Di cosa sa realmente questo piatto?
una curiosa mancanza che affligge buona parte degli articoli & post riguardanti il mondo del food, vale a dire che quasi nessuno scrivendo di un determinato piatto o preparazione, racconta in concreto di cosa sa…
una curiosa mancanza che affligge buona parte degli articoli & post riguardanti il mondo del food, vale a dire che quasi nessuno scrivendo di un determinato piatto o preparazione, racconta in concreto di cosa sa…
Nella ristorazione l’aggettivo stellato è divenuto l’unico sinonimo di qualità.
Personalmente trovo questo termine discriminante nei confronti dei tanti bravi cuochi che non possono vantare le stelle sulla giacca. lettera aperta ad un cuoco stellato
Triple A Live 20° anniversario di lunedì 13 marzo 2023 nella bella cornice di Palazzo Albergati a Zola Predosa, alle porte di Bologna, è stata una giornata bella, godibile e festosamente allegra.
Ad averne di più, ci metterei la firma.
Molto nero.
Rosso in tiratura limitatissima, per il quale spendo qui un aggettivo che utilizzo con parsimonia: strepitoso (oltreché godibile).
Vigneti sparpagliati tra Sestri Levante, Framura e la più nota Vernazza, zone queste dove in vigna o si lavora esclusivamente in modo eroico e manuale, oppure si corre il rischio di schiantarsi in qualche dirupo.
I sei punti del Manifesto della sesta cornice – Direttamente, dalle tavole senza tovagliato del basso impero delle cucine fino alle tavole più blasonate, passando per il ventre molle del provincialismo italiano, il gaudente cerca sempre di godersela tutta.
Il gaudente è e deve essere tale anche a dispetto dello status sociale ed economico, perché, come nella Costituzione degli Stati Uniti è contemplato il diritto alla felicità per tutti i cittadini, anche il diritto a essere gaudente deve essere appannaggio di ogni classe sociale.
Una collega inizia a raccontare, tra la sigaretta di fine giornata e i saluti, ispirata dall’odore di salsiccia sfrigolante che aleggia nell’aria, di quando le narravano dei tempi in cui si era poverelli.
Il racconto è piccolo e poetico, salvifico
caramelle non ne voglio più Da quelle verdine agli asparagi, a quelle rosa/verde all’aroma di mortadella & pistacchio, per finire con gli angoscianti mix di oscure erbe dai nomi impronunciabili che arrivano quasi sempre dall’altro capo del mondo, alla faccia del km zero.
Siamo inesorabilmente quello che abbiamo mangiato.
Il tempo, sì, farà qualche piccolo ritocco, ma siamo inevitabilmente gli odori che abbiamo sentito dall’inizio, i colori che abbiamo guardato, le cose che abbiamo toccato.
E io sono la busta.