Di Fabio Riccio,
Hüpnos (in Italiano Hypnos) figlio di Nyx e gemello di Thanatos, nella mitologia greca era il dio del sonno.
Un dio in verità un bel po’ figlio di buona donna, perchè non si faceva problemi a sfruttare oltre il lecito i suoi soporiferi poteri, per ingannare perfino i suoi colleghi dei!
Mitologia a parte, non stati gli umanissimi dei dell’Olimpo a creare l’ Hüpnos, ma solo il territorio, l’abilità del vignaiolo e la scelta di trattare l’uva non prevaricando, ma assecondando il tutto.
Samo è un’isola greca dell’Egeo orientale, separata dalla vicina Turchia dallo stretto di Mikali, isola dove pare siano nati Pitagora e il filosofo Epicuro, e chissà se questi personaggi non si siano concessi un calice di Hüpnos, visto che Samo è nota fin dall’antichità non solo per i vasi, ma anche per il vino dolce Moscato.
Però, qui il nome Hüpnos è in riferimento al vulcano (spento) del Karvounis, dove alle pendici, ci sono i vigneti che fanno nascere questo personalissimo vino di nicchia, che vi avviso, non costa pochi euro, ma li vale tutti.
Uve moscato bianco o Muscat Blanc à Petits Grains (in Italia parente stretto del Moscato d’Asti o di Canelli) raccolte manualmente di notte (vabbè… è ancora di moda!), poi macerazione a grappolo intero per quaranta giorni in acciaio, per poi essere affinato in legno e acciaio.
Solo lieviti indigeni, nessun controllo della temperatura, niente SO2 aggiunta, tutto qui.
Il risultato ai sensi ribalta tanti luoghi comuni sui vini greci, anche moderni, perché l’ Hüpnos è un vino di una sorprendente pulizia che per certi versi ricorda quei bianchi succosi ed eleganti del sud della Francia che, con bello stile, riportano nei calici tutto il sole e il bello che c’è tra il mediterraneo e le prime alture dei Pirenei.
In calice l’ Hüpnos è di un giallo paglierino un po’ torbido, visto che non è filtrato (meno male!), mentre al naso è subito un gran bel mare di spezie (cumino, finocchio, pepe bianco,…) e sentori di macchia mediterranea ch si intrecciano con classe ai più “nordici” e spigolosi sentori di mela verde e ginestra che arrivano con l’evoluzione.
In bocca è morbido, avvolgente, fruttoso, e sparito in un baleno un piccolo indizio di rifermentazione, con l’evoluzione diventa ancora più morbido.
Il finale è invece tutto per la chiara spalla acida che, rende tutta la beva più lunga e goduriosa.
Difetti, puzzette, etc etc?
Non pervenuti.
In definitiva l’ Hüpnos è un gran bel bianco, abbastanza complesso e di rara eleganza, che gioca le sue carte non sul marketing, ma sulla totale assenza di qualsivoglia cosmetica in vigna e cantina, e sul particolarissimo terroir dell’isola di Samo.
Un vino di gioia per i sensi e… naturale, non solo per gli zero solfiti dichiarati, ma per la precisa scelta di rispettare “al naturale” tutta la filiera che dal grappolo porta al calice…
Allora… se siete curiosi, l’ Hüpnos cercatelo.
In primis perchè è una gran bella bottiglia, poi perché sono del parere che un territorio proprio per le scelte del produttore, può e deve esprimere dai medesimi vitigni vini diversi, con sfumature che non sono dettagli, ma che contano e cambiano tutto.
Ecco: è proprio questa bella estrinsecazione del concetto di terroir quel che rende unico ed emozionante l’ Hüpnos, proprio… dove tanti che lavorano la stessa medesima uva ottengono altri (pur lodevoli) risultati...
P.S. Da bere fresco ma non troppo, pasteggiando con quel che meglio credete, ma obbligatoriamente in ottima compagnia!
P.S 1. – I patiti delle denominazioni rimarranno delusi, ma l’ Hüpnos è solo un mero vino da tavola…
P.S 2 l’ Hüpnos è imbottigliato con un tappo di sughero organico senza paraffina, e poi sigillato con un mix di paraffina e cera d’api nera.
Fate attenzione, è un po’ antipatico da aprire…
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?