Di Fabio Riccio
Spesso, sentendo i tipici “esperti di provincia” disquisire sull’ abbinamento cibo con vino, un loro punto fermo è l’imposizione a ciascuna portata di una corrispondenza geografica granitica, esageratamente territoriale.
Questo fa a pugni con il fatto che la cucina non è una scienza esatta, così come non lo è l’arte di connettere al palato cibo con vino in maniera soddisfacente.
Ma… questi autonominati soloni dell’ abbinamento cibo con vino, che si incontrano in ogni dove, è mai possibile che nel loro pontificare non si accorgono di applicare alla lettera il famoso (e deleterio) luogo comune di Pizza, Spaghetti e Mandolino?
Parto da questo, perché continuo spesso, troppo spesso a sentire cose moltto “gustose” su questo…
Proprio ieri, incidentalmente in un negozio di materiale elettrico, tra lampadari e faretti, da uno dei tanti esperti recensori del solito sito di… recensioni online, alias in questo caso il pingue Ragionier Cocozza, localmente molto “chiacchierato” per delle contabilità eufemisticamente definite “allegre”, ho ascoltato chicche davvero degne di nota.
Ne elenco alcune.
1 – Il baccalà alla vicentina. Secondo il ragioniere, ci si deve bere solo e soltanto Soave, di quale cantina poi rimane poi un mistero. – Che confonda Verona con Vicenza?
2 – La frittura di pesce. Per il grande critico-ragioniere o ci si beve la Falanghina, o nulla, meglio l’acqua… – Inutile aggiungere QUALE Falanghina – Un uomo tutto di un pezzo!
3 – Le lasagne. Alzando di molto il limite dell’asticella dei luoghi comuni, il nostro uomo le vede solo con il Lambrusco. Anche qui forse problemi geografici…
4 – Gran finale per la pizza. Qui il nostro Ragioniere mostra e spande a piene mani la sua cultura, dichiarando con tono solenne a tutti gli astanti che ci si deve bere solo il vino asprigno.
Oddio… quando ancora ero infante, nei ruggenti anni ’60 del secolo scorso, credo di aver ascoltato una roba del genere. Il buon ragioniere, avrà mica recuperato manuale del “come diventare un buon intenditore di vino in una settimana” (del 1951) della Settimana INCOM?
Ma… prima di tutto ‘sto asprigno in realtà si chiama Asprinio di Aversa, e non certo lo si trova facilmente al supermercato come afferma lui, secondo… quel che si beve con la pizza lo si decide a seconda di cosa ci si mette sopra.
A questo punto il Ragionier Cocozza ben tronfio nella sua giacchetta un po’ logora, abbandona il negozio felice di avere acquistato una bella quantità di modernissime lampadine a LED per casa sua, logicamente facendosele fatturare per lo studio, e mette fine alla fiera del luogo comune da lui iniziata.
Per l’amor di Dio… concedere all’ abbinamento cibo con vino un itinerario meramente locale non è scorretto, e nemmeno fuorviante, ma qui siamo arrivati agli assiomi incontrovertibili!
Ma caro ragioniere, e cari signori scriventi sul noto sito di recensioni etc etc, perché non provate ad andare oltre i luoghi comuni, anzi comunissimi, sfidando contrarietà e croniche perplessità dei vostri pari, e affiancate al cibo un qualche vino che nulla ha a che fare con la zona di origine della ricetta?
Non c’è nulla di male!
Quindi, non è per nulla un‘idea demenziale quella di servire con il baccalà alla vicentina uno Zibibbo di Barraco che arriva dal quel di Marsala, oppure con le felsinee lasagne un Barranco Oscuro Bo2, un Tempranillo (rosso) spagnolo, vino sublime come pochi altri.
Poi c’è la pizza.
Beveteci quel che vi pare, stando solo attenti a quel che c’è sopra…
Per la canonica margherita io cerco (ma non è assolutamente una sentenza) vini bianchi ben strutturati e dalla nota acida marcata, come il magnifico Sophia della cantina Giardino, che è si, un Fiano, ma così diverso e amabile che più d‘uno non ci crederebbe
E spostandoci sul versante di un inedito situazionismo enologico… saltellando su e giù per la nostra bell’Italia, chi ci vieta di maritare un piatto di Malloreddus sardi robustamente conditi con un Dolcetto di Dogliani San Fereolo di Nicoletta Bocca?
Mangiare, bere e godere di questo, senza luoghi comuni e deliranti spartiacque è uno dei pochi piaceri rimasti, alla faccia di quelli che vorrebbero imporre anche ai palati scelte autarchiche e verità precostituite, degne solo di un modo di pensare che si pensava sconfitto, ma purtroppo ancora in auge.
Almeno, così è, si spera.
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?