Di fabio Riccio
Questa a Salvo Foti gliela dovevo proprio!
Non troppo tempo fa’, nel maggio scorso, il noto enologo nonché (anche) vignaiolo era stato a Pescara per una bella serata di degustazione – vedi – https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/i-vigneri-salvo-foti-a-pescara/2014/05/
La serata era stata l’occasione per il sottoscritto per una piacevole e costruttiva chiacchierata con l’enologo Etneo che avevo già in precedenza incrociato nel ristorante del notissimo Ciccio Sultano di Ragusa e, da questo scambio di idee, ne era scaturito il pezzo nel link di cui sopra.
Una ventina di giorni dopo, di ritorno a casa da una vacanza in Toscana, trovo l’avviso di un corriere per un pacco giacente indirizzato a mio nome.
Non aspettavo nessun pacco…
Una volta recuperato e aperto il pacco la bella sorpresa: un magnifico bottiglione da 1,5 lt. di I Vigneri rosso IGT, e uno dei suoi libri sul vino – “Come bere bene” – (che già avevo letto, ma non fa’ nulla: conta il gran bel pensiero del dono).
Onestamente parlando mi sono commosso. Il famoso enologo che fa’ dono di uno dei suoi vini ad un piccolo sito alquanto spocchioso e intenzionalmente “fazioso” come lo è www.gastrodelirio.it almeno per quanto riguarda i vini, con la (quasi) inusuale scelta di occuparsi SOLO di vini appartenenti al variegato e ancora non ben definito spicchio del mondo enoico che viene definito (per brevità) “naturale”.
Comunque sia, la bottiglia, anzi il bottiglione, viene riposto con la cura che merita nella “cantinetta dinamica” di casa gastrodelirio, in attesa di una buona occasione per stapparlo.
Passa un mesetto o poco più, e l’occasione finalmente arriva!
Il mio amico “A” invita a cena a me e Serena nella sua casa di campagna (dove vive… mica è la sua residenza estiva) nella zona chiamata di “Madonna Grande” in Nuova Cliternia, frazione di Campomarino in Molise, quasi al confine con la Puglia.
La cena è alla buona, piacevolmente “bucolica” – in giardino tra le piante, un cane un po’ avanti con gli anni e i due trattori parcheggiati li’ vicino.
Un po’ di stuzzichini per aprire a dovere lo stomaco, e poi si passa alle cose serie: Torcinelli e arrosticini – se non sapete cosa sono, cliccate sui link (alias nomi in blù) e magicamente vi si aprirà la spiegazione di cosa sono!
Il mio amico “A” – nella vita è un valente agricoltore, nello specifico ottimo produttore di Olio, nonché vignaiolo, che però conferisce tutta la sua uva a una cantina sociale della zona.
Ma per diletto, e per puro spirito di sperimentazione, è anche un produttore di vini “da Garage” per stretto, anzi strettissimo uso & consumo privato (il suo…) – ma al contrario di altri eno-garagisti, ad “A” piace molto baloccarsi con i vitigni.
Il buon “A” invece di limitarsi a Trebbiano vari e Montepulciano, e magari anche a qualche filare di Sangiovese, negli ultimi tempi ha fatto le cose in grande: tra i vari vitigni non proprio autoctoni della zona, ha messo perfino in produzione qualche filare di Viogner, e finalmente lo ha vinificato.
Insomma… appena si inizia la cena, si stappa il suo Viogner 2013.
Il risultato non è malaccio, anzi. Il Viogner di “A” è al naso profumato di ginestra e petali di rosa quanto basta. Nonostante l’illuminazione non perfetta è di un giusto giallo brillante, con note floreali nettissime di tiglio e acacia. In bocca, pur se non esplosive ci sono sensazioni di frutta pronunciate, principalmente pesca e albicocca. Appena aperto il buon “A” ci avvisa: mannanggia, c’è ancora un po’ di volatile. Aspettiamo un po’, e la volatile scompare, per lasciare spazio ad una buona dolcezza aromatica e gustativa, bilanciata da una giusta, corretta e persistente mineralità.
I Torcinelli e gli arrosticini (in abruzzese detti anche “Rostelle”) iniziano a diminuire di numero. A tavola siamo in sei, e l’appetito non è poco. Così, sperimentato il Viogner di “A” arriva il momento di passare all’Etna.
Il i Vigneri rosso è un I.G.T. (ma c’è proprio bisogno di questo titolo alquanto “elastico”?) ed è un mix di Nerello Mascalese, Cappuccio e Alicante.
Senza annoiare i lettori gastrodeliranti più di tanto… c’è da dire che la macerazione è decisamente lunga, e il I Vigneri Rosso 2011 viene vinificato in vasche di vetro cemento, con ulteriore affinamento in vetro.
Parliamo di un vino “minore“, rispetto al resto della già piccola produzione de I Vigneri (più o meno 7.000 bottiglie e solo 2 ettari vitati), visto che è il vino del consorzio (i Vigneri appunto), vinificato per conto dei contadini che conferiscono l’uva.
Una piccola quantità di questo vino però, viene trattenuta venduta sotto il nome I Vigneri Rosso – quindi… vinificandolo senza lieviti selezionati, senza controllo delle temperature, enzimi, filtrazioni e diavolerie da novelli alchimisti, e con travasi che seguono le fasi lunari.
Al calice è di un bel rubino non troppo carico, limpido e poco concentrato.
Al naso è abbastanza persistente, e mi ricorda un po’ lo stile di certe uve nebbiolo, ma allevate nella loro variante valtellinese, cioè un po’ estreme come vigne, ma dai risultati di grossa eleganza, proprio come fa’ Arpepe a Sondrio.
Dopo, è inaspettatamente fresco e… vinoso, con tanta frutta a bacca rossa e note più scure, anche di liquirizia, ma non la radice, ma quella delle caramelle e rotelle, che tanto mi piacevano quando avevo i pantaloni corti.
Sarà forse che a volte il leggere e sapere di un vino condiziona il giudizio e la piacevolezza, ma ne i Vigneri Rosso c’è anche un bel sentore di terra e pietra lavica, e di spezie un po’ irritanti come il pepe nero, ma il tutto è condito da una piacevole e giusta mineralità.
In bocca i Vigneri Rosso scivola via rapido e senza intoppi, beverino come pochi altri e con dei tannini mica da poco, ma sempre senza esagerare, come lo è l’alcol (14°), che onestamente non si percepisce molto.
Un vino più che perfetto per pasteggiare, perfetto anche nell’accompagnare piatti e preparazioni alimentari (come arrosticini e torcinelli) non credo diffusi o conosciuti sull’Etna.
Salvo Foti è si’ un enologo, ma è soprattutto vignaiolo che ama senza compromessi il suo lavoro, e ancor più il suo territorio.
L’idea di base de “I Vigneri” è quella di produrre vini eccellenti, ma con un percorso differente.
I Vigneri, partono da quello che già hanno sul territorio, e provano a valorizzarlo per renderlo peculiare, portando a compimento il concetto francese di “terroir”, che è cosa ben diversa e ben più complessa sia lessicalmente, che praticamente da esplicitare dell’italiano “territorio”.
Alle falde dell’Etna non c’è bisogno di inventarsi nulla. Tutto è già sotto mano, basta vederlo e crederci.
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Salvo Foti?
Un grande, semplicemente un grande, parliamo di chi ha praticamente re-inventato il vino dell’Etna ma inteso non solo come quello che c’è in bottiglia, ma come “sistema” dal punto di vista qualitativo e anche economico!