Di Fabio Riccio,
Cena lavorativa di “categoria” in un ristorante Ittico.
Localino con una discreta storia alle spalle, ma che la nuova gestione ha trasformato in un posto come tanti, senza particolari lodi ne’ infamie.
Alla prova dei fatti, le solite ricette presunte tipiche, insieme ad altre dai nomi altisonanti dove gli ittici sono in quantità omeopatiche.
Nei piatti le rituali ovvietà, con qualche scivolone di troppo sugli antipasti, infarciti di insensate salsine che coprono, anzi, pasticciano i sapori, invece di assecondarli o esaltarli
In poche parole, tanto fumo per celare carenze (nell’ordine) di, mestiere, idee e buoni prodotti in cucina.
Un film visto già mille volte.
Arriva il primo – il secondo, è il sempiterno Brodetto – almeno lui, davvero senza lode e senza infamia.
Spaghetti con Aragosta e pomodorini Pachino.
Qui la sorpresa!
Tralasciando gli infelici pomodorini che, forse Pachino l’hanno vista solo sulla carta geografica, visto il colore ultradiafano dei tristi solanacei, all’aragosta sono spuntate le chele!
Per quanto ne so, in zona, non risultano modificazioni genetiche spontanee, ne’ sversamenti in mare di liquidi radioattivi, tantomeno segreti irraggiamenti da parte dei soliti “poteri forti” agli ittici in mare, tramite bombardamenti di isotopi di vario genere.
I complottisti, sicuramente la penseranno diversamente!
Indi, tristemente ne deduco che se all’aragosta sono spuntate le chele, è solo perché il ristoratore fa il furbo pensando che tutti in tavola hanno l’anello al naso, spacciando senza il minimo pudore il più a buon mercato (ma non per questo meno saporito) astice, per aragosta.
Spacciare l’astice per aragosta non è una novità, è una storia vecchia quanto il cucco, ma che ciclicamente ritorna, proprio come le palline clic-clac.
Ma è possibile che c’è ancora chi, alias questo disonesto ristoratore (sul menù è scritto a chiare lettere aragosta) che, nonostante l’imperversare sui social con tante foto ad alzo zero, e dai suoi sconsiderati comunicatori-ufficio stampa dipinto come un “nuovo Uliassi”, ricorre a miseri espedienti da avanspettacolo per lucrare qualche euro confidando nell’ignoranza del consumatore medio italiano?
Astice
Però, da biasimare sono anche i tanti clienti, in special modo quelli che vivono in luoghi con un forte legame con la pesca che ancora nell’anno di grazia 2020 cadono felicemente nel tranello, confondendo i diversissimi e meno costosi astici, alias Homarus americanus (gran parte degli astici nei nostri piatti arrivano da USA e Canada) equipaggiati da madre natura di robuste chele, con il Palinurus elephas, la nostrana aragosta del mediterraneo, che non ha chele e invece sfoggia lunghe antenne.
Cui prodest?
Oh me dolente! come mi riscossi
quando mi prese dicendomi: “Forse
tu non pensavi ch’io löico fossi!”
– D. Alighieri –
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?