Di Fabio Riccio
Mai mangiato una pizza fritta a Napoli?
Eppure nella città partenopea la pizza fritta (insieme quella tradizionale) è un qualcosa di molto diffuso.
« Quando ero giovane a Milano andava di moda l‘Aperol e a Napoli la pizzetta: l‘Aperol era un aperitivo, la pizzetta un “chiuditivo” ».
– Luciano De Crescenzo, “I pensieri di Bellavista” – 2005
In questa breve citazione tratta da un libro dello scrittore Luciano de Crescenzo si condensa molto di un certo tipo di “Napoli-pensiero”, pensiero si’ arguto, ma legato ad un folklore datato e un po’ troppo duro a morire, che però porta dritto all’argomento di questo post: la pizza fritta.
Il bravo De Crescenzo nelle sue parole racconta della “pizzetta” – sottintendendo la famosa pizza a libretto, cioè quella da mezza mattina, piegata (secondo le varie scuole di pensiero) in due o in quattro.
Alternativa a questo tipo di pizza, e con la stessa identica funzione di chiuditivo o in certi casi di sostituto tout court del pranzo, c’era e c’è ancora la pizza fritta, cibo di strada partenopeo per antonomasia dalle dimensioni ragguardevoli, che in passato ha surclassato per popolarità la “canonica” pizza cotta al forno.
La grande popolarità della Pizza fritta era dovuta a due motivi.
Il primo era perché anche per una donna, magari abitante nei cosiddetti “bassi” e madre di numerosa prole, era facile metter su’ bottega con un pentolone colmo d’olio e friggere pizze fuori casa per incrementare il magro reddito familiare, il secondo era perché il friggere, richiedeva decisamente meno infrastrutture fisse (il forno…) e attrezzatura in locali e arredamento.
Ma non solo: il successo della pizza fritta a Napoli, era anche dovuto al fatto che in molte pizzerie la si pagava… dopo otto giorni dal consumo, come chiaramente raccontato nel secondo episodio del famoso film L’Oro di Napoli.
Giorni fa’ ero a Napoli per impegni “gastrodeliranti”, e così passando per Via Toledo, ho incrociato sul mio cammino una delle ultime creature del vulcanico Gino Sorbillo, il pizzaiolo più noto in Italia, cioè l’Antica Pizza Fritta da Zia Esterina.
Ora, non so il grado di parentela della Zia Esterina con Gino Sorbillo, ma non ritengo improbabile che nello stuolo dei ben 19 tra fratelli, sorelle del suo papà ci fosse una qualche Zia Esterina che friggesse pizze a cui ispirarsi per questa sua ennesima (e ben riuscita) creatura.
Zie a parte, cosa ha combinato questa volta Sorbillo?
Da accorto imprenditore, si accorge dell’esistenza di “una prateria quasi vuota” (la pizza fritta di qualità appunto) e con intelligenza scende in campo, rilanciando sul tema dello “street food” e aprendo nella sua città un piccolo e quasi spartano locale, in zona strategica, dove fare SOLO pizze fritte di qualità.
E’ da subito bingo!
Niente posti a sedere, nessuna traccia di tavoli e nessun fronzolo.
Unici “lussi” la cassiera – ma quella a Napoli non è un optional, è un obbligo, e uno schermo che trasmette (per chi attende) in diretta le fasi della preparazione delle pizze.
Come sempre nella sua filosofia (come per Lievito madre a mare di Via Partenope – sempre a Napoli) il pizzaiolo più mediatico, ma anche il più accorto nel curare la sua immagine, cavalca con nonchalance la linearità, che nella fattispecie della antica pizza fritta da Zia Esterina si traduce nella scelta solo tra tre tipi di pizze fritte – mi dispiace certi puristi, ma quella con la scarola, quella che piaceva tanto a mia nonna Assunta, non c’è.
Tutto semplice, essenziale quasi, ma incredibilmente ben fatto.
Gran scelta di prodotti, attenzione dalle farine alle bevande, dai latticini per finire a salumi, pepe e pomodori del ripieno, e una strizzata d’occhio al mondo “bio” che di ‘sti tempi tira più che bene, e per finire olio sempre in perfetto stato.
