Bianchi, rossi, rosati…
Dopo primo e secondo, tutti terzi a pari merito!
Le migliori bevute gastrodeliranti di questo 2022 che ci lascia.
Dopo primo e secondo, tutti terzi a pari merito.
Come per tutte le personalissime classifiche di gastrodelirio, la fanno da padrone piacevolezza complessiva e approccio emotivo, i fondamentali discrimini che applichiamo sempre su www.gastrodelirio.it
Oltre a…
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Appartenere notoriamente e pubblicamente al mondo del “Vino naturale”, vale a dire niente vini solo certificati Bio, ne’ solo biodinamici etc etc.
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Assaggio votato alla piacevolezza emotiva complessiva.
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E… nessun difetto di sorta, perché anche se siamo sul pianeta dei vini naturali, dove le differenze sensoriali tra una bottiglia l’altra possono essere notevoli, un “difetto” resta sempre un difetto
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Entrare in classifica è semplice e non costa nulla: basta fare dell’ottimo vino, logicamente naturale.
1° – Enfant terrible 2018 Anjou
Cabernet Franc e basta. Classifica dei migliori vini naturali
In cantina si divertono bene tra cemento e legno…
Biologici e… molto oltre già dal 2005 – niente meccanizzazione, tutto a mano, niente chimica, lieviti rigorosamente indigeni e zero solfiti aggiunti.
Rosso rubino appena velato al calice.
Naso poderoso, caldo e subito accenni di frutti rossi con un fondo di liquirizia e spezie, quasi balsamiche.
Con l’evoluzione, bei rimandi di vegetale ed erbaceo.
Palato intrigante, gaudente e avvolgente, e un finale lungo abbastanza per gioire persino dei bei tannini.
E’ uno di quei rossi da lacrime di gioia, non fighetto ma dannatissimamente godurioso come ormai non se ne vedono più in giro.
Da bere a secchiate!
2° – Sogni d’anarchia rosato 2021
Azienda agricola Di Cato – Vittorito (AQ)
Prima il nome: citazione di Rino Gaetano, oppure siamo dalle parti di Veronelli?
Tipologia: rosato, certo, ma non esattamente un Cerasuolo d’Abruzzo “canonico”.
ll bello del bello, è berlo!
In calice gran rosa ciliegia, seducente anche per i riverberi aranciati.
Al naso, dopo qualche minuto di rianimazione in calice, filologicamente cita l’uva dal quale arriva, il Montepulciano d’Abruzzo, con le immancabili fragola & ciliegia, screziate però di belle note acide, a tratti spalleggiate da chiose di vispa citricità.
Palato fresco, fremente e dalla ben tessuta mineralità.
Finale non lungo, ma affabilmente sapido quanto basta per scappare a comprarne subito un’altra bottiglia.
Peccato però che Di Cato ne fa poche, 600 sembra…
Se lo trovate, godetevelo!
Au Bon Secours
Sébastien Dervieux detto Babass
Appena aperto netta la sensazione che i francesi chiamano “souris” (topo: vivo o defunto?) che ricorda una buccia di salame con muffe associate alla speziatura, magari di coriandolo.
Neanche il tempo di far girare il calice tra i nasi presenti in tavola, e il Au Bon Secours si risveglia, apre gli occhi ed è finalmente se stesso
Il souris svanisce.
Ora, c’è il vino, quello vero.
Al naso frutta rossa con more, lamponi succosi, fragola etc etc a cadenzare il ritmo.
Palato lieve ma gaudente, tannini sommessi e cenni terrosi nel finale, lungo e godibilissimo.
Uve di solo Gamay con i loro lieviti.
Tutto il resto solo con il minimo di interventi: un vino naturale tout court, insomma. Alla faccia di tutte le denominazioni che spesso “etichettano” il nulla, il Au Bon Secours è solo un Vin de France!
Vermentino
Antonio Camillo – Manciano (GR)
In etichetta si specifica “vini di territorio” – mai definizione più azzeccata…
Viti non più di primo pelo, e in calice un bel giallo luminoso, appena carico che scalda il cuore.
Al naso fiori bianchi e note amabilmente agrumate, il tutto ben organizzato e ordito da una bella sapidità.
Un vino da grande sete, lineare, pulito e con un finale non lunghissimo ma efficace nel punzecchiare i sensi.
Ma anche un vino che unisce superlativamente due cose che non sempre vanno di pari passo: classe e semplicità.
Da bere senza ritegno anche in pieno inverno, magari provocatoriamente (non troppo…) con un bisteccone bovino al sangue.
Na (con la “a” inclinata)
Cantina Giardino – Ariano Irpino (AV)
Uve di Falanghina, Coda di volpe e Fiano da vigne antiche (e in quota) dall’Irpinia, quella quasi d’oriente…
Macerate quanto basta per pochi giorni, e poi maturate in botti di legno per meno di un anno, senza null’altro aggiunto…
Calice quasi ambrato e secondo luce, virante più o meno verso l’arancio.
Naso energico e fresco, ma anche speziato, minerale, floreale con cenni di pera matura e orzo.
