialmente, il risultato complessivo de Il mare di Sicilia, fermo restando il gran bell’equilibrio e la notevole persistenza degli indovinati sapori, sembra avere le belle movenze e l’affollamento di un affresco barocco seicentesco, dove il putiferio di santi e puttini (qui tanti sapori ben calibrati), si intreccia e lascia bella memoria di se per mezzo delle pennellate di classe del pittore, in questo caso, lo chef…
Dimenticavo, il bravo chef che ha ideato concettualmente questo bel piatto, è un tal Alfio Visalli, scusate se è poco, coadiuvato nella realizzazione pratica da altri validissimi colleghi della zona…
P.S.
Giusto per chi dimora a nord dello stretto, l’alga Mauro, nome scientifico Chondracanthus teedei, è un’alga che cresce solo sulla linea di marea delle rocce vulcaniche delle coste del catanese.
Il mauru (o mauro), invece è un’insalata a base di questa e altre alghe locali…
Servita da sola con olio, sale e limone, ha un bel sapore fresco di mare, con una consistenza croccante sotto i denti.
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?