Anelli di Totano croccanti
Di Fabio Riccio,
No: non sono impazzito, il tema di questo post non è affatto una ricetta.
Gastrodelirio rimane fieramente un sito che non pubblica ricette (fatto salvo una singola anomalia per motivi particolari)
Dunque… i più attenti tra i lettori gastrodeliranti già conoscono l’abitudine del sottoscritto di guardare bene in terra.
Spesso, anzi molto spesso, nelle vicinanze di ristoranti e altri luoghi dove si cuociono o trasformano cibi a vario titolo, per terra (alternativa – fuori la porta di servizio di certi ristoranti) si fanno scoperte cartacee molto interessanti.
L’ultima in ordine di tempo l’ho fatta nelle vicinanze di un Bar di una cittadina non lontano dove vivo, anche questa affacciata sul mare, Bar che giorni addietro ha organizzato nientedimeno che… una festa dei calamari fritti e birra!
Passi che in estate per far bisboccia e stare insieme tutto va bene, passi pure che un baretto di provincia (o di periferia, è lo stesso) senza ne’ lode ne’ infamia per aumentare le vendite di bevande qualcosa la deve pur inventare, ma una sagra dei calamari fritti (e birra) sotto il solleone mi lascia perplesso, se non sospettoso.
Onestamente non so come la kermesse sia andata… semplicemente me ne sono tenuto alla larga, ma non per sprezzante snobismo, ma solo perché facendo i classici due conti della serva, il tutto puzzava… (pure di fritto).
Una vaschetta di calamari (peso e dimensioni non dichiarate) + una bottiglia di birra (industriale) da 66 cl. solo 10 €uro.
Un prezzaccio!
Qualche giorno dopo la “festa”, a odore di fritto svanito, per caso mi ritrovo a passare nei pressi di questo Bar.
Ed è proprio li, sul selciato antistante il bar faccio la mia ennesima scoperta da gastrosegugio dilettante.
Sparpagliate al limitare del marciapiede, complice la non perfetta pulizia della strada, sotto i miei piedi ritrovo un po’ di etichette identiche a questa che vedete qui sotto… (cliccateci sopra per vederla ingrandita!).
Vabbè che sentivo puzza di bruciato, vabbè che per natura sono guardingo, ma questi qui non si sono neanche adoperati per far scomparire le prove del delitto di leso molluschicidio…
In pratica… più che la festa dei calamari fritti (surgelati, naturalmente), è stata la festa della pastella, pagata dagli incauti organizzatori al medesimo prezzo dei Totani.
Perchè dico questo?
Guardando bene l’etichetta di quel che si è fritto, la prima cosa che balza all’occhio è che di Totani (oltretutto nella festa, furbescamente spacciati per calamari) in padella ne è finito solo il 48% – il rimanente 52% è semplicemente pastella.
Oltre questo, ‘sto benedetto 48% di Totani, come ben dichiarato in etichetta, è di Totani atlantici, non nostrani, quindi, a prescindere la zona FAO di provenienza, (non dichiarata in etichetta…) ‘sti poveri Totani sono tutt’altro che a Km zero, anzi!
Totani giramondo… che di strada ne hanno fatta tanta, verosimilmente su qualche gigantesca nave-fattoria che li ha portati già belli & congelati fino allo stabilimento Italiano, dove successivamente sono stati “impastellati” per benino, per far risparmiare tempo & fatica a tutti i bravi organizzatori delle tanti feste dei (Calamari) Totani sparsi per l’Italia.
Però… voglio sorvolare anche su questo.
Non c’è nulla di illecito, a parte la “furbata” di chi ha organizzato la “festa” nello spacciare i Totani per Calamari. I Totani che arrivano dall’atlantico sono perfettamente commestibili!
Oltretutto, sono certo, anzi, di più: arcisicuro, che gli organizzatori avranno fatto tutto per benino, con tanto di sfilza di autorizzazioni sanitarie per friggere a norma di legge gli anelli di Totano croccanti, con profusione di guanti monouso, friggitrici omologate, cuffiette per capelli, olio supercertificato e permessi vari etc etc.
