Gegè Mangano, professione Cuoco.
Di Fabio Riccio
Gegè Mangano, pugliese Docg come lui stesso si definisce, è un cuoco a tutto tondo.
Oltre ad essere bravo, è uno che ha anche saputo rischiare perché, diciamocela tutta… per aprire letteralmente dal nulla un piccolo ristorante-bomboniera di qualità (qualcuno lo chiamerebbe “gourmet” – ma al sottoscritto il termine non piace) in quel di Monte Sant’Angelo quasi sulla cima del Gargano, richiede coraggio, molto.
Punto.
Per chi non conosce il luogo, consiglio caldamente di dare un occhio a questo link vedi →http://it.wikipedia.org/wiki/Monte_Sant%27Angelo
Da parte mia posso dire solo che Monte Sant’Angelo non è un luogo qualunque.
E’ un luogo che non può, e non deve lasciare indifferente il visitatore con un minimo di sensibilità e di senso estetico.
Indissolubilmente legato alla sua enorme valenza storico-religiosa, Monte Sant’Angelo è tappa imperdibile anche per il non credente, e questo sia per la bella atmosfera di “sospensione” che si respira per le vie del centro storico, sia per il suo incredibile patrimonio di vestigia del passato.
Per la cronaca, Monte Sant‘Angelo è anche il terzo sito Unesco presente in Puglia dopo Alberobello e Castel del Monte. Scusate se è poco…
Gironzolando per le strade questa specie di vedetta che dall’alto dei suoi quasi novecento metri sul livello del mare, quasi si sorveglia l’adriatico, e pur tra lo sciamare dei turisti in visita, si riesce sempre a cogliere e respirare il passato…
Bella sensazione, inebriante forse.
Mi piace.
Tornando al nostro Gegè Mangano e al suo piccolo e vezzoso ristorante-bomboniera che ha un nome che sa’ di antico – Li Jalantuùmene (in italiano I Galantuomini) – c’è da dire che è un personaggio istrionico, in cucina e fuori, logicamente nell’accezione positiva del termine.
Osservare per credere.
Sfrondato l’esterno da tutte le (sue…) gigantografie che facevano un po’ culto della personalità alla grande fratello (il visionario libro di George Orwell, non le voyeuriste citrullaggini pseudo-televisive omonime) il visitatore accorto noterà fin da subito che lo chef (e famiglia…) hanno realizzato un bel sogno.
Il loro sogno.
Pochi tavoli, curatissimi in ogni particolare.
Atmosfera rilassata.
Luce e musica ben calibrate, mai invadenti.
Le piccole e deliziose leziosità, come i simpatici lampadari-padella o lo spago che chiude i tovaglioli, creano subito l’atmosfera giusta per la gustosissima razione di coccole gastronomiche che sono il biglietto da visita di questo locale.
Si: coccole gastronomiche, mai provate?
Ebbene si, cari lettori gastrodeliranti, in ristoranti come questo ci si va’ anche, e principalmente per farsi coccolare e stimolare i sensi a dovere, non solo per nutrirsi bene, e il tutto senza uscire mai fuori dalle righe.
Non sono forse anche queste delle “coccole”?
Ma atmosfera e coccole gastronomiche a parte, l’anima di questo ristorante ha tre punti fermi nella sua concezione di cucina, da sempre permeata da un sano spirito “contadino” dal quale attingere ispirazione.
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Monte Sant’Angelo, il Gargano e dintorni
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La Puglia e il sud
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Una tecnica invidiabile
A questo punto permettetemi una pausa…
Il lettore casuale che non conosce www.gastrodelirio.it ora potrebbe aspettarsi il consueto e ripetitivo elenco di piatti simil-elenco telefonico e relativa sequela di sterili foto, come è uso in tanti altri siti eno-gastro-alimentari.
A scanso di equivoci, ribadisco che noi di gastrodelirio per precisa scelta redazionale non pubblichiamo foto in primo piano dei piatti, come è ben spiegato nel “manifesto di gastrodelirio”.
Del cibo, preferiamo scriverne… tutto qui.
Non vi piace così? Preferite lasciarvi inondare di foto?
Un semplice click e, via – chiudete la pagina!
