Di Fabio Riccio,
Colazione in un bell’agriturismo, in Cilento.
Come consueto in sala c’è ogni ben di Dio, compresi salumi & formaggi + cereali e altre robe per “crucchi” e quelli d’oltremanica e oltreoceano, per non dire da oltre le Alpi.
Vabbè…
Per noi, torte, brioches, marmellate, caffé etc etc.
Gran bel desinare mattutino. Bello e ben tenuto l’agriturismo dove siamo ospiti.
Anche il caffè è buono! Graffe condivise sui social
Finita la colazione, proprio quando stavamo per andar via, dalla cucina arriva la sorpresa del mattino: un vassoio carico carico di Graffe, variante napoletana e campana a forma più o meno ciambelloidale delle teutoniche “Crapfen”, ancora golosamente calde con i loro obbligatori granelli di zucchero.
Buone, buonissime, ottimamente lievitate e fritte come si deve.
All’interno delle graffe anche quel delicato tocco di vaniglia e di citrico che serve a renderle più suadenti e golose.
Da subito queste graffe mi ricordano in tutto e per tutto quelle dei miei pomeriggi anni ’60 all’Edenlandia di Napoli, magari mangiate sul trenino o davanti la nave dei pirati…
Un vero e proprio déjà-vu dei sensi.
Evviva!
La graffa dell’Edenlandia, a Napoli e a Fuorigrotta in particolare, negli anni 60′ è stata un mito assoluto, quasi e più di una religione.
In men che non si dica ne divoro tre, gridando al mondo il gran goloso che sono.
Fin qui tutto bene, la graffa è un bel viatico per partire di buon umore, visti i chilometri che mi attendono.
Ma… non avevo fatto i conti con i beceri pseudo-fotografi che condividono ogni idiozia sui social tramite smartphone, dalle foto dell’aria che respirano fino alle… Graffe della colazione.
‘Sti qua, molesti e invadenti, sono sempre in servizio, li trovo ovunque!
Si: perchè due baldi giovanottoni arrostiti dal sole, dotati di mega-super-smartphone griffati, subito si fiondano a fotografare & condividere su un noto social le Graffe (ancora calde nel vassoio) senza ne’ assaggiarle ne’ almeno annusarle.
Dio dell’Edenlandia salvaci tu!!
Si, avete letto bene: fotografate e condivise su un social senza neanche essere assaggiate!
Perbacco!
Devono essere dei veri e propri maghi, capaci senza neppure aver avvicinato la lingua o altre protuberanze sensoriali di emettere la sentenza che le graffe sono buone, e quindi di “condividerle” con la loro cerchia di amici virtuali…
Le fotograferanno anche all’Edenlandia, senza poi mangiarle?
L’immagine è tutto, il sapore nel 21° secolo un optional!
Le Graffe condivise sui social e buone proprio come quelle dell’Edenlandia, condivise e non assaggiate, sono l’ennesima diarrea di bytes in formato .jpeg (suppongo…) legati al mondo del cibo inutilmente scaraventati senza alcun ritegno quotidianamente in rete.
Bytes rubati all’agricoltura!
E… se le Graffe fossero state salatissime, amare, o magari con dentro un po’ di mosche & scarrafoni distrattamente caduti durante l’impasto o in fase di frittura?
Oppure, peggio ancora, se facevano proprio schifo?
(Per fortuna erano buonissime!)
Fa nulla, l’importante è condividere, mica assaporare!
Graffe condivise sui social
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
LA grande differenza tra chi è colto come te e chi non lo è come me. Tu mangiavi le graffe dell’Edenlandia nei pomeriggi da bambino, io nelle mattine di filone a scuola!
Per il resto come sai condivido..e non sui social!
La verità è che la condivisione richiederebbe anch’essa una sorta di netiquette o di vera e propria etichetta comportamentale.
Non daresti mai un bacio ad una donna allora conosciuta. Nè mangeresti il primo boccone ospite a casa altrui se non lo fa la padrona di casa o chi lei ritenga debba farlo.
Ecco, anche la condivisione sui social richiede il rispeto di alcune regole. Si condivide il buono ma anche il cattivo ma soprattutto si condivide ciò che si conosce per renderlo noto agli altri e non per mostrare che si è fatto come gli altri.
Bytes rubati all’agricoltura davvero!
Reale il tema dell’articolo.
Bene l’ironia, meno bene il non indignarsi ancora di più e non stigmatizzare i food photo, adepti di una setta invadente che ormai è sconfinata in una vera e propria mania, molto spesso fastidiosa e ridicola
Comunque un po di etichetta, o per meglio dire di educazzione effettivamente non ci starebbe male.
Però, vorrei cordialnmente suggerire al gentile signor Catalano autore del commento, che il termine “fare filone”, non in tutta Italia viene compreso.
Da ex esperto del settore, e da figlio di un padre che per motivi di lavoro veniva trasferito ogni 24 mesi, allego qui una piccola lista di sinonimi.
Per chi non lo sapesse fare filone… è sinonimo di “marinare la scuola”, bigiare, fare forca, fare fughino, fare fuoco, fare puffi, fare sega, grifare, fare spago, far schissa, limare, far sega, far lippe, svicolare etc etc