Di Fabio Riccio
Metti una sera a cena in enoteca con amici e… la solita indecisione su cosa bere.
Così, a dirimere l’intricata matassa della scelta enologica della serata, con l’usuale nonchalance di rito, arriva uno dei miei eno-osti di riferimento.
Mi propone una bottiglia panciuta che, etichetta a parte, mi rammenta le grandi bottiglie dai nomi enigmatici che un tempo erano esposte nelle vecchie farmacie dagli affascinanti mobili e scaffali in legno.
Leggo l’etichetta: Unlitro (precisa, con maiuscole e minuscole al loro posto), dell’azienda Ampeleia di un piccolo paesino maremmano, Roccatederighi.
Ancora un po’ di indecisione, poi arriva anche il fatidico si’ per questa bottiglia.
Assenso elargito anche per il fatto che la bottiglia è… come dice il nome, da un litro, e non dei canonici 750 Cl. La cosa ci fa’ subito simpatia.
Quindi, la bottiglia è dichiarata all’unanimità “gastrodelirante”, come spiegato nel “manifesto” di Gastrodelirio. Vedi – https://www.gastrodelirio.it/manifesto-di-gastrodelirio/
Appena aperto, Unlitro sorprende per la sua (apparente…) semplicità.
Come tanti altri, Unlitro lo sconsiglio caldamente a certi soloni dell’enologia paludata che, non aspettano altro che trovargli mille difetti.
Lo sconsiglio anche a chi ama i vini “bambolina californiana”, e ancor di più a quelli la cui discriminante nello scegliere un vino rosso, è data dalla presenza nell’etichetta del suffisso accrescitivo “ONE”.
Subito, dopo il bel colore rosso brillante ma non carico che ben illumina i calici, al naso approdano bei sentori di menta, ciliegia e anice stellato.
Al palato, oltre la frutta rossa e la giusta acidità, un fondo di amaro che rammenta quello della “Rhubarb Pie” (torta al rabarbaro) che, concludeva quasi sempre i miei pasti nell’Irlanda anni ’80 del secolo scorso.
Voi mi direte… ma non stai facendo troppo “il tecnico” qual non sei?
Giusto.
Al diavolo i tecnicismi da “serial taster” o da enofighetto da degustazione paludata & giacchetta consumata.
Anche stavolta scelgo di immergermi in questo vino con l’approccio “di pancia”, istintivo ed emozionale.
Approccio fallace forse, ma l’unico a mio avviso che riesce a donare piccoli attimi di felicità enoica, che il troppo sfoggio di tecnica spesso porta a dimenticare.
Parliamo qui di un vino decisamente elegante.
Elegante come certe donne, che pur vestendosi di abiti semplici, magari del negozietto cinese sotto casa, sanno sempre come avere il portamento giusto per farsi ammirare.
Un vino da pasto, ma nella positiva accezione del termine, perché… è piacevole pasteggiarci!
UnLitro è riuscito con classe ad adeguare al palato tutto il vassoio assortito di formaggi e salumi di rango, che l’altro bravo eno-oste di riferimento ci ci ha servito.
Compresa… anche una deliziosa Ventricina Vastese stagionata a puntino, che sfatando i miei timori, magicamente si è amalgamata a perfezione nel gusto con questo vino.
La serata scorre quieta, il piatto di salumi pian pianino si svuota, e così la nostra bottiglia di UnLitro, ormai prossima al suo fondo, ci dona una ultima piacevole sorpresa.
Indizi di finocchio, fragola, lampone e un attimo più di tannino.
Ma, cosa ancor più bella, anche un sentore netto di macchia mediterranea e capperi che si spande nei calici, facendoci subito sognare sole e mare.
La bottiglia con rimpianto di tutta la tavolata finisce.
Aprirne un altra, vista l’inusuale quantità contenuta sarebbe fuori luogo. Domani è lunedì con il conseguente corollario di sveglie e orari da rispettare…
Per fortuna i bravi eno-osti (di riferimento…) ne hanno un altra già aperta e in via di esaurimento, destinata alla mescita al calice.
Così, con un ultimo mezzo calice a testa, la serata volge al termine, non senza l’esperimento (riuscito!!!) di provare ad affiancare una saporita ricotta e miele di castagno con gli ultimi sorsi di UnLitro.
Per i lettori più curiosi posso solo dire che dietro l’azienda Ampeleia c’è un nome noto, quello di Elisabetta Foradori, una delle “signore” del vino Italiano.
L”azienda è biodinamica, e dichiara: “Vitigni del Bacino del Mediterraneo – in prevalenza Alicante (alias Grenache, Cannonau, Garnacha) ma anche Carignano e Alicante Bouchet”.
UnLitro è affinato 6 mesi in cemento, poi va’ dritto dritto nelle belle bottiglie da… un litro.
Tutto qui, sempre lineare e senza orpelli, è non è poco.
Un vino semplicemente buono, elegante senza strepiti, un vino che regala a chi lo beve, e lo approccia nel modo giusto, piccole e soavi gioie…
Località Meleta
58028 – Roccatederighi (Gr)
Tel. 0564 567155
Fax. 0564 567146
E-mail: info@ampeleia.it
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Lascio volentieri un commento!
Ho bevuto questo vino prima di leggere la recensione e ho poi comprato altri 8 litri (bottiglie) senza essere influenzato da nessuna recensione, poi ho letto questo articolo e mi sono immedesimanto al 100%. Condivido tutto. Bottiglia simpatica da un litro. Vino apparentamente semplice che fa venire subito voglia di mangiare un buon salame, un pezzo di parmigiano….insomma e´il vino dell´oste che ti fa piacere bere in compagnia e con piatti dai sapori semplici ma non per uesto meno buoni. Un ottimo vino sincero da pasto.
Conosco molto bene questo vino… effettivamente nella sua semplicità si fa’ bere.
Peccato che (come accenna l’autore nel post) tanti sommelier “ufficiali” ci trovino difetti, che onestamente non vedo…
Scusate la frase fatta, ma tanti di questi hanno (letteralmente) la puzza al naso appena sentono la parola “naturale”…