Siete ancora qui? Bene, ecco che in scrupoloso “non ordine”, provo a narrare un po’ dell’anima e le percezioni memo-sensoriali di qualche piatto assaggiato…
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Iniziamo dal fondo…
Il TiramiSud, un nome forse inflazionato… ma qui è quello di Gegè Mangano…
Il buon Gegè, come detto, non è il solo cuoco che si è cimentato con variazioni del tema tiramisù, declinandolo “alla Terrona”. Beh… però il risultato qui è ottimo.
Il connubio tra crema, ricotta, il salato del buon pane pugliese (raffermo) e il l’indizio di arancio, è degno di nota, anche per il bell’equilibrio – il rischio insito in queste operazioni di “variazioni sul tema”, è quello dello stupire ad ogni costo.
Rischio evitato con intelligenza e conoscenza della grammatica dei sapori. Mi piace.
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La sala.
Girolamo Mangano, figlio di Gegè. Bravo, puntuale, professionale e discreto.
Sa bene il suo mestiere e non sbaglia una mossa, dimostrando di saperne non poco anche del nettare di bacco. Ci ha fatto bere bene, e da subito ha capito cosa volevamo, accontentandoci. Peccato per l’assenza in carta della tipologia di vini che a noi di gastrodelirio piacciono di più. Piccolo problema senz’altro rimediabile, basta spulciare con attenzione gastrodelirio (sic!)
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Il primo.
Paccheri di Benedetto Cavalieri con ragù (scritto all’italiana) delle 24 ore. Nella sua essenzialità questo piatto mi ha ricordato un qualcosa, quasi una sorta di “madeleine della memoria” declinata però al pomodoro…
Il ragù di mia nonna Assunta – napoletana verace, con il ragù aveva un rapporto simbiotico, preparandolo (quasi…) come prescriveva il grande Eduardo de Filippo in una sua poesia, ‘O rrau – cioè lasciandolo “pippiare” molto a lungo… piccolo elogio dell’essenzialità. Piatto semplicemente buono.
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L’antipasto.
La burratina di Valle Carbonara su yogurt allo zafferano e polvere di rape rosse: deliziosa. E’ raro iniziare un pasto con una così amena epifania di sapori. Un piatto che va lasciato così come è. Applauso & magari… richiesta di bis (nel piatto…)
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Uno dei secondi
Guancia di maiale con fichi caramellati e rape. Gran tecnica nel cuocere e manipolare la carne, e accostamento di classe tra i sapori, ma c’è il rimpianto di non avere ancora spazio nello stomaco per richiedere un bis… davvero un piatto gastrodelirante
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Assaggio di formaggi del Gargano.
Caci vari dai sapori più che decisi e convincenti, ma ancor più invitanti con miele e marmellata di arancia. Semplicemente un gran pre-finale prima dei dolci veri e propri… poco da dire. Buonissimi
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Post scriptum finale (anzi: finalissimo)
Piccola biscotteria tradizionale, con una biscotti e biscottini buoni e belli come quelle delle nonne (pugliesi e non) di una volta.
Gegè Mangano, professione chef.
Ristorante li Jalantuùmene
71037 Monte Sant’Angelo (FG)
Piazza de Galganis, 9
Tel. 0884.565484
Cel. 348.7976321
Chiuso martedì; mai in estate
E-mail: info@li-jalantuumene.it
E-mail: gegemangano@yahoo.it
Sito internet: www.li-jalantuumene.it
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Un gran cuoco, senza ombra di dubbio.
Peccato solo che in inverno nel suo bel ristorantino ci capitano poche persone… è davvero un peccato.
Con l’estate le cose però vanno meglio, è vero Gegè?
Auguri di tanti successi!
Gegè è un grande… vale tutti i kilometri ke mi faccio per andare da lui a mangiare.
Poi… mi piace ke si definisce “Pugliese DOCG”.
Vai Geggè, continua così!
Gegè è uno chef di cui noi pugliesi possiamo solo essere fieri, molto fieri!
La sua cucina non è per tutte le tasche e tutti ii palati, ma come tutte le cose buone (mi spiace dirlo) non è per tutti.
Però… piuttosto che spendere soldi per una scarpa o un vestito firmato, (magari pure di plastica di bassa lega) ogni tanto preferisco permettermi un buon ristorante.
Li JALANTUÙMENE nonostante il viaggio, è uno di questi.
Forza Gegè!
Bell’articolo. Fotografa molto bene questo ristorante che apprezzo molto.