Avanti popolo Le Temps des cerises

Di Fabio Riccio

Ormai il mettere insieme (quasi..) diavolo & acqua santa è una costante di casa gastrodelirio.

Vale a dire… pizza al taglio del negozietto non lontano da casa, accompagnata da qualche buon vino della piccola “cantinetta dinamica”, così definita, perché sottomessa ad un turnover moderatamente intenso.

Ieri sera è stato il turno di una bottiglia che avevo acquistato qualche tempo fa’ più che altro attratto dall’originale etichetta, e dal bel nome… Avanti popolo

Eccola qui: vi ricorda nulla?

avanti popolo les temps des cerises

A Serena si, un certo Aleksandr Michajlovič Rodčenko, guardate qui sotto! Vi dice nulla?

avanti popolo les temps des Cerises Bene, una volta chiarito questo, e senza tediare con manfrine varie, solo per i nuovi lettori gastrodeliranti ribadisco il mio pensiero di “assaggio inconsapevole”, cioè che è quello di aprire la bottiglia senza saperne praticamente nulla, se non il nome e il colore, e farsi lasciare trasportare dalle sensazioni, istintivamente, senza preconcetti…

Ieri sera ancora rosso.

Ragazzi… l’ avanti popolo Le Temps des cerises è un bel vino, un vino di quelli che senza dubbio rientrano a pieno titolo nello sfumato mondo del cosiddetto “vino naturale”.

Ora ve lo “racconto” in breve.

Colore chiaro appena torbido da non filtrato.

Primo sorso diabolicamente amabile e beverino, tannini morbidi quanto basta.

Come dal nome, è subito festa di ciliegia e altre bacche rosse, ma anche di freschezza, con una non banale profondità di sapore, e una piacevole mineralità su un fondo di amaro.

Un vino semplice, senza sofismi, dalle sensazioni immediate e facilmente leggibili, ma ben fatto, che da subito ne berresti a litri…

Qualcosa che mi rammenta il Rosso del contadino di Frank Cornelissen.

Un vino dalla correttezza quasi sottotono, che ha l’apparenza volersi svelare subito, ma invece allunga il passo per sorprendere, per rimanere a lusingare naso, palato e, cosa più importante, la mente, per ore.

Semplicemente bello. Semplicemente piacevole, è questo che conta in un vino, non “la scienza” di tanti soloni sputavino a comando.

Anche il tenue sentore di vetroresina che si porta dietro mi piace, e regala qualcosa, e mi ricorda qualcosa…

Potrei starci per ore col naso sul bicchiere senza stancarmi, e sentirci sempre sentori diversi, tonalità soffuse, tutte in placida ma continua evoluzione.

Senza giri di parole questo vino mi piace, molto – appena riesco, me ne procurerò qualche altra bottiglia.

Ora arriva il momento di vedere da chi, e da dove arriva questa bottiglia.

Già tempo addietro avevo letto di un “matto” (nella accezione più positiva del Termine – questi “matti” qui io li adoro!) della ex DDR che si era trasferito in Francia a far vino…

Ed eccotelo, qua, lo avevo in cantina e non lo sapevo!

Mea culpa!

Axel Prüfer nato e cresciuto nella DDR (Ex Repubblica democratica tedesca), si trasferisce in Francia nel 1998 dopo una vacanza in camper, letteralmente stregato dalla Linguadoca e dal sogno di produrre vino.

Una volta li’, fà conoscenza con alcune importanti figure della vinificazione naturale: Yan Rohel (enologo Marcel Richaud), Jean-François Nicq (dove ha fatto i suoi primi esperimenti di raccolta nel 2002) e Eric Pfifferling .

Da loro apprende “il mestiere di fare vino”, e poi si butta con entusiasmo in questa impresa, rischiosa.

Già nel 2003 i tempi sono maturi per creare il suo Domaine, Le temps des cerises, Hérault, AOC Haut Vallée de l’Orb.

Tutti i suoi vini sono realizzati con macerazione carbonica, vale a dire… quella che qui in Italia erroneamente associamo solo al “vino novello” o a quelli presunti tali, vista la legge dalle maglie troppo larghe.

Dicevamo… macerazione carbonica senza pressaggio, senza enzimi dai nomi strani, rimontaggi, filtrazioni, chiarifiche e altre diavolerie, il tutto solo a (relativamente…) bassa temperatura, e travasando quando è il momento, fine.

Axel Prüfer è un estremista del “non intervento” in vigna e in cantina, su questo non si nasconde.

