Poche ciance e vado subito al punto: avete mai fatto caso che fuori dei pochi “ristoranti di pregio” (non parliamo poi della quasi totalità delle pizzerie!), se per caso vi passa per la testa la malsana idea di ordinare una bottiglia di vino, avete molte probabilità di assistere a scene degne di Stanlio e Ollio?
Già, perché tolti i pochi bravi camerieri che hanno una concreta e professionale idea di come si apre una bottiglia di vino, in giro si assiste a di tutto di più.
E’ prassi comune assistere alla crudele frullatura della bottiglia di vino.
Camerieri palesemente poco avvezzi a maneggiare quell’importante gingillo tecnologico che è il cavatappi, con sprezzo del ridicolo si avventurano in aperture di bottiglie parecchio creative, ma che quasi tutte si concludono con il rito della frullatura della bottiglia, alias violenti e ripetuti rigiramenti del vetro che contiene il povero nettare di Bacco, malauguratamente incappato sotto le loro grinfie…
Tanti invece, una volta infilzato con fatica il sughero, forse per distrazione, forse perché gli va di fare così, si limitano a girare la bottiglia tenendo fermo il cavatappi, in alcuni casi senza neanche togliere la capsula.
Però ho assistito anche a epiche battaglie per “sbucciare” le capsule, magari usando un coltello (sic!) oppure con le proprie unghie.
Probabilmente, molti di questi camerieri non hanno mai fatto caso che la maggior parte dei cavatappi è dotato anche una piccola lama, studiata proprio per questo uso.
Ho visto anche, e più volte, la classica e molto diffusa “apertura” con la bottiglia tenuta ferma tra le gambe, ancor più deleteria sia per motivi igienici, sia per il calore che l’interno coscia del cameriere trasmette alla bottiglia…
Ho visto di tutto… ma con una cosa SEMPRE in comune, cioè la frullatura della bottiglia!
Ma è possibile che la maggioranza dei camerieri, avventizi & stagionali inclusi (sempre con le solite lodevoli & luminose eccezioni) non ha la più pallida idea di come si apre per benino una bottiglia di vino, e ne combina di tutti i colori?
Non ci vuole mica un dottorato in scienza dell’industria del sughero per aprire una bottiglia di vino con tutti i crismi! frullatura della bottiglia
Eppure… per personale conoscenza, ho scoperto che molti di questi avventizi e/o stagionali provetti nella frollatura del vino, ma anche parecchi camerieri “stabili”, hanno frequentato qualche istituto alberghiero.
Indi & poscia, come è possibile che nessuno degli insegnanti si è preso la briga di spiegare a questi baldi (ex) giovani come si apre una bottiglia e, cosa più importante, nessuno gli ha mai accennato che non bisogna mai frullare la bottiglia come se fosse fosse una maionese?
Ma… porcaccia miseria, il vino, anche se non di gran pregio, va sempre & comunque trattato con i guanti, non bisogna mai farlo soffrire.
Il frullare una bottiglia, specialmente se è una bottiglia con in fondo un po’ di sedimenti, per prima cosa è un atto di pura crudeltà da castigare con molte bacchettate sulle dita, poi è una semplice e lampante mancanza di professionalità. Punto.
Però d’altro canto, bisognerebbe punire con la medesima dose di bacchettate sulle falangi anche quei clienti che, volendo sfoggiare tutte la loro “competenza” in fatto di vino, una volta avuto a tavola il loro buon calice iniziano anche loro la frollatura, questa volta però del calice, alias rotearlo a velocità degne di una centrifuga di una lavatrice superautomatica.
Eh si… ho visto cose che voi umani…
frullatura della bottiglia
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?