I rosati, un campo minato…
Nel mondo del vino la dicitura “rosati” indica un variegato e decisamente eterogeneo gruppo di tipologie di vino, che tra loro spesso condividono solo la cromaticità.
Tanti “rosati”, sono sensorialmente agli antipodi fra di loro, e di conseguenza difficilmente incasellabili in una unica categoria.
Semplificando al massimo (e oltre…)… c’è chi semplicemente si limita a torchiare insieme uve di diverso colore, c’è chi vinifica in bianco (o quasi…), e c’è chi si affida ad antiche tecniche un po’ più complesse, come il salasso, la svacata e altre.
Esiste anche l’assemblaggio di vini bianchi e rossi: però questa tecnica viene usata esclusivamente nella spumantizzazione, ed è proibita per legge per qualsiasi altra tipologia di vini rosati.
Indi… fare una classifica dei rosati è ben più un azzardo, ma ci si prova!
Però, come per tutte le personalissime classifiche di gastrodelirio, anche per i “rosati” privilegiamo piacevolezza complessiva e approccio emotivo, con i soli e fondamentali discrimini che applichiamo sempre su www.gastrodelirio.it
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Appartenere notoriamente e pubblicamente al mondo del “Vino naturale”, indi, niente vini solo certificati Bio, ne’ solo biodinamici etc etc.
- Assaggio votato alla piacevolezza emotiva complessiva.
- Nessun difetto di sorta. Classifica di gastrodelirio vini rosati inizio 2022
1° – Château de Roquefort Corail
Un rosato… quasi rosa corallo, che all’occhio ricorda la dolcezza di certi tramonti e che, vista la zona da dove arriva, sarebbe di sicuro piaciuto al grande Jean-Claude Izzo.
Syrah, Cinsault, Clairette, Grenache Noir, Grenache Blanc, Carignan da vigne “non più giovani”, per un vino che narrare solo come fresco e minerale, è riduttivo: il Corail è un pezzo di Provenza virato in rosa in calice.
Floreale, frutta, spezie e agrumi. In bocca è brioso, sbarazzino e mai esile, chiude con un finale salino che sa di vento… proprio come il vento salino del mattino che incontra il caldo frinire delle cicale in estate.
Beverino & ammiccante da scolarsene casse intere anche per godere del lussureggiante finale.
Un fuoriclasse, provare per credere.
2° – Mephisto Canlibero – Torrecuso (BN)
Aglianico, Fiano, Falanghina e Trebbiano dal Sannio beneventano, tutti insieme per un colore in calice magicamente indefinibile.
Appena aperto le prova tutte per riuscire antipatico a naso e palato, nascondendosi dietro le acide note dell’aglianico.
Ma… basta poco, e (specialmente al palato…) scoppia una bomba fatta di acidità e mineralità a go-go, floreale e di un agrumato quasi citrico memorabile.
Il finale, lungo, è da campione, con l’alcol magicamente avviluppato alle spezie, in primis pepe e cardamomo.
Emozionante, niente affatto omologato.
3° – Giusi Cerasuolo D’Abruzzo DOC Tenuta Terraviva Tortoreto (TE)
Più che un vino, è un punto fermo…
Rosa forte e luccicante in calice che è un diletto vederlo.
Al naso colpi di ciliegia, lampone, frutti rossi e menzioni di floreale che, con l’evoluzione, in qualche bottiglia convulsa, in altre decisamente meno, virano su maggiorana e tenui cenni di tabacco.
Palato succulento, fresco, avvolgente, anche per i tannini ben leggibili che aiutano la persistenza chiudendo con lode un gran bel quadro sensoriale. Grande beva e inarrivabile ecletticità nell’accostarsi quasi ad ogni sapore gastronomico.
4° – Tenuta Macchiarola Primitivo Rosato Salento IGT
Primitivo al 100%, al calice sfoggia un rosato carico e un po’ velato, sembra quasi il color cremisi dei Fez da bersagliere.
Come tutte le cose belle non è facile da trovare, viste le poche bottiglie prodotte, ma vi assicuro che esprime una dose di bellezza non indifferente. Non come ineccepibilità formale, ma perché in calice per chi lo assaggia ci sono cangianti emozioni a iosa e tutto il caldo di fine estate della Puglia, da dove ci arriva.
Di questi tempi, di questo tipo di bellezza senza trucchi e belletti ne abbiamo tanto bisogno!
Un vino, da amare, coccolare e saltando tutti i preamboli, da ricordare.
Tutto il resto, è solo becero ciarpame da enoalchimisti.
Classifica di gastrodelirio vini rosati inizio 2022
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?