Di Fabio Riccio,
Inizio di nuovo con il nero, ovvero con la terza puntata sull‘invasione del carbone vegetale, che ormai è come gli ultracorpi, cioè ovunque!
Carbonella a parte, c‘è un piccolo popolo blu che mi è simpatico, (non sono i Tuareg, anche loro simpatici però) vale a dire i Puffi.
I Puffi sono blu, mica neri, e il carbone vegetale lo usano solo per placare le falutolenze del gran Puffo.
I Puffi hanno buon senso.
Come figlio del baby boom degli anni ’60 del secolo scorso, i Puffi li ho scoperti, al tempo solo su carta, tramite il corriere dei piccoli, che già dal 1965, pubblicava le loro storie, Gargamella & gatto birba inclusi.
Un pochino ci sono affezionato.
Tornando al tema di questo post, ultimamente ho osservato che nelle gelaterie Italiane (e non) il gelato al Puffo non se la passa più bene come una volta.
Il gelato al Puffo lo si vede molto meno tra i banconi, e per sopravvivere mi sa che si è “travestito” cambiando un po’ di tonalità, come è accaduto per il gelato al color Facebook, altro orrore gelatario concepito da un diabolico gelataio dalmata di nome Admir nel 2013, nella vicina Croazia.
Ma il vero motivo della crisi del gelato al Puffo è che il gelato al carbone vegetale, alias E153, lo sta spodestando.
Incredibile!
Diabolik, Macchia Nera e Cattivik hanno per caso unito le loro forze per cacciar via i Puffi dalle gelaterie?
I Puffi in ogni caso ringraziano – finalmente per loro c’è un po’ di tranquillità!
Però, popolarità declinante a parte, da sempre mi sono chiesto cosa diavolo un gelato al Puffo, artigianale o industriale che sia, contiene davvero.
Puffi assortiti triturati con il Bimby?
Spremuta di Puffo frizzante (o amaro) San Pellegrino?
Gli sputi blu del Puffo inventore?
Una Julienne di caccole del naso della Puffetta? – si: anche lei si scaccola!
Pipì blu di Puffo?
Il sangue (blu, ma non nobile) del Puffo inventore? (quello con la matita…)
Aroma & colore naturale estratto dagli scarponcini bianchi dei Puffi, magari dopo una chilometrica marcia nel loro bosco?
Niente, proprio niente di tutto questo…
Il gelato al gusto (?) di Puffo, già di per sé invenzione esecrabile per l’orrido colore, almeno alimentarmente parlando, è in realtà ‘na roba fatta (assemblata) con paste colorate di produzione industriale già belle & pronte che vengono aggiunte alla base del gelato, anche quest’ultima oramai sempre più spesso di produzione industriale.
Si: in tanti gelati al Puffo di artigianale c’è ben poco.
Il gelato al Puffo al palato ha gusti assimilabili alla vaniglia oppure allo zucchero filato.
Gusti essenziali, “furbetti” e accattivanti, diabolicamente studiati a tavolino per le non ancora ben sviluppate papille gustative dei bambini.
Invece, il colore blu, che lo caratterizza, viene da coloranti, alcuni sintetici.
Nella maggioranza dei casi sono E132 e E133.
Più di rado si usa (non confermato da informazioni certe però) il blu di metilene.
E132, detto anche indigotina è un colorante che si ricava dalla fermentazione delle foglie di Indigofera tinctoria.
L’Indigotina è molto usata in caramelle, sciroppi, colluttori e dolciumi.
In dosi massicce può essere tossico, ma per colorare il gelato al Puffo di E132 se ne usa pochissimo, quindi niente paura!
Invece, l’ E133 detto anche Blu Brillante FCF è un colorante alimentare sintetico, molto solubile in acqua, colorante che deriva dal liquido della distillazione del carbone per ottenere il coke.
