Le zeste di agrumi – l’ennesimo tormentone…
Così, questa volta in miei strali sono per un “qualcosa” ormai approdato anche nei peggiori bar di Caracas, che porta il nome di Zeste.
Piccola biblioteca gastrodelirante, ovvero i libri consigliati dagli autori di gastrodelirio
Così, questa volta in miei strali sono per un “qualcosa” ormai approdato anche nei peggiori bar di Caracas, che porta il nome di Zeste.
Si, lo confesso: sono uno strenuo difensore della liceità della scarpetta, ovunque e dovunque, anche nelle occasioni più formali!
La scarpetta è un momento di puro godimento sensoriale fuori da ogni qualsivoglia schema.
La scarpetta non ha regole.
Sarà, ma il vino naturale è (o dovrebbe essere) anche etica, di questi tempi una parolaccia, e non solo in vigna e cantina.
Cui prodest?
certi vini naturali costano un po’ troppo
Sedie colorate, atmosfera tranquilla di inizio settembre, un’arietta frizzantina e inaspettata e l’insegna Malabar Pisciotta
La leziosa lavagnetta ci strizza l’occhio e spiffera che lì si beve il Fric e La Matta di Casebianche e fino a questo punto potrebbe trattarsi di una scelta territoriale, ma il seguito non lascia dubbi all’affinità elettiva…
Non ve ne siete ancora accorti?
Pistacchio e mortadella, con o senza aggiunte casearie, impazzano in ogni dove!
Davvero non c’è più pizzeria (ma anche ristorante) senza nel menù qualcosa di commestibile con questo canto a due voci rosa/verdino.
Quello che era, ed è tuttora un indovinato accostamento sensoriale, è diventato un tormentone.
Uno dei piatti sensorialmente più complessi e intriganti della regione che non esiste è la Lasagna in brodo, tradizionale sulle tavole del Basso Molise, alias la fascia collinare alle spalle del breve tratto di costa molisana sull’Adriatico.
Non si mangiano i ricci di mare con leggerezza, anche se può sembrare vero il contrario, mi si dice da chi li pesca che il catturarli implica qualcosa di emotivamente forte: “una pesca stranamente intima” perché, insomma, prendere un riccio di mare “non è come prendere una vongola…”
Però, Lenticchie alla Julienne a mio avviso è un libro che non decolla.
Nonostante il bravo comico di Olginate abbia messo sul tavolo un’idea forte e condivisibile, cioè mettere (giustamente!) alla berlina questo momento di vera e propria isteria mediatica per tutto quel che è Chef e cucina, la narrazione in più punti risulta ripetitiva negli schemi, e in alcuni passaggi anche noiosa.