Di Fabio Riccio
Una serata in compagnia di produttori di birra… Detto & fatto!
Il 12 marzo 2014 alla Drogheria Buonconsiglio di Vasto, ho portato a temine con successo anche questa prova, passando più o meno indenne e senza danni pancreatici apparenti la serata in compagnia dei due bravi produttori di un nuovo birrificio artigianale, La Casa di Cura di Crognaleto (TE).
Nome decisamente goliardico per un birrificio, che però già dalle prime due birre di fresco sfornate, mostra di avere una sua peculiare idea di Birra.
Avventurarmi in un resoconto superdettagliato e “molto tecnico” delle birre assaggiate nella serata rischierebbe di essere noioso, quindi cercherò di concentrarmi su tutto quello che “mi ricordo” meglio e che ha colpito il mio senso del gusto.
Siete pronti? Via, si parte!
Si aprono le danze con la FLEBO, una non troppo usuale “brown ale” di chiara impostazione british, prodotta logicamente con malti e luppoli d’oltremanica (ma l’acqua è rigidamente abruzzese eh…). A detta dei birrai, non è un caso che anche il lievito arrivi dalla “perfida Albione”. Scelto volutamente “neutro”, il lievito ha (quasi…) il solo compito di esaltare e portare in primo piano al palato, luppoli e malti, riuscendoci in pieno.
Il risultato al palato di tutto questo? Una gradevole birra beverina dalla chiara identità, perfetta anche come birra “d’attacco” per avvicinare un certo tipo di pubblico ben poco avvezzo alle birre artigianali, a qualcosa di meglio delle solite birre industriali “a collo lungo” adatte per la passatella(1)
Nel frattempo, anche per mettere ordine al flusso di bicchieri tra il bancone e tavoli e i relativi ingorghi, Riccardo, Fabio & Gianfranco (i magnifici tre della Drogheria Buonconsiglio) iniziavano ad destreggiarsi in cucina con piatti e panini, aprendo la parte gastronomica della serata con un indovinato accostamento tra asparagi e Patanegra, che con la FLEBO ci stava davvero bene.
A questo punto, con le papille gustative già ben rodate, e il luppolo entrato in circolo iniziavano ad arrivare i primi esemplari della TSO(2) (la birra da impazzire?).
Cosa è la TSO? Perdonatemi ma… faccio prima a spiegarlo con un bel copia/incolla dal sito del Birrificio La Casa di cura.
«La TSO(2)non è solo un’IPA(3) è anche un’idea, una birra ad alta fermentazione che sarà sempre monomalto monoluppolo e monospezia. Ed ogni lotto sarà unico:
1. Nel primo (Lo113 e L0213) abbiamo utilizzato:
– malto “pilsner”
– luppolo “citra”
– spezia “cedrina” (lippia citrodora)
2. Nel secondo (Lo114 e L0214) ci sono:
– malto “pilsner”
– luppolo “chinook”
– “aghi di abete Douglas”»
Insomma… parliamo una originale e ben strutturata IPA con un riconoscibile sentore di aghi di pino, che la rende amabilmente anomala nel panorama delle IPA.
Come impressione personale, fin dal primo sorso la TSO mi ha però fatto tornare in mente un eccezionale piatto assaggiato non molto tempo fa’ al ristorante Le Colline Ciociare di Acuto (FR) del grande Salvatore Tassa – il Gambero… andata e ritorno– cioè il compendio del Tassa pensiero: un gambero freschissimo ma affumicato con il pino, di cui bisogna prima succhiarne il carapace, poi mangiarne la polpa morbida e balsamica, e quindi concludere con il gelato di bissque, per ritrovare all’istante la sensazione di mare e bosco insieme. Ecco: la TSO la avrei vista bene ad accompagnare questo piatto.
Però… Acuto è lontanuccia, e così a stimolare (bene) le già sature papille gustative ci hanno pensato i bei panini “creativi” inventati dai ragazzi della Drogheria, dove nel primo lo tzatziki fa’ compagnia magnificamente alle polpette in stile “quelle della nonna”, e nel secondo una saporita salsiccia sposa con grazia suadente il peperone.
Per concludere la serata arriva anche la terza sorpresa. Dal birrifio Opperbacco di Notaresco (TE) arriva la Imperial Undergroud (tecnicamente una Imperial Stout) che con una struttura decisa ma non invadente, e un bel sentore di caffè chiudeva degnamente la serata riuscendo a mettere tutto d’accordo.
A questo punto, saturi di birra e decisamente giocondi come tutto il resto dei partecipanti alla bella serata, siamo rientrati alla base con in mente il famoso detto “chi beve birra campa cent’anni”– Forse è vero…
1) – La Passatella è un gioco da osteria che ha le sue origini nella Roma antica (ne parlano Catone ed Orazio), e divenne parte della tradizione romanesca nella Roma dei Papi. Lo scopo del gioco è quello di non far bere il vino o altre bevande alcoliche leggere ad un partecipante al fine di screditarlo od umiliarlo.
2) – Con trattamento sanitario obbligatorio (T.S.O.), in Italia si intendono procedure sanitarie normate e con specifiche tutele di legge, che possono essere applicate in caso di motivata necessità e urgenza clinica, conseguenti al rifiuto al trattamento del soggetto che soffra di una grave patologia psichiatrica o infettiva non altrimenti gestibile, a tutela della sua salute e sicurezza e/o della salute pubblica.
3) – India Pale Ale (abbreviata in IPA) è una tipologia di birra appartenente alla più ampia categoria delle pale ale. Inizialmente fu prodotta in Inghilterra nel XVIII secolo.
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
A Chieti città, c’è qualche locale dove trovare queste birre? Grazie,
Come sempre grande serata e compagnia ben “maltata” dagli amici di DBC!
un saluto a tutti e a presto
Stefano e Claudia
Grazie Fabio, fantastica serata, bellissima recensione, un saluto a tutti i commensali del nostro tavolo ed un ringraziamento a Riccardo Fabio e Gianfranco per la splendida ospitalità. Avanti così e buon moelleux a tutti!!!!