Di Fabio Riccio,
lo Chasselas, un vitigno a bacca bianca è anche conosciuto con questi sinonimi: (l’elenco è lunghetto…) Abelione, Abelone, Albilloidea, Alsacia blanca, Amber Chasselas, Amber Muscadine, Bar sur Aube, Bela Glera, Bela Zlahtnina, Berezka Prostaya, Berioska Casla, Beyaz Gutedel, Biela Plemenika Praskava, Biela Plemincka Chrapka, Biela Plemincka Pruskawa, Blanchette, Blanquette, Bon blanc, Bordo, Bournet, Bournot, Charapka, Chasselas, Chasselas Angevin, Chasselas bianco, Chasselas Blanc Royal, Chasselas Blanchette, Chasselas Crognant, Chasselas Croquant, Chasselas de Bar-sur-Aube, Chasselas de Bordeaux, Chasselas de Florence, Chasselas de Fontainebleau, Chasselas de Jalabert, Chasselas de la Contrie, Chasselas de la Naby, Chasselas de Moissac, Chasselas de Montauban, Chasselas de Mornain, Chasselas de Pondichéry, Chasselas de Pontchartrain, Chasselas de Pouilly, Chasselas de Quercy, Chasselas de Rappelo, Chasselas de Tenerife, Chasselas de Teneriffe, Chasselas de Thomeri, Chasselas de Toulaud, Chasselas de Vaud, Chasselas di Fountanbleau, Chasselas di Thomery, Chasselas Dorada, Chasselas Dorato, Chasselas Dore, Chasselas Dore Hatif, Chasselas Dore Salomon, Chasselas du Doubs, Chasselas du Portugal, Chasselas du Roi, Chasselas du Serail, Chasselas du Thor, Chasselas Dugommier, Chasselas Dur, Chasselas Fendant, Chasselas Hatif de Tenerife, Chasselas Haute Selection, Chasselas Jalabert, Chasselas Jaune Cire, Chasselas Piros, Chasselas Plant Droit, Chasselas Queen Victoria, Chasselas Reine Victoria, Chasselas Salsa, Chasselas Tokay Angevine, Chasselas Vert de la Cote, Chasselas White, Chasselat, Chrupka, Chrupka Biela, Chrupka Bila, Common Muscadine, Danka Belaya, Dinka Belaya, Dinka blanche, Dobrorozne, Doppelte Spanische, Dorin, Doucet, Eau Douce blanche, Edelschoen, Edelwein, Edelweiss, Edelxeiss, Elsaesser, Elsasser Weiss, Fabian, Fabiantraube, Fábiánszőlő, Fehér Chasselas, Fehér Fábiánszőlő, Fehér gyöngyszőlő, Fehér ropogós, Fendant, Fendant blanc, Fendant Roux, Fendant vert, Florenci Jouana, Fondan Belyi, Franceset, Franceseta, Frauentraube, Gamet, Gelber Gutedel, Gemeiner Gutedel, Gentil blanc, Gentil vert, Golden Bordeaux, Golden Chasselas, Grossblaettrige Spanische, Grosse Spanische, Grosser Spaniger, Gruener Gutedel, Gutedel, Gutedel Weiss, Gutedel Weisser, Gyöngyszőlő, Junker, Koenigs Gutedel, Kracher, Krachgutedel, Krachmost, Lardot, Lourdot, Maisa, Marzemina bianca, Marzemina Niduca, Morlenche, Mornan blanc, Mornen, Mornen blanc, Most, Most Rebe, Moster, Pariser Gutedel, Perlan, Pinzutella, Plamenka Belyi, Plant de Toulard, Plant de Toulaud, Plemenika Praskava, Plemenka, Plemenka Bela, Plemenka Rana, Pleminka Biela, Praskava, Pruscava Biela, Queen Victoria, Queen Victoria White, Raisin D’officier, Ranka, Rebe Herrn Fuchses, Reben Herm Fuchs, Reben Herrn, Rheinrebe, Rosmarinentraube, Rosmarintraube, Royal Muscadine, Sasla, Sasla Bela, Schoenedel, Shasla Belaya, Shasla Dore, Shasla Lechebnaya, Shasla Viktoria, Silberling, Silberweiss, Silberweissling, Silberwissling, Strapak, Suessling, Suesstraube, Sweetwater, Sweetwater White, Temprano, Temprano blanco, Terravin, Tribi Vognoble, Tribiano Tedesco, Ugne, Uslechtile Bile, Valais blanc, Viala, Viviser, Waelsche, Waelscher, Weisser Gutedel, Weisser Krachgutedel, White Chasselas, White Muscadine, White Sweetwater, White Van der Laan, Zlahtina, Zlahtnina, Zlahtnina Bijela, Zlatina e infine… Zupljanka!
