Di Fabio Riccio,
Il vino, in fiasco.
Di vini in fiasco almeno di quelli buoni, anzi, molto buoni, in giro non se ne vedono poi tanti.
Chissà perché il fiasco, inteso come recipiente, pur se presente nell’immaginario collettivo come sinonimo di vino, in realtà non trova molti produttori che lo amano, almeno oltre il folklore.
Peccato.
Poi… il fiasco inteso come simbolo, almeno per un certo tipo di iconografia, è diventato come il ciuff ciuff del treno a vapore per i bambini.
La quasi totalità dei pargoli del 21° secolo non ha mai visto un treno a vapore, ma le mamme imperterrite continuano a fare ciuff ciuff per indicare qualsiasi treno, anche i moderni treni supertecnologici.
Stesso discorso per il fiasco.
Il modo di dire “un fiasco di vino” è vivo e vegeto, ma i fiaschi in giro sono pochi.
Tralascio volutamente quelli riempiti di dubbi vinacci per turisti di bocca buona, quelli che si vedono ancora nei negozietti “acchiappaturisti”, insieme alle palle con la neve e alle calamite da frigo con santo benedicente incluso.
Però, a dispetto tutto questo, in una delle mie eno-gastro-peregrinazioni ho invece trovato nientedimeno che un fiasco di “Triple A”!
Un vero colpaccio.
Evviva!
Un Chianti classico, in fiasco, che oltre ad essere piaciuto al sottoscritto, quasi certamente sarebbe piaciuto anche al benemerito Bettino Ricasoli, uno che di Chianti se ne intendeva parecchio…
Chianti Classico Buondonno.
Premetto che il fiasco del Chianti classico Buonodonno è uno di quelli seri.
Non è mica di plastica, o di quelli disegnati sul vetro o altro obbrobri.
Un VERO fiasco fatto con le regolamentari strisce di sala (o paglia) VERE, posizionate in senso verticale, e della sua base, sempre in “fibre” vegetali alla maniera del Chianti, appunto.
Aggiungo anche che un Chianti triple A, come lo è il Chianti classico Buonodonno, mancava alla mia collezione di vini bevuti, degustati e apprezzati.
Ragion per cui… a questo punto, e nel pieno dello spirito di gastrodelirio, semplicemente parlerò di questo vino.
Niente punteggi o sterili classifiche numeriche da “Serial Taster” da 100 & più vini a sessione di assaggio pomeridiana.
Nemmeno una di quelle roboanti disanime tecniche e gustative a cavallo tra la chimica e l’esoterismo lessicale.
Semplicemente, racconterò in breve perché il Chianti classico Buonodonno mi è piaciuto, e molto anche, perchè… a noi di gastrodelirio se qualcosa non ci piace, o non ci convince in parte o del tutto, non ne scriviamo. Punto.
Innanzitutto il colore: il classico colore rubino del Chianti, che non è solo un colore, ma anche una categoria dello spirito.
Entra in azione il naso (il mio…) subito investito delicatamente da un bel po’ di sentori di frutta matura, di quelli nitidi, piacevoli e leggibili anche da chi non è esperto di vino.
Sono i sentori che ti fanno star bene e sorridere con in mano un calice, anche se con il passar del tempo, al naso approdano anche anice, cuoio, tabacco e qualche fronzolo speziato dolce, non invadente però.
In bocca invece il Chianti classico Buonodonno è subito pieno e armonico, mentre i tannini appena si percepiscono (qualche eno-solone li definirebbe eleganti).
Per finire la beva, agile, fresca e piacevole come ce la si aspetta da un buon Chianti, un vino che senza strepiti e vanaglorie è in grado di elargire belle emozioni nel calice.
Il Chianti classico Buonodonno è uno di quei Chianti con tutte le carte in regola e senza tracce di improbabili interpretazioni “creative”.
Un Chianti, se ben fatto, è un vino buono semplicemente così com’è.
Il Chianti classico Buonodonno, come già detto in apertura è un vino Triple A, ovvero Agricoltori Artigiani Artisti, quindi fatto da gente che con il vino, va ben oltre i logori e troppo indulgenti disciplinari del Bio, questo sia in vigna che in cantina.
Tutta la filiera, dalla vigna fino al fiasco è “pulita”, rispettosa dell’ambiente, e non ultima, anche della salubrità di quel che finirà in bottiglia (fiasco in questo caso…).
Un altra delle mille sfaccettature del mondo del “vino naturale”…
E… così, nell’ottica di quel “patto tra gentiluomini” che dovrebbe sempre regolare il rapporto tra chi il vino lo fa e chi lo beve, mi basta sapere questo.
Mi fido.
Il Chianti classico Buonodonno è buono, si fa bere che è un piacere… e tutto il resto è solo aria fritta.
Provatelo!
Per chi ne vuol sapere di più… http://www.triplea.it/producers/33-buondonno
Azienda Agricola Casavecchia alla Piazza
Località La Piazza, 37
53011 – Castellina in Chianti (SI)
Tel e Fax. 0577 733662
Cell. 333 6456680
www.buondonno.com/
buondonno@chianticlassico.com
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?