Genni Bellini Napoli, si sa, non sforna solo pizze. Sforna epifanie. A ogni angolo, a ogni passo, c’è qualche storia che profuma di pomodoro, legna e fiordilatte.
Ma tra il mormorio eterno di Piazza Bellini e le mura che sembrano sussurrare segreti greci e spagnoli, c’è un posto che non si limita a servire pizze. Le racconta, ed è il Ristorante Pizzeria Bellini.
A tenerlo in pugno – o per meglio dire, in pala – c’è Genni Bellini, un nome non da pizzaiolo “instagrammabile (ma un pochino in fondo lo è…) ma di un edificatore di morsi e spicchi che ben raccontano la sua città e la sua idea di pizza.
Non è il proprio il solito pizzaiolo da social patinati, ma nemmeno uno di quei puristi rinchiusi nella verità assoluta del proprio forno: Genni è la sintesi viva di Napoli che mastica tradizione e sputa fuori modernità, ma benedetta dal buon senso.
Appena varcata la soglia lo capisci subito: questo non è un locale da selfie. Niente finti legni sbiancati, niente lampadine finto nostalgiche da bistrot francese in crisi d’identità.
Qui c’è Napoli. Quella vera. Quella sdrucita e vitale, fané ma incredibilmente mai fuori moda. Le pareti parlano, i tavoli come in un salotto di amici in tinte da pastello, e il vociare è parte integrante del menù. È tutto vivo. Tutto vero.
Parlando di pizza qui il forno è in prima fila, il regno assoluto di Genni Bellini, uno che non si nasconde dietro finte umiltà: lui è regista, pizzaiolo, selezionatore delle materie prime, quello che sceglie i collaboratori ma, soprattutto l’uomo che con intelligenza tiene ben dritta la barra tra innovazione e radici da non recidere.
La pizza di Genni Bellini non è moda, ma studio
La sua idea di pizza? Equilibrio. Niente compromessi, nessuna scorciatoia. Il cornicione è quello “giusto”: non un canotto da fiera, ma nemmeno una smorfia triste d’impasto sottile. Quando affondi il coltello, l’alveolatura c’è – bella, calibrata – e ti parla di mani esperte, di tempi rispettati, di umidità ascoltata come un consiglio della nonna.
L’impasto è leggero ma ben materico. Morbido, ma con carattere. Il forno a legna risponde docile ai gesti misurati di Genni e dei suoi: qui si cuoce a occhio, a istinto ma con cognizione di causa, con la fiamma che asseconda e non impone.
La carta delle pizze non è sterminata. E per fortuna. Perché qui non si tira a campare con mille proposte copia-incolla. Poche pizze, pensate bene.
Le classiche ci sono, certo. Ma c’è anche la “Margherita” che ti guarda dritto negli occhi e dice: “Assaggiami, e poi giudica”.
Pomodoro profondo, senza invadere. Fiordilatte vero, tagliato a listelli, che regge la temperatura e non si scioglie come un pupazzo al sole. Nessun cappello caseario a coprire tutto ma solo armonia.
Poi c’è lei. La “Bellini”. Una sinfonia senza pomodoro: porcini, formaggio, basilico, crudo e un filo d’olio. Basta. Ogni ingrediente canta da solista, ma il coro tiene. È una pizza che non ti travolge: ti corteggia.
E Genni? È ovunque, anche quando non c’è. Ex garzone, ex porta pizze, ex tutto: oggi è l’anima che respira dentro queste mura. Parlarci è un po’ come ascoltare Eduardo in presa diretta: secco, tagliente, ma profondamente lucido.
Odia le etichette, guarda storto molti food influencer, e delle mode ne fa volentieri a meno. Ma attenzione: sotto la scorza c’è uno che studia, viaggia, assaggia, rientra in cucina e rimette le mani nella farina. Perché, “solo le mani parlano davvero la lingua della pizza.”
La Pizzeria Bellini non vuole piacere a tutti. E proprio per questo, piace a chi sa ascoltare i dettagli. È ruvida, come certe anime sincere. Viva, come quella Napoli che nei secoli non si è mai fatta addomesticare. La pizza è tecnica, ma anche pancia e cuore.
Genni Bellini è anomalo in un panorama sempre più ingessato tra tradizione di plastica e innovazione da discount emotivo.
Qui si mangia con la bocca, certo. Ma anche con le mani. E, soprattutto, con il cuore.
Bellini Ristorante-Pizzeria
Via Santa Maria di Costantinopoli, 79/80
Napoli
Tel. 081 459774
Whatsup +39 320 0320016

Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Food, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?