Di Serena Manzoni,
Non conosco il vostro rapporto con la televisione, quanto e come e cosa guardiate. Per quanto mi riguarda ne faccio un uso molto parco, poche volte l’anno in effetti e sempre con una certa apprensione. A piedi nudi nel parco
Nessun timore da intellettualoide, badate bene, ma con la molto prosaica paura che non si veda nulla, poiché dall’introduzione del digitale terrestre il rischio è forte.
Canali on demand e cose simili, sono troppo per il mio rapporto con il tubo catodico (ebbene sì, ho ancora un televisore che funziona con questo sistema vetusto…) e quindi, le rare volte che decido di passare la serata a guardare la televisione mi si prospetta una corsa ad ostacoli. A piedi nudi nel parco
Qualche sera fa decido che è la sera giusta per accendere il pentolone, ovvero il mio televisore catodicodelirante e, tra segnali che saltano e talk-show appenninico-meridionali approdo ad un film: 1967, regia di Gene Saks, A piedi nudi nel parco.
La decisione è presa, soprattutto per la presenza nel cast di Robert Redford, che, ditemi quello che volete, a qualsiasi età è bello! A piedi nudi nel parco
Qui è giovanissimo, ed è sposato con Jane Fonda, abitano da novelli sposi in un appartamento al quinto piano, in un palazzo nel Greenwich Village, senza ascensore.
A parte troppe manfrine per cinque piani da fare a piedi che sostengono una buona parte del film, la molla gastrodelirante scatta in occasione di un aperitivo con suocera nella soffitta dove abita un curioso vicino: Victor Velasco, interpretato da Charles Boyer, viveur e flâneur irresistibile, che non poteva essere se non gourmet
Ebbene sì, il gastrodelirio inizia proprio con la presentazione del circolo a cui il nostro eroe appartiene, insieme con “nientepopodimenoche” Fidel Castro, il principe Filippo e il re di Svezia!
A parte che Victor Velasco sia un personaggio funambolico (anche perché raggiunge casa sua passeggiando su un cornicione), la sequenza è interessante per il suo modo di vivere il cibo, quasi come performance. A piedi nudi nel parco
Il prezioso antipasto a base di anguilla deve essere lanciato in bocca entro cinque minuti dalla cottura e non addentato, altrimenti è amaro, e palleggiato da una mano all’altra: Corie/Jane Fonda è naturalmente bravissima ed entusiasta mentre un più ingessato Paul/ Robert Redford lo addenta, ed è amaro!
Del resto il film si basa proprio sulla diversità di approccio alla vita dei due coniugi. Io tifo per Velasco che, dopo un aperitivo in vestaglia cinese decide per una cena in un ristorante albanese: I quattro venti a Staten Island.
E ora comincia il vero delirio! A piedi nudi nel parco
Un effettivo spasso a dire la verità. A piedi nudi nel parco
E per fortuna il decoder fa il bravo per tutta la durata del film… nel ristorante albanese si servono pietanze greche ed a un certo punto la cameriera si mette a ballare la danza del ventre e a baciare un incravattato e attonito Robert Redford, il tutto annaffiato da fiumi di Ouzo.
Lo stesso Velasco avvisa di non essere sicuro che il locale abbia proprio tutte le licenze.
Il film ha vinto il premio Oscar, il messaggio che trasmette non è sempre condivisibile (le sagge parole della madre che consiglia all’esuberante figlia di lasciare il gioco per la camera da letto e rinunciare alle sue mattane per essere una posata mogliettina del bel marito che porta a casa la pagnotta) ma Velasco è imperdibile, e io avrei voluto tanto essere presente alla cena nel ristorante presunto albanese!
Con la leggerezza di Corie e la meravigliata stralunatezza di Victor Velasco, assaggiando un’improbabile zuppa di legumi e bevendo Ouzo a fiumi, per svegliarmi al mattino con pochi ricordi della serata passata, come succede alla suocera di Redford, per poterlo raccontare… magari a Fidel Castro…
Insomma.
Il decoder funziona poco e male, ma mi sono divertita e ho un po’ pensato, il che ne fa una buona commedia. A piedi nudi nel parco
Shama shama, canta Jane Fonda!
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?