Ma… resta il fatto innegabile che in una cittadina costiera ben dotata di porto & flottiglia da pesca, organizzare una furbata del genere, è solo prendere per i fondelli chi vi partecipa. Stop.
Certo, gli organizzatori si sono ben guardati dal dichiarare che fosse la festa dei calamari freschi fritti, preferendo rimanere sul vago, e confidando nella confusione che c’è nella conoscenza dei molluschi cefalopodi da parte dell’Italiano medio, facendo passare (quasi) inosservata quella che è una vera e propria truffa commerciale.
Ripeto: i molluschi oggetto della festa, pur se perfettamente commestibili, e rispettosi di tutti dettami di legge, erano Totani e non calamari, e i Totani (a me piacciono molto!) pur se ugualmente gustosi, non sono affatto calamari, (anche nel prezzo) e poi, ma in questo caso è tutto dichiarato in etichetta, hanno servito nei piatti (oops… “vaschette”) più pastella che calamari (Totani..).
Tutta la faccenda non mi piace.
-
Totani spacciati per calamari.
-
Pastella venduta al medesimo prezzo degli anelli di Totano croccanti.
-
Etichette di quel che si è usato accuratamente celate, o per meglio dire buttate e poi accidentalmente finite sotto i piedi del sottoscritto.
Se l’Italia, al di là dei triti luoghi comuni di overdosi di cibo & improbabili Chef televisivi, fosse invece una nazione dove davvero è radicata una forte cultura gastronomica, manifestazioni così palesemente “farlocche”, non avrebbero diritto di cittadinanza. Stop.
Invece… per quanto ne so, è stata anche molto frequentata.
Il Totano va per la maggiore, ancor più gli anelli di totano croccanti!
Evviva il Totano!
Evviva anche la pastella che è venduta allo stesso prezzo degli anelli di Totano, a loro volta spacciati per Calamari.
Ma si sa… quando si sente odor di fritto, si mettono in moto recettori sensoriali ai quali difficilmente si resiste.
P.S. – Per quelli più curiosi, vale a dire quelli che spulciando l’etichetta hanno notato tra gli ingredienti (della pastella eh…) un nome un tantino inquietante, vale a dire – difosfato sodico – non c’è da avere paura.
Il difosfato disodico, meglio noto come E450, è semplicemente un agente lievitante. Il difosfato disodico è ammesso dalle normative europee riguardo gli additivi alimentari e (nelle dosi normalmente presenti negli alimenti), non presenta alcun tipo di rischio per la salute.
Qui, nei nostri bravi anelli di totano croccanti, il difosfato sodico ha il compito di tenere insieme e far lievitare quanto basta i vari ingredienti della pastella che copre i Totani, rendendola più uniforme, coerente e accattivante all’aspetto. Fine.
P.S. N°2 – Il calamaro europeo (Loligo vulgaris) o calamaro comune, è un mollusco cefalopode della famiglia dei Loliginidae. È caratterizzato da conchiglia interna e corpo allungato con pinne laterali che raggiungono l’estremità posteriore della sacca. Possiede 10 tentacoli di cui 2 più lunghi e ricoperti da più file di ventose. Il colore è roseo-trasparente con venature rosso scuro e violetta. Raggiunge una lunghezza di 30–50cm.
P.S. N°3 – Il Totano comune, o più semplicemente Totano (Todarodes sagittatus), spesso confuso con il calamaro, è un mollusco cefalopode della famiglia delle Ommastrephidae; è caratterizzato da conchiglia interna, corpo esteso con pinne laterali ben più corte di quelle del calamaro, e localizzate sul fondo della sacca, a formare una punta a lancia. Gli occhi sono in posizione laterale rispetto al capo. Il Totano possiede 10 tentacoli, di cui 2 più lunghi e ricoperti da più file di ventose. Può raggiungere il metro di lunghezza e ben 15 kg di peso.
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Applausi!
Posso pubblicarla sulla mia pagina FB?
Certo che si! 🙂
Non mi meraviglio mica… il problema vero, come scritto qui è che la gente a queste specie di sagre ci partecipa!
E gli piace pure.