Palato pieno ma poco avvolgente, in ogni caso appagante anche per la giusta e leggibile acidità.
Finale non lunghissimo, ma teso e vibrante, anche per le lievissime note acetiche che agitano ulteriormente quel che è già un gran bel bere sotto ogni punto di vista.
Giusi 2020 – Cerasuolo d’Abruzzo
Tenuta Terraviva – Tortoreto (TE)
Calice di un bel rosso appena scarico, ma intenso quanto basta.
Al naso se servito alla giusta temperatura è affatto tenue, con un bel catalogo sensoriale di ciliegia matura, lamponi, frutti rossi e cenni floreali, e più timidamente di albicocca surmatura, con l’evoluzione.
Al palato è di medio corpo, e nell’insieme molto ben equilibrato e mediamente avvolgente, con un brio sapido e amaro ben leggibile, che lo fa amabilmente “scorbutico”.
Il finale, lungo, scivola ancor di più su belle note un attimo amare, quasi di china, poco comuni nei cerasuoli abruzzesi, ma proprio qui è il bello dell’essere “naturale”, almeno quando si parla di quelli buoni, che non sono tutti…
Da bere assolutamente non ibernato (16° – 18°) pena le quaranta canoniche frustate, ma sempre a secchiate, se possibile…
Movia Exto – Gredič 2017
Una granitica certezza enologica dalla vicina Slovenia.
Una pietra miliare dello sfumato mondo del “vino naturale”.
Cosa altro aggiungere… paradossalmente è ancora un giovincello ed è un caleidoscopico e totale godimento (naturale) per i sensi, oltretutto con grandi doti eclettiche e plastiche negli accostamenti.
Buono anche da bere senza cibo a mo’ di calice da meditazione, magari al tramonto, e gli si perdona anche quel quid di volatile che in qualche rara bottiglia aleggia in calice appena stappato, e… che vola via in 30 secondi, per lasciare libera una grande bellezza che solletica e fa sognare i sensi.
Da bere come meglio preferite, ma assolutamente in buona compagnia e con più bottiglie…
Vulp 2020 – Cascina Gasparda
Poche bottiglie di cortese (uno dei vitigni preferiti dal sottoscritto) su terreni di argilla rossa e calcare bianco.
Azienda familiare, etichetta garbata, e bianco ma non troppo, perché al calice tende al dorato (limpido…).
Naso fresco con note di miele, camomilla, fieno, ghiande e del resinoso che rammenta gli aghi di pino.
Con l’evoluzione, bergamotto.
Palato avvolgente quanto basta, e un corpo smilzo e agile che evidenzia una bella salinità. Finale niente male come durata.
Lieviti rigorosamente indigeni, zero esoterismi chimici in vigna & cantina.
Sulle bucce per 5 giorni, niente filtraggi e chiarifiche.
Godibile e per nulla omologato. Classifica dei migliori vini naturali
Eclettico per accostamenti: perfino insieme a una ottima margherita, ha fatto per benino il suo lavoro!
Ergiancu – Azienda agricola Possa
Potpourri molto ben riuscito di più uve bianche, liguri.
Viti 40enni allevate a pergola bassa su terreno renoso e con pietrisco.
Fermentazione spontanea e macerazione sulle bucce per 24 giorni.
Lieviti rigorosamente indigeni, niente filtrazioni e altre enoporcate.
In calice è quasi color ambra, mentre al naso il bel floreale si palesa anche mediamente fruttato, con un mix di di richiami mediterranei dove su tutto si impone un che di rosmarino.
Al palato è di medio corpo, fresco e con una bella sapidità che lo rende certamente beverino e… goloso!
Un bel vino, anzi: una certezza che dona non trascurabili sprazzi di sole e di bello a chi lo beve.
Perfetto al tramonto, magari con un crostino con burro e acciughe Liguri (e non del Cantabrico…)
Ammàno di Marilena Barbera
Cuore e testa volano tra impennate e spigoli sensoriali anche perché l’Ammàno è… fatto del tutto a mano, dall’acino all’etichetta, senza macchinari, additivi o prodotti enologici di sintesi.
In breve senza ne’ enoporcate ne’ esoterismi alla Cagliostro.
Al calice è di un bel dorato appena velato, limpido quanto basta.
Al naso, dopo qualche piroetta sensoriale, ginestra, zagare e balsamico e timo nelle vesti di primo attore, il tutto frammisto a richiami di nocciola, con l’evoluzione più evidenti.
In bocca devasta letteralmente i sensi: secco, vibrante e cangiante, godibilissimi anche i continui rivolgimenti ad ogni sorso. Classifica dei migliori vini naturali
Belle le note salmastre, e il climax è nel lungo e godibilissimo finale, dalla beva tesa ed elegante.
Un gran bel bere senza l’ombra di difetto alcuno, cartina di tornasole della bontà di un caparbio lavoro che fa splendere quel che dalla vigna passa al bicchiere, e dal bicchiere dritto al cuore, con grazia e disinvoltura.
classifica dei migliori vini naturali
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?