Di Fabio Riccio,
Metti una sera a cena fuori con amici.
Alt: stop motori, fermo immagine!
Ma… a voi di gastrodelirio non capita mai qualche volta di mangiare (e bere) a casa vostra?
Si, qualche volta capita di mangiare anche a casa…
Vabbè direte voi, appurato che ogni tanto mangiate anche a casa, non vi sembra che gastrodelirio negli ultimi tempi sia diventato una congrega di poco istituzionali e incendiari novelli “Savonarola”, questo sia per il cibo che per il vino?
Vero.
Verissimo.
Siamo estremisti.
Estremisti del gusto.
Faziosi.
Non vogliamo di certo abolire il chiaro di luna, ma con buona educazione, e senza forzare i termini, vogliamo abolire stereotipi e luoghi comuni, e questo vale sia per il cibo, che per il vino.
Fisiologia del gastro…
Niente sconti, niente compromessi, cerchiamo solo di essere una voce stonata dal coro, e i “numeretti” che conteggiano i lettori, danno ragione di questa scelta.
Così, in quest’ottica… metti la solita pigrizia che si ibrida con la mai sopita voglia di provare qualcosa di nuovo in bicchiere, ovviamente che ben accompagni il cibo, ed ecco arrivare una sera dove uno dei nostri (gastrodeliranti…) osti di riferimento tira fuori dal cilindro la carta giusta per ben iniziare la serata.
Côtes Catalanes Majas Blanc 2014 Domaine de Majas, appunto.
Aggiudicato sulla fiducia!
Mai sentito nominare?
Ma… proprio questo è il bello!
Dei miei osti mi fido, sanno bene cosa vogliamo bere e, cosa più importante, come lo vogliamo. Stop.
Partiamo da questa ipotesi.
Appena aperto, con un sughero in gran forma, e dopo una breve “rinfrescata”, il Côtes Catalanes Majas Blanc 2014 (non amo i bianchi troppo freddi, li preferisco appena freschi… 12° – 18°) porge il suo biglietto da visita regalando agli occhi un bel giallo, appena un attimo ambrato, ma luminoso, limpido quanto basta.
Archetti giusti.
Nessun indizio visivo di rifermentazione.
Nel calice è bello.
Un vino può, e deve essere bello, un vino non è mica scienza.
Ma un vino non lo si deve solo ammirare – prima lo si “sniffa” – e poi lo si beve, ponderandolo e introitandolo, facendolo diventare parte di noi, alla faccia di quella triste combriccola di eno-gastro-autocastrati che sono i sommelier astemi (malauguratamente esistono!)
Tornando al nostro Majas blanc, al naso è subito una piccola e quieta epifania di fiori bianchi e pesca, con un sottofondo ben percepibile di agrumi, ma anche noce di cocco e una delicata vaniglia.
Parte bene.
Intanto arriva il cibo.
Per me mozzarella di Bufala con acciughe del Cantabrico.
Ottime le acciughe, ma al palato brutta gatta da pelare, perché hanno una forza gustativa dirompente, e (logicamente…) sono sapide mica poco.
E’ questo il momento giusto per portare al palato il Côtes Catalanes Majas Blanc, è questo il momento di osare.
Il gioco si fa duro.
Immediatamente si fa volere bene, regalando un sorso fresco che ne butteresti giù damigiane, ma non solo, c’è anche una bella mineralità che in bocca lo rende teso, mentre il giusto alcol, risulta ben amalgamato.
Mi piace, molto.
Le acciughe sono domate quanto basta, mentre la mozzarella di bufala trae nuova energia dalla piacevole mineralità del nostro vino.
Un sorso tira l’altro – è vino va dritto al cuore – questo è quello che conta, altro che le frasi trite da enofighetti paludati in divisa…
La bottiglia finisce presto, purtroppo.
Del Côtes Catalanes Majas Blanc mi ha stupito la semplice complessità (un ossimoro, lo so), che nel mio immaginario gustativo, me lo fa immaginare anche come aperitivo estivo così com’è, oppure non troppo ereticamente anche come degno compagno di strada di una buona pizza fritta, proprio come di quella di cui ho già scritto qua… https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/antica-pizza-fritta-da-zia-esterina/2015/06/
Il finale è intenso, moderatamente lungo, ma il sentore di agruni, e la mineralità persistono un po’ di più.
Parliamo qui di un signor vino, un vino niente affatto stereotipato o inutilmente (come dicono a Roma) piacione, che però della sua linearità e, perdonatemi il termine scontato, della sua facile beva, fa il suo punto di forza.
Due parole sul produttore, e su come è fatto il vino.
Il Domaine Majas si trova in Francia nella valle Agly, a Caudiès-de-Fenouillèdes, un microscopico comune di circa 600 anime, sito nel dipartimento dei Pirenei Orientali nella regione della Linguadoca-Rossiglione, non distante dal confine con la Spagna.
Agnès e Alain Carrère, che conducono il Domaine Majas allevano vigne vecchie in altitudine, alcune anche di 120 anni, principalmente di Carignan, Grenache e Maccabeu, mentre in quelle piantate più di recente ci sono anche Merlot, Cabernet, Chardonnay e Rolle.
Il Domaine Majas è certificato Ecocert già dal 2007, e in cantina e in vigna si lavora molto pulito, ben oltre i disciplinari, secondo la filosofia biodinamica, quindi… solo un po’ di zolfo in vigna quando serve, e in vinificazione esclusivamente lieviti naturali, null’altro aggiunto.
Vasche di cemento, e quando si imbottiglia (se serve) si mette quel minimo di SO² per non buttare via il lavoro di un anno…
In dettaglio, il Côtes Catalanes Majas Blanc 2014 proviene da vigneti di circa 35 anni di età con rese relativamente basse (38 hl/h) su terreni argilloso-calcarei.
I vitigni che concorrono a realizzare il Côtes Catalanes Majas Blanc sono il Macabeu (45%), il Rolle (45%), e infine un po’ di Carignan blanc (10%).
Non dico altro.
Semplicemente provatelo, a me piace, molto!
Domaine de Majas
Agnès et Alain Carrere
21 rue de la Bartasse – 66220 Caudiès de Fenouillèdes
FRANCE
Tel +33 (0)4 68 59 94 41
Fax+33 (0)4 68 59 94 41
Alain +33 (0)6 21 61 38 74
Agnès +33 (0)6 13 32 03 27
GPS : 42°48’49,96N – 02°22’36,67
http://domainedemajas.wix.com/domaine-de-majas
domainedemajas@wanadoo.fr
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Articolo bello, sentito e originale su un vino pochissimo noto, almeno qui in Italia.
Davvero di nicchia, come il suo produttore.
Il Domaine de Majas fa vini naturali al 110%, in vigna come in cantina sono estremisti, e lasciano che le vigne facciano il loro corso da sole.
Non mettono nulla, e neache si sognano di farlo.
Solo (in certe annate) pochi mg di SO2 , ma infinitamente meno di quanto permettono i disciplinari francesi, e di quelli italiani preferisco non parlare, perchè si sfiora, anzi si supera il ridicolo… perchè definire ancora “Bio” un vino con più di 150 mg/l di solforosa è pura presa in giro.
Giusto per curiosità, lo sapevate che il Rolle, ampelograficamente parlando è un vitigno praticamente identico al vermentino e al Pigato?
Saluti e complimenti!