In passato, stando ad alcuni studi, era stato ritenuto potenzialmente dannoso per i bambini, perché in concentrazioni molto elevate, poteva causare sedimentazioni a livello renale e a livello dei vasi linfatici, ma in seguito a successivi e più approfonditi studi, è stato dichiarato additivo assolutamente non dannoso dall’Unione Europea, ed è attualmente permesso nella maggior parte dei Paesi comunitari, Italia inclusa. Anche in questo caso, niente paura!
Va bene, a questo punto stabilito che il gelato al Puffo non fa male, che il gelato al Puffo non è poi molto saporito, ma è dolce (sdolcinato?) ma perfettamente commestibile, allora… a cosa diavolo è servito (e serve) il gelato al Puffo?
A nulla, proprio a nulla, se non a invogliare i bambini (e certi grandi) a mangiarselo per la curiosità cromatica, proprio come adesso succede (pur con dinamiche modaiole diverse) con quell’altro obbrobrio non-gustativo che è il gelato al carbone vegetale.
Però, rimane il fatto innegabile che il gelato al Puffo è in “discesa”, mentre il gelato al carbone vegetale, per il quale non scendo in particolari tecnici, impazza.
Se andiamo a leggere certi articoli di certi “giornalettisti” (marchettisti) da tanto al chilo, il gelato al carbone vegetale fa bene…
Eppure… leggendo un puntuale commento di un nostro affezionato lettore, il Dottor Basso di Zinno, uno stimato farmacista, vedi – https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/mozzarella-al-carbone-vegetale/2015/10/#comment-33335 la cosa sa tanto di castroneria.
Cui prodest?
Indi & poscia, appurato che il gelato al carbone vegetale, come quello al Puffo, non mi sconfinfera, lancio qui un appello.
Pur se non più “spremuti” per farci l’orrido e omonimo gelato, i poveri Puffi, se non ci avete fatto ancora caso, sono quasi scomparsi da fumetti e televisioni.
E’ grave, dobbiamo salvarli, rischiano l’estinzione – così come Garganella e il gatto Birba!
Bisogna far qualcosa.
Uniamo le forze, e cerchiamo di non far fare ai poveri Puffi la fine del Dodo.
Salviamo i Puffi dall’oblio!
Ma… la salvezza del genere “puffesco” sarà meglio limitarla a fumetti e cartoni animati, facendo invece calare un pietoso velo solo sul gelato al Puffo, consegnandolo senza indugio alla pattumiera della storia, come spero sia anche per il gelato al carbone vegetale.
In ogni caso, lunga vita per i Puffi!
P.S. – Ho avuto notizie di un gelato al gusto delle Winks, e di un altro al sapore di Peppa Pig.
Sorvolando gastronomicamente sul gusto delle prime, che mi immagino complesso, variegato e un po’ caramelloso, per Peppa Pig la cosa mi terrorizza.
Il gusto del gelato della simpatica porcella sarà di Bacon, di guanciale o di mortadella?
Però… che peccato avrà mai fatto la povera e simpatica maialina per essere trasformata in gelato?
Un grazie di cuore al nostro lettore Elio Rossi, che con il suo simpatico commento ha ispirato questo post!
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Buonasera , ho letto il vostro articolo sul gelato Nero con carbone vegetale . A volte rimango allibito dalla facilita’ con cui vengono prese a priori delle distanze da alimenti naturali , come in questo caso il gelato con Carbone vegetale .
Mangiamo la Nutella , o altri prodotti confezionati con mille ingredienti non naturali e ci preoccupiamo di qualcosa che e tut’altro che naturale . Cosa diversa e’ mangiare un gelato al fiordilatte , semplice , che invece se preparato con le basi delle grandi aziende produttrici , contiene grassi idrogenati o altre etichette non tanto pulite e naturali . Quindi il problema del gelato al Carbone non esiste , tranne che la base stessa del gelato sia naturale e fatta con materie prime di qualita’ .
Cordialmente …Dario