Di Fabio Riccio,
Il Palmento 2014 di Anna Martens è buono.
Partiamo da questo.
Buono…
L’aggettivo “buono” può apparire banale o perfino frivolo se riferito a un vino, ma a ben vedere non lo è affatto.
Un vino prima di tutto deve farmi star bene, e poi se riesce nell’impresa di smuovere anche certe corde nascoste dei sensi puntando dritto al cuore, in quell’istante diventa anche mio amico.
Solo allora dico “mi piace”.
Saltando a piè pari i passaggi tecnici, il Palmento 2014 in etichetta solo “vino rosso”, appena aperto mi ha letteralmente stregato.
Bersaglio colpito!
Aggiungiamoci anche la mia propensione (in Inglese “bias” – che suona meglio…) per i vini dell’Etna, anche se sarebbe più preciso dire… per la nouvelle vague dei vini dell’Etna, è il cerchio è chiuso.
Va bene, appurato che il Palmento 2014 è buono e mi piace, fine dell’articolo?
No.
C’è di più.
Per varie cause, sono in un periodo dove mi ritrovo (mio malgrado) a bere parecchi vini & vinetti “convenzionali”, che trasposto in parole povere, significa vini stereotipati e ordinari, oppure peggio ancora vini assolutamente mediocri, come un catastrofico rosato bevuto poche sere fa, spacciato ignominiosamente per un capolavoro da un Maître à penser del vino nazionale, probabilmente in overdose da assaggio nel momento che lo ha degustato..
Questa è la sua opinione, assolutamente non la mia.
Un incrocio tra il Rosolio di Nonna Papera e un intingolo citrico per condire insalate.
E… lo chiamano rosato!
Ragion per cui… aprire e degustare il Palmento 2014 di Anna Martens è stato come respirare a pieni polmoni aria pura di montagna.
Dal punto di vista “stilistico” il Palmento 2014 è senza dubbio figlio di questa sorta di nouvelle vague etnea di cui dicevo prima, che ormai da qualche decennio regala vini sempre eleganti, ma nello stesso tempo visceralmente territoriali, lontani mille miglia dagli stereotipi che hanno caratterizzato la viticoltura etnea del passato.
Anna Martens enologa australiana approdata alle pendici dell’Etna, conosce molto bene il suo mestiere, e forte dell’esperienza acquisita nel mondo enoico chiamiamolo… “convenzionale di alto livello” (vedi Ornellaia…), non ha avuto nessuna difficoltà ad inventarsi un vino “naturale”, virgolette sempre d’obbligo, come il Palmento 2104.
Rubino tenue ma non carico, attraente per gli occhi, poi al naso parte una sventagliata di amarena e altra frutta rossa, il fresco dello zenzero e dei chiodi di garofano, e lo stuzzicane pepe bianco.
Una sorta di pacifica Blitzkrieg per i sensi.
Emozione già dal primissimo sorso.
L’evoluzione è rapida ma non tumultuosa, cambia solo l’ordine di intensità dei sentori, forse in più c’è un tocco di stallatico che ci sta proprio bene.
Al palato subito meravigliano l’acidità quasi da Malvasia Istriana, ma anche la straordinaria eleganza, per non parlare della complessa trama dei tannini che incantano, giocando a rimpiattino con la mandorla.
Facile beva?
Freschezza?
Godibilità?
Certo!
Definire un vino “di facile beva” non è affatto un “contentino”, anzi!
Se poi, per questo vino oso nuovamente l’aggettivo “bello”, non è che qualche enofighetto di periferia, di quelli sempre pronti a impallinare tutto ciò che è “naturale” si offende e mi depenna dal (suo…) novero degli esseri pensanti?
L’ho detto e lo ripeterò fino alla noia: un vino non deve piacere solo agli occhi, al naso ed alla bocca, ma come ho già scritto prima, anche e sopratutto al cuore. Stop.
Senza inoltrarmi in dettagli da specialisti, le due note salienti di come è fatto (praticamente) questo Palmento 2014 sono prima di tutto la quota e l’uvaggio.
La quota sull’Etna non è un problema, infatti le vigne, in generale decisamente anziane (e meno male!), dimorano tra i 650 e i 1200 metri sul livello del mare.
L’uvaggio invece a un primo sguardo sembrerebbe quasi da Etna Rosso: Nerello mascalese, Nerello Cappuccio, Grenache, non fosse per la presenza di uve bianche come la Minella, il Catarratto, l’Insolia.
Anna Martens per vinificare utilizza un antico palmento, dove per quattro giorni i grappoli innescano prima una sorta di semi-macerazione carbonica, alla quale credo che questo Palmento 2014 debba molta della sua freschezza e piacevolezza, a cui segue la pigiatura (se non sbaglio con i piedi!).
Tornando al Palmento 2014, esclusivamente lieviti indigeni e null’altro, con l’aggiunta di 2 Mg di SO2 in imbottigliamento.
Il mosto trova dimora in una eterogenea varietà di contenitori: acciaio inox, botti di rovere e perfino un Qvevri Giorgiano!
Dopo nove mesi, va in bottiglia senza chiarifiche né filtrazioni.
Fine.
Il Palmento 2014 mi ha rammentato per alcuni versi, le sensazioni e le emozioni di un altro bel vino, l’Avanti popolo Le Temps des cerises di Alex Prüfer di cui si è già scritto qui su gastrodelirio, che… guarda caso fa macerazione carbonica, ma quella seria e mirata, non quelle che fanno alcuni improvvisati produttori di (pseudo) novelli nostrani… – vedi – https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/avanti-popolo-le-temps-des-cerises/2015/05/
Bello.
Buono.
Elegante.
Obbligatorio averne sempre una bottiglia nella cantinetta casalinga.
Via Crasa, 1
Frazione Solicchiata (SP64)
95012 – Castiglione di Sicilia – (CT)
Tel. 331 2545698
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?