Se però passate in Piazza Trieste e Trento 53 a Napoli – l’indirizzo esatto della antica pizza fritta da Zia Esterina – ricordate che le ore cruciali per affollamento sono quelle da mezzogiorno fino al primo pomeriggio, ragion per cui… mettetevi l’anima in pace e siate pazienti, perché le file (come l’attesa) possono essere lunghe, se non lunghissime, ma vi assicuro che una buona mezz’ora di pazienza ricompensa il palato con un qualcosa di assolutamente imperdibile. Si: ne vale assolutamente la pena.
Signori miei, per soli 3,50 euro con regolare scontrino fiscale, si gusta davvero un piccolo gioiello del gusto, semplicemente gastrodelirante!
L’impasto è morbido e delicato, perfettamente lievitato e con la giusta alveolatura, credo fatto con farina 0 (ma non sono sicuro) – non sa per niente di unto, tantomeno gronda olio bruciacchiato come in altre pizzerie.
I ripieni sono semplici, il gusto ammiccante.
Enorme a vedersi e golosa sin dal primo morso, la antica pizza fritta da Zia Esterina è nello stesso tempo suadente e incredibilmente leggera.
Appena finita, ne mangeresti subito un altra!
Non sperate però di mangiarla all’istante, la temperatura interna appena scolata è da ustione.
Se non avete fretta, prendete con voi l’incarto, o se siete schifiltosi fatevi dare un vassoietto, e portatela via con voi, per mangiarvela con calma e la giusta dose di ingordigia almeno 5 minuti dopo.
Il sottoscritto e Serena hanno fatto questo, sistemandosi sui vicini gradini della chiesa di San Francesco di Paola nella adiacente e magnifica Piazza del Plebiscito.
Ebbene si: il cibo di strada propriamente detto, va mangiato proprio per… strada, altrimenti perde di significato, e cosa più importante, preferibilmente nel luogo dove è tipico.
I cibi di strada, si nutrono e respirano del territorio e della sua storia (anche culinaria…) così come fa’ la antica pizza fritta da zia Esterina.
I cibi di strada, se mangiati fuori dal loro “terroir” perdono di significato, appassiscono, forse diventano anche meno gustosi.
Il concetto di terroir, culturalmente inteso nel senso francese del termine, si confà molto al cibo di strada.
Per la cronaca… io ho preso quella con i cicoli, Serena quella con il salame.
Se passate a Napoli fateci un salto, è un consiglio gastrodelirante!
Antica Pizza Fritta da Zia Esterina
Piazza Trieste e Trento, 53
Napoli
Telefono – 320 6538810
Aperta sempre dalle 11 alle 23
http://www.sorbillo.it/
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Le iniziative di Sorbillo centrano il bersaglio, come questa non solo per la qualitá ma anche per i prezzi corretti. Sorbillo É bravo e fa le cose come si deve. Questo non toglie che a Napoli ci siano altrettanti posti dove mangiare ottime pizze fritte, solo un po meno noti…
Davvero un piccolo gioiello del gusto!
Forza Gino, non dare retta a chi ti dice male, è solo sporca invidia per un napoletano che ha fatto strada, ma strada facendo le cose per bene e con i prezzi giusti.
Me ne frega dei turisti che affollano per assaggiare la pizza fritta, io se c’è folla, mi metto in fila e aspetto.
Che buona!!!
Il mese scorso l’ho assaggiata a Napoli in vacanza.
Miiiiiiiiiiiii fantastica!!!
P.S. – dopo un ora ho anche fatto il bis!
La bravura di Gino Sorbillo è equamente distribuita tra capacità tecnica , mediaticitá ben utilizzata e bravura imprenditoriale…
Ennesima trovata azzeccata da Gino Sorbillo.
Però la qualità non si discute.
Stupidi gli altri che non ci hanno pensato prima, specialmente quelli che pure loro sono passato per la TV e la hanno usata male.
bravo fabio! l’ho postato sulla mia pag fb
;))
Grazie Jolanda! 🙂