Di Fabio Riccio,
Non metto limiti né di tipologia né di geografia, però per scelta, e questo da un bel po’, ho deciso di scrivere solo di vini che mi piacciono, molto.
Partiamo da questo. Chè Chà
Se mi piacciono solo un po’, oppure se sono solo corretti, e/o non lasciano il segno, possono essere “naturali” quanto vi pare, ma non ne scrivo. Punto.
D’accordo che la “naturalità”, in tutte le sue sfaccettature per me è un discrimine, assoluto.
Però…
Non mi importa se è fatto nel migliore e più pulito dei modi possibile.
Neanche mi importa se non c’è neanche un singolo atomo di chimica di sintesi o altro
Per passare sotto le mie personali forche caudine, un vino mi deve piacere, e molto.
Tutto il resto, è solo eno-fuffa.
Ammetto però che qualche onesto vino gastrodelirante negli tempi l’ho bevuto.
Qualcuno anche interessante, altri un po’ meno, ma a parte qualche “solito noto”, in questo residuo brandello di 2017 nel mio carniere di bevitore “fuori dalle righe” mancava una bottiglia con quel quid in più di non-so-bene-che che… regala emozioni.
Quel quid che fa venire voglia di stappare un’altra bottiglia già dopo il primo sorso della prima…
Vini da bere a secchiate, chiamiamoli così, vini che per essere apprezzati richiedono un approccio eminentemente emozionale, di pancia anzi.
Al diavolo la tecnica e tutti i sommellier spocchiosi che straparlano in termini arcani, anche se di fronte hanno un pubblico di comuni mortali, compresa la casalinga di Voghera che a stento ha provato il vino di superciuk.
Al diavolo anche quelli che con sprezzo del ridicolo, cercano solo la perfezione tecnica a scapito della componente emozionale.
Al diavolo pure gli estimatori dei vinelli scontati da bere a temperature artiche con signorine in tacco 12, giacchetta & tastevin (e scollatura bene in vista).
Sono la dimostrazione vivente che un premio ad Antonio Albanese per il suo libro Lenticchie alla Julienne sarebbe cosa saggia e giusta.
Gira e rigira ed eccola qui, la bottiglia che cercavo per finire in gloria il 2017.
Una curiosa e piacevole etichetta… Chè Chà della Cascina Baricchi in quel di Neviglie nelle Langhe, provincia di Cuneo. Di questo vino ne so molto poco, e per (mia) onestà intellettuale non voglio saperne molto.
Come al solito, prima assaggio & degusto, senza preconcetti, e poi si vedrà.
Voglio che miei sensi e la mia coscienza siano come un foglio bianco.
Così, pochi minuti e questo inusuale (almeno per me) “misto” di Chenin e Chardonnay già mi conquista, un vero fulmine a ciel sereno.
Il colore del Chè Chà depone bene, anche il tappo appare in gran salute.
Al naso è subito festa, con tanta scoppiettante frutta gialla, ma anche con “olezzi” misurati di miele e agrumi, vanigliosi e ben tondi, che subito coccolano e punzecchiano le narici.
Ma… è al palato che il Chè Chà si dimostra il fuoriclasse che è.
Prima di tutto una beva pazzesca, poi una sapidità notevole ma non invadente, da primo della classe, praticamente perfetta.
L’acidità, fa crepitare il palato quasi come una scossa elettrica a 220 volt, ma anche senza superflue durezze, e così nel lungo e brillante finale, dopo la giusta evoluzione, spunta anche un sentore quasi legnoso, quasi come quello di certe barrique di “ennesimo passaggio”, sentore che onestamente ci sta proprio bene nell’equilibrio complessivo.
Difetti?
Ridotto, puzzette varie, volatile, ossidazioni eccessive, cane bagnato, gatto in salmì, sentori di stalla bulgara etc etc?
Zero, non pervenuti.
C’è solo il vino, bello, caldo e gioioso, dove si legge chiaramente il cuore e il “gran manico di chi lo fa.
Il Chè Chà Cascina Baricchi mi piace.
Senza sterili giri di parole mi ha fatto stare bene, perché il mio discrimine nel giudicare il nettare di bacco è la capacità di andare dritto al cuore, senza inutili ghirigori tra naso e palato, senza inutili scientismi, ma con concretezza e piacevolezza.
Di sicuro un vino non stereotipato, di sicuro un vino che se troverò ancora sulla mia strada, berrò di nuovo.
Un vino che merita l’aggettivo “bello”.
Un vino davvero… gastrodelirante!
Azienda Vinicola Cascina Baricchi
Via Tinella, 15
12050 – Neviglie (CN)
Tel. 0173 630141
Cell. 348 7146500
Email: cascinabaricchi@libero.it
www.cascinabaricchi.it
Chè Chà Cascina Baricchi mi piace.
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?