Di Fabio Riccio
Barilotto è un uomo di mezza età dalle fattezze cuboidi, vale a dire che larghezza e altezza in lui sono tragicamente simili.
Come la sua gentile (neanche tanto poi, è una vera Iena…) consorte, barilotto lavora alla Megaditta come impiegato tecnico-amministrativo di 29° livello.
Prima di diventare impiegato il buon Barilotto è stato un po’ di tutto: contabile in una ditta di pompe funebri, vice-aiuto-sostituto portiere in un condominio, allevatore di lombrichi allo stato brado, e infine guida turistica abusiva in una città del nord Italia.
Raggiunto il culmine della sua carriera nella Megaditta, a poco più di quarant’anni Barilotto ha finalmente trovato una nuova passione: si è autonominato esperto di ristoranti.
Ok, bene, direte voi, ma dove è il problema… Barilotto non può fare quello che più gli garba?
Il problema invece c’è: Barilotto e relativa consorte, per impenetrabili e arcani motivi, sono “emersi” come quelli che nella Megaditta sono i grandi e intoccabili esperti di cibo e ristoranti, vista anche il loro sgrammaticato imperversare su un noto sito verdognolo di recensioni online.
Insomma, ormai sono loro quelli che propongono e impongono dove, e come organizzare le temutissime cene aziendali.
In Megaditta, qualcuno bene informato, a mezza voce sussurra che Barilotto sia uno dei più prolifici scribacchini di questo noto sito di recensioni gastronomiche online, ma solo ed esclusivamente dei ristoranti dove non si paga oltre i venti euro a cranio (tutto compreso).
Le cene aziendali, sia ben chiaro, nella Megaditta come in altre collettività lavorative, sono in genere sempre all’insegna della più angosciante desolazione, e vista la capacità di Barilotto di scegliere con certosina pazienza sempre e comunque i ristoranti più beceri e economici, il tutto quasi sempre si risolve in vere e proprie sedute di tortura per i malcapitati partecipanti.
Barilotto in città (e oltre) li conosce tutti, ma proprio tutti i posti beceri, inoltre è anche grande amico di alcuni di questi personaggi, che si fregiano immeritatamente del titolo di ristoratori.
Ma… è nell’ultima cena “sociale” (ogni riferimento è volutamente non casuale) che Barilotto ha dato il massimo, superando se stesso.
Spendendo al meglio tutta la sua autorevolezza (?) di raffinato gourmet, Barilotto ha organizzato la cena di mezzo autunno della Megaditta nientedimeno che da Gigino, altrimenti meglio noto come Il lercio”, al centro di via fratelli d’Italia in città.
Barilotto dopo innumerevoli e reiterati bizantinismi, è riuscito a spuntare (contrattando per ore) un costo per ogni coperto di 14,50 euro per ben quattro portate più bevande, invece dei 17,50 euro richiesti in un primo tempo dal Lercio Gigino…
Chi è Gigino il Lercio?
Gigino è il titolare di un ristorante, ma forse chiamarlo ristorante è eccessivo.
Meglio è definirlo un posto (postaccio), dove ci si riempie lo stomaco di calorie…
Il look esteriore di Gigino ricorda un po’ quello di certi Osti anni ’50 del secolo scorso, emigrati oltralpe e oltreoceano, con però il tocco di alta classe della fascia asciuga sudore sulla fronte, con sopra scritto in un poco credibile giapponese 玉砕 o バンザイ突撃 (Banzai!) – in pratica con il look di Gigino siamo ben oltre il trash.
Gigino, sin dal primo giorno che ha alzato la saracinesca, è stato (inconsapevolmente) l’iniziatore di una nuova categoria di locali: le bettole del 21° secolo, dette anche Bettole 2.0 (mediando il tutto dai linguaggi dei programmatori informatici).
Gigino non si sa dove abbia imparato a cucinare, se cucinare è il termine giusto per indicare il riscaldamento diretto e indiretto di alcuni cibi di varia consistenza e ignota provenienza.
Per non annoiarvi ancora…
Morale della favola… volete sapere come è finita la cena di mezza estate dei dipendenti della Megaditta?
Qui il menù completo.
- Antipasto di (pochi) salumi di dubbio gusto e omogeneità, con evidente abuso di esaltatore di sapidità, meglio noto come glutammato monosodico.
- Formaggi (in realtà tristi ammassi di grassi e caseina, tenuti malamente insieme da vari addensanti) dal gusto semplicemente… assente.
- Un po’ di sottaceti e sottoli, presumibilmente anche commestibili.
- Primo piatto di gnocchi industriali dal nome onomatopeico, causa il suono provocato dall’apertura del pacco ove sono conservati. Gnocchi naturalmente accompagnati da un intingolo con residui di carne. L’incognita irrisolta, oltre la consistenza eterea degli gnocchi, che generalmente sono composti dal 5% di patate, dal 20% di farina, e dal 75% di aria, sostituita in fase di bollitura dalla medesima percentuale di acqua, è il sapere quale essere vivente (mammifero o altro) è stato sacrificato per il ragù. Due o quattro, oppure più zampe?
- Per secondo carne mista arrosto… rinsecchita, insapore – poteva andare peggio, resta sempre il dubbio sull’animale sacrificato…
- Per finire, e… a grandissima richiesta dall’intero staff della Megaditta, arriva il dolce: si, proprio quello li’, il gelato con il nome di una grande e bella capitale mitteleuropea, che però a uno sguardo attento si rivela essere una delle sue innumerevoli e misere imitazioni… vista la scatola con un nome simile, ma riguardante una città più piccola decisamente più a est.
- Per il vino e l’acqua, ci si appella al quinto emendamento della costituzione degli USA.
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Questo tuo commento individua perfettamente il baratro di ogni attività di ristorazione e tu hai messo una bandierina “ecco qui c’è il baratro” Ciao
Assolutamente vero caro Calogero…