L’estate 2022 finalmente ha “ingranato”, sole e gente ovunque.
Quasi un liberi tutti, perché del doman non v’è certezza… (un po’ è vero).
Mare, montagna o campagna… quel che conta è rilassarsi, e proprio le sfumature del tramonto sono il momento migliore per degustare al posto dei soliti insignificanti “prosecchini” e “pseudo Spritz” (più salatini stantii…) qualche nettare di bacco serio, rigorosamente “naturale”.
Cielo e sole giocano a nascondino imitando le sfumature di certi rosati…
Mai fatto caso?
Ai primi accenni di tramonto…
Musar Jeune Bianco
Chardonnay, Vermentino, Viognier, vitigni stranoti forse, allevati e vinificati oltre il bio nel caldo mediorientale della valle della Beqa in Libano, purtroppo più nota per gli eventi bellici che per il vino…
Non rientra nei rassicuranti criteri di una certa enologia perfettina lesta al lavandino appena si devia di un millimetro dai “sacri canoni”, ma proprio per questo si fa amare, anche nelle bottiglie più “irruente”.
Appena inizia il tramonto…
Mineral + di Frantz Saumon
Da bere appena fresco, stuzzica il cuore ancor prima di naso e palato.
Se un vino come questo c’è, di sicuro la vita è bella, e la perfezione enoica esiste. Chenin e basta da più vigne, diverse per età, terreni ed esposizione.
Tecnicamente una AOC (parente delle nostre DOC), in pratica un concentrato di bello dai mille e più sentori privo di difetti.
Minerale come una pietra dimenticata dai flutti sul bagnasciuga, è un vero e proprio fuoriclasse da non perdere, anche in inverno...
A metà tramonto… ma guai a ibernarlo!
G & M – Domaine de La Bohème di Patrick Bouju
Scoppiettante ai sensi, ma perfettamente equilibrato e con una spalla acida perfetta, il che non capita spesso, anche nel mondo “naturale”.
Adrenalinico e sognante al naso, è un blend di Muscat, Grenache Gris, Riesling e Auxerrois che prendere a schiaffi i sensi da non paragonare assolutamente ai tanti banalissimi orange che nel 2022 folleggiano in ogni dove con i quali condivide solo il colore.
Un vero cimento sensoriale e, il semplice atto di assaggiarlo vale più di ogni trita spiegazione sul perché bere “naturale”, e perché è bello farlo.
Appena fresco, quando l’ultimo lembo di sole è tramontato...
Asyrtico Ariousios
Sontuoso figlio di un piede franco pre-filossera dall’isola di Chios in Grecia bello come mamma l’ha fatto, senza traccia alcuna di enoporcate.
Frutta & floreale, timo, lentisco, salvia e macchia mediterranea a iosa…
Beva energica, sapida e fremente di minerale con un finale mieloso, lungo ed elegante. Ammalia, specialmente per gli sbarazzini indizi ossidativi.
Prima che il crepuscolo ceda il passo alle stelle…
Felcebianco un vino come alimento – Andrea Marcesini
Ci rammenta che il vino nasce come alimento, anche se dalla prima “ciucca” documentata (quella di un tal Noè) lo abbiamo trasformato prima in un godimento per i sensi, e poi nel più bel lubrificante sociale al mondo.
Mix territoriale di Malvasia, Trebbiano, Vermentino.
Caleidoscopico naso di frutta a polpa bianca, fiori di campo e agrumi che, evolvendosi sfumano su cenni amari di chinotto, ben intrecciati a salino e minerale.
Qualche piroetta in bocca e poi è snello, detonando in una freschezza salina, iodata & agrumata, chiaro richiamo ad aprire un’altra bottiglia.
cinque vini naturali da bere al tramonto
cinque vini naturali da bere al tramonto
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?