Quasi al giro di boa di questo 2021, ecco la personalissima e non competitiva classifica di Gastrodelirio dei cinque migliori bianchi naturali degustati nel primo semestre 2021.
Attention chenin méchant
Sui cancelli delle case di campagna francesi spesso c’è il cartello “Attention chien méchant”.
Tradotto alla buona, “attenti al cane”.
Qui, quello che morde davvero è dello Chenin in purezza, piccolo eno-capolavoro che azzanna i sensi parlando a pieno di vitigno e territorio, e che arriva da Sainte–Radegonde-des-Pommiers dalle parti della Valle della Loira da Nicolas Reau, ex pianista jazz con studi di enologia alle spalle, che nel 1999 molla spartiti & Jam session e si dedica tutto al vino.
Forza, carattere e un gran caleidoscopio sensoriale per un vino da approcciare di cuore e che merita in pieno la prima pagina del manuale delle emozioni in calice.
Logicamente, in vigna e cantina niente belletti ne’ alchimie.
Da averne sempre un cartone sottomano.
Sempre in due azienda agricola Fra i Monti Terelle (FR)
Maturano, autoctono laziale dalla Val di Comino, proprio come mamma l’ha fatto cioè in purezza, e senza enoporcate.
Vigne a mille metri.
Rese basse. Fermentazione spontanea in tini aperti, macerazione sulle bucce per sei/otto giorni.
Affinamento in anfora per 8 mesi.
Fine.
Naso strabordante di frutti tropicali, Ananas e Mango maturo su tutto.
Ricco, suadente e ben strutturato, grande spalla acida e tanta sapidità.
Finale lungo & placido, ricco di agrumato e con note di erba fresca e mela annurca.
Splendido imprinting sensoriale per un nuovo (per me…) vitigno.
Questo, anche, e sopratutto è il gran bello del vino, scusate se è poco!
La corte vino bianco Azienda La Morella
Non capisco perché tanti alla sola parola sfuso storcono il naso con aria schifata.
C’è sfuso e sfuso, e questo che arriva dai colli tortonesi, pur non rivoluzionando l’enologia contemporanea, per emozioni e complessità sensoriale compete ad armi pari con tanti blasonati concorrenti in vetro, con in più l’impagabile bonus di far immediatamente star bene i fortunati che se lo ritrovano in calice.
Salino, fresco e floreale di primavera, ricco, anzi: opulento al palato e di ottima beva.
Un bel Bag-in-box di un ottimo bianco di territorio e basta, senza orpelli e senza (non solo metaforicamente) puzze al naso.
E… lo chiamano sfuso!
Da bere a litri, in questo caso tre.
Fontanasanta Manzoni Bianco 2019
L’incrocio Manzoni, il vitigno, non la strada che incrocia Via Montenapoleone, mi piace.
Brioso, poliedrico, non allineato e di carattere, proprio per questo il Fontanasanta va goduto d’istinto, mica di tecnica.
Naso importante di fiori, mela verde, erba tagliata, erica, spezie e a tratti incenso.
Al palato è corposo, sapido e di bella acidità, con tannini accennati.
In definitiva… vivo, pieno, strutturato e minerale, affatto imbolsito dalla gran spalla acida, e all’opposto, dai soli 12° di alcol.
Elisabetta Foradori, la signora del Teroldego, ancora una volta ci dimostra come si può gestire un limpido approccio artigiano e pulito, anche realizzando numeri non indifferenti.
Quadratura del cerchio?
Boh, intanto ne ordino un cartone!
R 2019 La Bohème Patrick Bouju
Lo versi in calice, e già le prime molecole che approcciano i sensi urlano al mondo che è un vino bello, fuori da ogni schema.
Così, lo sconsiglio caldamente a tutti quei personaggi dai volti pensierosi e apparentemente professionali che (bontà loro…), con assaggio di ½ cc in un nanosecondo, deliberano con paroloni più o meno alati (o criptici modello Sibilla Cumana…) la bontà o meno di un vino.
No, qui siamo di fronte a un qualcosa di così sensorialmente esuberante che, dopo l’assaggio vi farà tornare gli stessi occhi sognanti che guardano al cielo che avevate dopo il primo bacio…
Riesling in purezza, naturale fino al midollo, l’ R 2019 arriva dall’ Auvergne (Alvernia), nel centro della Francia, regione poco popolata e… curiosamente più famosa per i suoi tanti vulcani spenti che per il vino.
In ogni caso un vero coup de foudre!
classifica di Gastrodelirio dei cinque migliori bianchi naturali
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?