Di Fabio Riccio,
Scrivere di vino…
Non sono l’unico, lo faccio a modo mio.
In prima fila sempre piacevolezza e sensazioni, poi se è il caso, qualche notarella tecnica, chiara e intellegibile da chiunque.
Mi irritano invece gli elenchi stile telefonico di improbabili sentori, e i paroloni da eno-iniziati, per meglio dire, enofighetti.
Mettiamola cosi: un vino, magari ben fatto, ma che non va dritto al (mio) cuore, posso anche berlo, ma non ne cercherò mai una seconda bottiglia. Punto.
Sarà anche il super-vino di una azienda dai quarti di nobiltà con sede in qualche castello dalle cantine scavate nel quarantesimo secolo avanti Cristo, logicamente ristrutturato da qualche super-archi-star.
Sarà pure un vino recensito entusiasticamente con termini esoterici da quel tipo di critici spocchiosi in giacchetta & tastevin, con listino da tanto al chilo, o per meglio dire, tanto a riga scritta, non mi importa.
Quei vini, non fanno (più) per me. Punto.
Un vino, deve semplicemente piacermi.
Per passare i miei personalissimi “paletti” si deve lavorare in vigna e cantina in maniera rispettosa e “pulita”, senza raffazzonare intrugli da alchimista (purtroppo legali), e senza mistificare quel che il territorio regala, tutto il resto è fuffa.
Oltre questo, adoro provare vini di cui non so nulla, approcciandoli “di pancia”, per lasciarmi trascinare dalle sensazioni e dal cuore – senza fretta, senza interferenze – senza sudditanze.
Sono solo questi i vini che mi fanno stare bene, i vini “belli”.
Non sono molti.
Detto fatto, l’ultimo dell’anno 2017 ho incontrato un vino bello, vino che è diventato subito mio amico.
Si, io con i vini faccio amicizia!
I vini amici miei non sono vini altezzosi, la nobiltà non fa per me, l’unica nobiltà che mi piace è quella d’animo.
Così, sono amico dei vini da bere a tavola in osteria con amici, o magari a casa mia in cucina, il miglior luogo al mondo che conosco per assaggiar vino.
Così, quando ho stappato il Dogliani 2015 Nicholas Altare ho capito subito di avere davanti a me una gran bevuta, goduriosa, una bevuta “amica”.
Un vino amico da bere e avere tutto l’anno, non solo il 31 dicembre.
Il Dogliani 2015 Nicholas Altare da subito è vivo, anche all’occhio.
Malgrado la luce da ristorante, non ideale, al calice il suo rosso asciutto, un tantino fosco mi sembra quello di un non filtrato, per me un bonus.
Al naso, all’istante è una festa di frutta matura e intriganti baleni di china, ma anche profusione di fragole, ribes, e ciliegia, quasi balsamici.
Lasciato un po’ quieto nel calice per tirare fino mezzanotte, approda anche a sorprendenti accenni di menta.
Quasi come quando un quadro nei sogni si anima… in realtà è il vino che ha riconquistato il suo meritato ossigeno, negatogli dalla bottiglia.
Il vino respira, vive.
In bocca subito deflagra, il sorso, rigoroso e senza deragliamenti è anche civettuola dinamite che invita (già) alla successiva bottiglia, per non parlare del finale, lungo, elegante, godurioso davvero…
Il Dogliani 2015 Nicholas Altare è un vino di quelli che piacciono a me, lineare, forte e gentile nello stesso tempo, dai tannini compatti ma eleganti e dal frutto scuro, ma mai tenebroso.
Quasi una quadratura del cerchio.
Un sorso tira l’altro, e in breve tempo la bottiglia è vuota, mezzanotte è alle porte…
Quasi quasi, e se ne rimaneva un po’, alle tradizionali bollicine per brindare all’anno nuovo, avrei preferito un bel calice di Dogliani 2015 Nicholas Altare.
Vabbè, sarà per il prossimo anno!
Il Dolcetto di Dogliani, una delle sette (e più) denominazioni di questo vino, è il mio preferito della famiglia.
Ma oltre questo, e il Dogliani 2015 Nicholas Altare ne è una prova, nel variegato mondo dei dolcetti piemontesi ci sono quelli che finalmente si sono accorti che questo vitigno va preso e interpretato così com’è, senza forzate “barolizzazioni”, senza inverosimili trasfigurazioni da “vinoni macchiatovaglia”.
E… in più, stavolta mi soffermo anche sull’etichetta.
Semplice, essenziale, efficace, senza inutili storielle sul retro è bella così.
Anche l’etichetta rende questo vino inappuntabile, a tutti i livelli.
Bravo Nicholas Altare, un ragazzo che si impegna bene.
Azienda Agricola Altare
Nicholas Altare
Borgata Valdiberti, 32
12063 – Dogliani – CN
Tel. 348 9725965 – 346 5608665
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?