Tanti nomi per un vitigno dalle origini ancora da definire in dettaglio.
Lo Chasselas, o comunque lo si chiami è il vitigno simbolo della viticultura della svizzera francese del Cantone del Vaud (lago Lemano o di Ginevra che dir si voglia), dove migliaia di ettari di Chasselas producono ottimi bianchi, quasi tutti destinati (che peccato!) al mercato interno del paese rossocrociato famoso per orologi & banchieri.
Ma lo Chasselas lo si trova ancora, anche se non così diffuso, anche in Francia, Germania, Spagna, Australia, Ungheria.
In Italia, fino a un secolo addietro, con il nome di Saslà era anche molto comune nei dintorni di Bologna.
Un vitigno dimenticato?
Forse…
Poi… (invece) una bella sera in enoteca mi propongono una bottiglia di Etnella Attia, però non so nulla di questo vino.
Mano sul cuore, l’oste mi garantisce della assoluta “naturalità” di questo vino.
Etichetta simpatica e azzeccata.
10,5° di alcol, ma è un dettaglio.
Lo assaggio e subito mi piace.
Non cambierà la storia dell’enologia, ma vi assicuro l’Etnella Attia è un vino che si fa bere dannatamente bene, e non ci trovo un difetto che sia uno.
Così, ci procuriamo un’altra bottiglia da portare a domicilio.
Qualche settimana dopo, con la giusta calma, cioè nella cucina di casa davanti a dei buoni pesci (orate & spigole) al cartoccio, stappo la bottiglia.
Già dal bel colore, si presenta bene, torbido quanto basta, evidentemente non filtrato.
Bene.
Da subito, mi convinco che per fortuna sono di fronte un vino non omologato, di sicuro non la solita acquarella di colonia per aperitivi con salatini & pizzette stantie da bar pseudo-fighetto.
Timorosamente, l’Etnella Attia avvolge il naso con pesche, fiori di arancio, ginestre e gelsomino. Quasi un déjà-vu che mi fa istintivamente pensare alla primavera.
Dopo poco arrivano le prime piroette olfattive, una una rapidissima evoluzione enfatizza tutti i sentori.
Ma è… una volta arrivato palato che è subito bingo.
Quasi salato, ma anche polposo e un po’ allappante, l’Etnella Attia va subito al dunque saltando i sensi e puntando dritto al cuore.
Gli basta poco per diventare una specie di piccolo turbine che trova la sua peculiare forza, da da una macerazione fatta con tutti i crismi e, cosa più importante, senza fretta.
Insomma, l‘Etnella Attia non è il solito vinello siculo da mangiata di pesce a Vigata del commissario Montalbano e sottoposti, tutt’altro.
Pur se anagraficamente giovane, l’Etnella Attia ha persistenza da vendere, avvolge e ammalia, combattendo e blandendo a tavola i bei sapori di spigole e orate, e non pago, alla fine si permette anche il lusso di tocchi di menta e timo.
Una grande piacevolezza, unita a facilità di beva che non sempre si trova.
Ma… l’Etnella Attia nello stesso tempo, è un vino siciliano e ossimoricamente, non lo è…
In ogni caso originale, mille miglia lontano dai triti stilemi che ormai sono la cifra stilistica di troppi bianchi siciliani figli d’ogni vitigno, inclusi certi “di nome” proprio del territorio dell’Etna da cui arriva.
Un vino fatto anche di spigoli aromatici e stridori gustativi, ma vivaddio… è proprio qui il bello della faccenda!
Nel mondo del vino c’è un disperato bisogno di rompere gli schemi.
Sono stufo & arcistufo di vini tutti uguali, voglio l’anima, voglio gli spigoli, voglio note antipatiche… nel vino come nelle persone!
Nei miei calici, non voglio noia o vini che sono diversi l’uno dall’altro solo per le etichette…
Curiosamente, rimane il busillis di come lo Chasselas per traverse vie sia arrivato quasi fin sopra l’Etna dove, giudicando il bel risultato in bottiglia, sembra trovarsi più che bene.
Ma… fin dall’inizio della storia del genere umano, le viti hanno sempre trovato posto nelle bisacce di chi si metteva in viaggio…
Provatelo!
Etnella
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Tel. 095 7177413
Cell. 392 1386775
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Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?