Dalla Treccani.
Gourmet ‹ġurmè› sostantivo maschile, fr. [der. dell’inglese antico grom «ragazzo, valletto», successivamente incrociato con gourmand «ghiottone»]. – Degustatore, esperto di vini e, per estensione raffinato buongustaio.
Una parola di moda, troppo.
Però, nel 2020 Gourmet è anche marketing.
Cosa esattamente definisce il perimetro di cosa è gourmet e cosa non lo è, a parte il fatto di creare valore aggiunto a quel che si vende, ovviamente?
Niente
Ormai, non solo per i felini, perfino i più reconditi discount hanno sugli scaffali qualcosa gourmet, logicamente in tre per due.
Ne deduco che il termine è inflazionato.
Ora, visto che un cibo gourmet dovrebbe essere una cosa buona per intenditori, che caratteristiche deve (o dovrebbe) avere un piatto gourmet per essere gourmet?
Il prezzo?
Il presunto uso di ingredienti di gran pregio?
La mano del cuoco multistellato?
L’imprimatur della solita blogger salutista d’assalto che santifica sapori e salubrità?
Il testimonial o l’influencer di turno che assicura che tutto è buonissimo anche se fa schifo e corrode le budella?
L’immancabile etichettina sognante, con tanto di cuoco sorridente, logicamente in Toque Blanche?
No, niente di tutto questo, oggi la gente vuole tutto gourmet semplicemente perché il mondo della comunicazione all’unisono negli ultimi anni gli ha inculcato in testa questo, ma non ha una precisa idea di cosa significhi nei fatti.
Certo, come per tante altre faccende anche qui ci sono sfumature diverse, ma tante scritte gourmet mi danno l’impressione di essere messe furbescamente ad arte su prodotti (o piatti…), proprio come quando qualcuno con una mano di vernice a una casa vecchia, la presenta come nuova, e tutti ci credono.
La gente non sa bene cosa mangia, ma mangia.
La gente ragiona per categorie e vive felicissima così com’è.
Basta che ci sia un qualcosa di “esclusivo” e tutto diventa gourmet.
Ecco: “esclusivo”, è una tattica di marketing vecchia quanto il cucco, che però funziona sempre
Etichetti, pubblicizzi e enfatizzi una roba come esclusiva (anche se ne fabbrichi miliardi tutte uguali) e tutti si sentono gratificati, la comprano e la consumano.
Nel nuovo millennio, la gente compra ad occhi chiusi, e tutti vissero felici e contenti, sia chi compra, sia chi vende, sia chi cucina, e avanti così fino al prossimo gastro-tormentone lessicale.
Deve essere più alto di così?
O più largo di cosà?
No, deve essere necessariamente gourmet!
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?