Ad oggi, il suo Domaine è di otto ettari e mezzo, quasi tutto su terreni granitici e quarzo, circondati da boschi, il che’ aiuta molto a creare una specie di barriera naturale per tutto quello che i suoi “vicini” usano di chimica di sintesi nei loro vigneti.

Arrivare ai suoi vigneti non è semplice, bisogna arrampicarsi su stradine (quasi…) di montagna, poi attraversare il bosco, evitare i cinghiali che gironzolano tra gli alberi, e infine percorrere a piedi l’ultimo tratto del percorso.

Avanti popolo Les Temps des CerisesAvventuroso eh?

In vigna si allevano Carignan, Grenache, Merlot, Aramon e Cinsault.

Ma… oltre a praticare un biologico “di fatto” ma reale, Axel Prüfer lascia anche che le sue viti facciano tutto da sole.

Non solo semplicemente inerbite, ma anche con ai piedi tutto quello che il vento e madre natura mandano sotto forma di semi, in una sorta di simbiosi della biodiversità, cosa che aiuta le viti ad esprimersi al meglio, ma anche a proteggersi autonomamente da molti problemi che in altre aziende sarebbero stati risolti con trattamenti di chimica di sintesi.

Fatto salvo stagioni un po’ “balorde” o altri problemi, i vini di Axel Prüfe non hanno solforosa aggiunta, e la scritta che compare sulle etichette che recita san sans ajout de sulfites, sta ad indicare che quel poco di solfiti che ci sono, sono quelli che si creano spontaneamente durante le varie fasi di vinificazione.

Axel Prüfer logicamente è anche un paladino dei lieviti naturali: per lui i cosiddetti lieviti selezionati, sono pura eresia, neanche a parlarne, e meno male!

In cantina… poche e semplici cose, oltre l’autoclave “stagna” per la macerazione carbonica.

Davvero vini dove l’aggettivo “senza” è veritiero.

Quasi tutto acciaio o vetroresina, oppure vecchie botti, che non aggiungono, se non impercettibilmente, sentori di legno.

Basse le rese, ma c’era da aspettarselo.

In più, le sue etichette, graficamente sono piccole chicche, ed esprimono la sua personalità in pieno.

Sono vini che raccontano una storia, per niente omologati, anzi.
L’Avanti popolo è un Carignan al 100%.

A berlo, senza però paraocchi e verità precostituite, si scopre che il Carignan (in Italia carignano) è un vitigno da cui si possono tirare fuori vini molto eleganti , anche se rustici.

Invece, per parecchi il Carignan è sinonimo di vinoni da macchia sulla tovaglia…


Giusto per la cronaca, su un noto sito, http://www.cellartracker.com/ nel lontano 2010 un certo Stephori ha scritto il suo giudizio su questo vino, che riporto qui in calce comprensivo di link.

2/2/2010 – Stephori wrote:

Very bad, hope the sink doesn’t hate me after this. (traduzione: pessimo, spero che il lavandino non mi odi dopo questo) – Non aggiungo altro!


 P.S. – di questa bottiglia me ne è rimasto un po’, giusto due mezzi calici.

Beh… degustato ventiquattro ore dopo l’apertura, e correttamente richiuso, palesava le stesse & medesime sensazioni di ventiquattro ore addietro, ma con in più gustativamente un sentore di buccia di salame…

Bello & buono lo stesso!

Axel Prüfer

2 Rue du Bernouvrelles 34260 Le Mas Blanc
Hérault  Languedoc-Roussillon, France

Le Mas Blanc

Tel.  0033 (0)6 87 77 56 37

2 commenti su “Avanti popolo Le Temps des cerises”

  1. Qualcuno lo ha definito “folle”, e questo aggettivo-epiteto viene specialmente da quelli che per principio non hanno mai assaggiato il suo vino, forse per la paura che gli faccia male, oppure che gli cancelli quelle tracce di papille gustative anestetizzate che hanno, e usano anche male.

    Poche balle: Alex ha una concezione davvero “ancestrale” del vino, e il risultato lo si apprezza nei calici dove il vino è davvero vino.
    A tutti i suoi detrattori (ne ha tanti…) gli lascio i vinetti slavati da aperitivo di periferia, magari con le bollicine farlocche, e pieni di porcherie, oppure i presunti “super-tutto” che solo grazie al marketing si riescono a vendere, per il loro assurdo rapporto prezzo/qualità a tre zeri davvero da arresto.
    I vini di Alex costano anche poco…

    Rispondi
  2. Forse un qualcosa manca in questo bello e partecipato articolo, cioè la definizione (anche se scontata e abusata…) di “ancestrale”.
    Un vino davvero ancestrale nella sua semplicità.

    Rispondi

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