Di Fabio Riccio,
In Francia, come in Italia, sui cancelli delle case di campagna spesso c’è il cartello “Attention, chien méchant”, che tradotto alla buona in Italiano significa “attenti al cane”, sottintendendo la presenza di un cane da guardia che può mordere.
Ora, fermo restando che molti vignaioli “naturali” d’oltralpe hanno un senso dell’umorismo e… dei doppi sensi (vedi Frantz Saumon) ignoto a tanti loro colleghi italici, ma mai un nome per narrare in sedicesimi di un vino è stato più azzeccato.
Quindi, chi stappa una bottiglia di Attention Chenin méchant, un 2017 quella in mio possesso, è avvisato: è un vino che morde, non i polpacci, ma i sensi di chi lo beve.
Partiamo da questa ipotesi…
Chenin in purezza dalla Clos des Treilles a Sainte–Radegonde-des-Pommiers, dalle parti della Valle della Loira.
L’autore, pardon il vignaiolo, è Nicolas Reau, in origine pianista jazz, ma con studi di enologia alle spalle, nel 1999 abbandona tastiere & Jam session e si dedica a tempo pieno al vino.
Male per il mondo del jazz, bene per noi “enofili naturalisti”.
In calice è dorato, quasi lucente.
Al naso da subito, e (quasi…) con impeto canino, frutta bianca matura, scorza d’agrumi, pere, mela cotogna, più delle note floreali e zenzero, ma solo dopo qualche minuto di evoluzione.
Al palato, grazie anche a un piccolo residuo di rifermentazione che, e non mi stancherò mai di ripetere questo, non è affatto un difetto, ma un pregio sensoriale che dona vivacità e personalità, è energico, fresco e di buon corpo, con note minerali e salmastre affascinanti, che sembra quasi di mordere una pietra bianca di sale e minerale presa da una spiaggia di ciottoli.
Una festa per i sensi!
Forza, carattere e tanta personalità per una interpretazione del territorio e del vitigno davvero da manuale, senza belletti e alchimie e con il bonus di un finale discretamente lungo.
Pensate… è un semplice (si fa per dire…) Vin de France, cioè fuori da ogni appellativo, scartoffia e indicazione di origine; in Italia un miserrimo “vino da tavola”.
Con noi, l’ Attention Chenin méchant 2017 è stato un buon sodale nello scortare l’ingresso nei nostri palati di un bel risotto casalingo con funghi, ma lo vedo ancor meglio come vino da sete o da meditazione, da bere appena fresco a fine estate, magari in buona compagnia di fronte a un tramonto in riva al mare…
Insomma, piace, e non poco.
Inutile dire che in cantina, pur senza estremismi si lavora pulito e senza enoporcate di nessun tipo, e che i lieviti, croce e delizia per chi ama i “vini naturali”, qui sono rigorosamente quelli indigeni.
Questo, permettetemi di dirlo, lo si evince dall’importante e multiforme corredo sensoriale di questo vino, veramente spiazzante, da far crepare d’invidia certi pallidi e smunti Chenin convenzionali, e… non ditemi che è il contrario!
Provatelo.
Nicolas Reau
1, route de Pompois – 79100 Sainte-Radegonde-des-Pommiers – France
Tel. + 33 06 24 63 20 75
http://nicolas-reau-show.overblog.com/
Attention Chenin méchant
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?