“La cucina è libertà. E comunque prima provate, poi ne riparliamo”
Sacrosante parole…
Così ha “argomentato” uno chef che udite udite… si è inventato la carbonara distillata (minuscolo d’obbligo), e per di più a calorie zero, cosa che non guasta mai, visti i salutisti d’assalto che ci sono in giro, che quelli non c’è lockdown che li ferma dalla loro guerra a grassi e colesterolo, e che considerano il carbonara day come un giorno di lutto.
Non entro nel merito se è buona o meno, non l’ho assaggiata ma non ne rifiuto a priori l’assaggio se mai mi capiterà a tiro, anzi, ma prima citando il grande Don lisander con uno scontato & inflazionato “ai posteri l’ardua sentenza”, poi avvalendomi anche delle facoltà che mi concede l’articolo 21 della nostra costituzione, dichiaro solennemente che in mia opinione (spero anche di altri…) una roba così è solo fumo negli occhi, perché, mettetela come volete, ma il cibo impegna tutti e cinque i sensi… perché lo si mangia, lo si guarda, lo si ascolta (il pippiare del eduardiano ragù) lo si odora, lo si introita e se è il caso lo si tocca anche.
Qui, se ho ben letto, della carbonara c’è solo un distillato, appunto.
Quindi, solo gusto e odorato.
Esperienza bisensoriale, quindi castrata.
Punto.
Il cibo e la cucina hanno una loro grammatica e una loro sintassi che non sono totem immutabili, anzi, si evolvono, cambiano o per meglio dire, si adattano ai tempi e all’evoluzione del gusto e del costume.
Però, additatemi come retrogrado, fissato, ripetitivo… e pur con tutta la voglia di essere aperto e ricettivo a nuovi linguaggi e diversi modelli di espressione, ma non mi riesce di etichettare questa “roba” come cucina, ma solo come un esercizio di virtuosismo tecnico, oppure una provocazione.
In ogni caso, una manovra di autopromozione & comunicazione molto ben riuscita, visto che perfino qui se ne parla, senza scomodare Wharol e il suo abusatissimo quarto d’ora di celebrità.
Ma… le provocazioni, quelle vere, quelle intelligenti, quelle fulminanti che fanno girare a mille le rotelline celebrali, lasciamole al compianto Piero Manzoni, o più di recente alle incerottate banane di Cattelan…
Ma per favore…
P.S. – leggo che lo chef in questione anni addietro ha vinto in uno show televisivo.
Non aggiungo altro.
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?