Di Fabio Riccio
Anche a rischio di eseere ripetitivo (si: lo sono!!) ritorno su un argomento già trattato nelle mie gastroinvettive. Vedi https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/foto-in-primo-piano-dei-piatti/2014/12/
Però questa volta… partiamo dal contesto, diverso.
Cena con ottimi amici gastrodeliranti, ristorante di un certo livello, location amabilmente persa nel verde, ambiente minimalista, ottima materia prima & cucina interessante.
Un bel posto insomma.
Siamo solo noi nel ristorante, ma tant’è… sono solo pochi coperti, quindi si fa subito il pieno.
Alle 22,30 è quasi il momento del dolce quando in sala inaspettatamente entra una giovane, se non giovanissima coppia.
Lei – sufficientemente appariscente, abbigliamento “tirato” – quasi certamente sudamericana visto l’incarnato e i lineamenti, ma il tutto con dei capelli di un biondo certamente non “sparato”, ma improbabili in una persona con certi tratti somatici.
Lui – Ragazzotto un po’ barbuto, faccia così così, abbigliamento non saprei – classica faccia da universitario perpetuamente fuori corso, ma quasi di sicuro con papà mediamente danaroso che molla il centone per la cena con la sua bella di torno senza troppi patemi.
Dicevo… ore 22,30. Il ragazzotto confabula con la cameriera e carpisco da sprazzi di dialogo che forse ha prima telefonato.
Meno male che lo fanno mangiare – mi sa che due coperti in più di ‘sti tempi non sono da buttare!
I due si siedono, e neppure il tempo di qualche tenera effusione, che già giunge l’entree.
Non appena la cameriera si allontana, il baldo giovanotto anziché continuare con le effusioni con la sua bella o assaggiare il piatto, che sarebbe stato comprensibile & buon viatico per la cena (e il dopo…), invece afferra il suo supersmartphone con tanto di simbolo frutticolo mordicchiato bene in vista, e… click, ecco la prima foto dei piatti, con, e senza flash…
Scusate il temine “aulico” ma… che palle!
La cosa si ripete per tutti i piatti che vedo arrivare – per fortuna noi stiamo andando via, così ci risparmiamo altri click…
Ma vivaddio: ‘sto qui, invece di godersi la cenetta con la sua bella, la prima cosa che fa è fotografare i piatti, per poi “condividerli” con chissà chi, in quella sorta di gastropornografia del cibo che è purtroppo imperante.
C’è qualcosa di malato in questo.
Raccomandarsi alle foto dei piatti (oltretutto quasi sempre mal fatte) per far sapere magari al cugino o all’amico lontano quanto è buono l’antipasto, è senza se e senza ma segno di una disperata e sguaiata voglia di apparire. Stop.
E’ la voglia di mettere una sorta di imprimatur su ogni cosa che si fa’, si mangia o altro… e peggio ancora, di comprimerla in un messaggio neanche tanto subliminale: “vedi… io ho abbastanza soldi da spendere per andare al ristorante X” – e come prova di questo mando (condivido?) una orrida foto dei piatti, magari di una zuppa o di tutto il resto di quel che si è mangiato.
Scusatemi il paragone, forse poco appropriato, ma questa mania con il buon cibo, e la sua rappresentazione NON HA NULLA DA SPARTIRE. Questa ormai diffusissima “moda” delle foto dei piatti ad alzo zero mi fa’ venire in mente il comportamento di certi cani e altri animali, che per “marcare il territorio” spargono qualche goccia della loro pipì (si: chiamiamola con il suo vero nome!) su ogni albero, angolo e posto che ritengono “loro”.
La fotina su qualche social, sfocata e magari sovraesposta dell’antipasto o del primo, corrisponde alla pipì di Fido all’angolo della strada. Stop.
La cucina in tutto questo è estranea, nonostante tutti se ne riempiono la bocca e le memorie dei cellulari. La cucina e i sapori sono altra cosa.
Qui… la cucina è solo un pretesto.
La riflessione finale, è (purtroppo) la triste è tendenza all’isolamento delle sensazioni, che pur se iperconnessi, è proprio il contrario del vero e luminoso significato dello stare a tavola, che è prima di tutto la convivialità.
“Dall’anfora di quel vino in cui non c’è danno riempi una coppa, bevila, e un’altra porgila a me.” Omar Khayyâm
P.S. – Nell’articolo di cui ho messo il link sopra, si parla di un “collega” che con le foto in primo piano dei piatti ci sguazza molto, a scapito di quanto scrive (poco)
In questo caso atteggiamento ancor più triste, visto quello che fa nella vita…
Forse il collega si è trasfigurato in un antipasto o un dessert, magari in formato .jpg
Buon appetito a tutti, ma senza macchina fotografica o smartphone.
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
In effetti è diventata una vera e propria mania, innocua ma a volte fastidiosa.
Per alex.
Tanto innocua questa mania non mi sembra.
La cosa dilaga dal fast food di eriferia fino al ristorante stellato.
A parte l’idiozia di far questo, ma questi fotografi da quattro soldi, non possono mettere il loro cellulare sul silenzioso?
ormai i vari click sono diventati la colonna sonora di tanti ristoranti, e personalmente mi danno fastidio,