Di Fabio Riccio,
Povero panettone… siamo al punto che quasi nessuno sa bene com’è fatto un panettone vero…
Tralasciando tutte le stupidaggini sul venticinque dicembre e il buonismo melenso (come nel film Parenti serpenti) che gli gira intorno, c’è da dire che con il dovuto rispetto per i tanti e buonissimi dolci tradizionali d’ogni regione e città italiana, che è solo il panettone (il pandoro, poverino… è sempre un passo indietro) quello stabilmente nell’immaginario collettivo come sinonimo di Natale.
Si, va bene, siamo cresciuti tutti con il panettone…
Quindi, evviva il panettone!
Però, però.… c’è un piccolo dettaglio: le industrie dolciarie, che del panettone se ne sono impadronite già da tempi non sospetti, lo hanno trasformarlo in un mostro policefalo, necessariamente “griffato” (non-si-sa-bene-cosa-è). Insomma, ne hanno fatto come si dice in linguaggio aulico, carne di porco!
Poi… c’è anche un “ma” da mettere sul piatto.
Domanda: ma… quanti di voi (milanesi a parte) hanno mai assaggiato, o almeno hanno una vaga idea di cosa sia un panettone vero?
Qualcuno alza la mano?
Nessuno?
Lo immaginavo!
Partiamo da un dato di fatto incontrovertibile: la maggior parte dei panettoni che vediamo in giro, ha poco da spartire con il vero panettone.
Il panettone, mal gli incolse, è stato, ed è ancora stuprato e conciato “per le feste” (appunto…) in una moltitudine di assurde interpretazioni, quasi come è accaduto per la pizza, visto che anche la maggioranza delle pizze in circolazione, hanno poco a che spartire con le pizze vere.
Si, cari lettori… mi addolora dirlo, ma i milanesi (come i napoletani per la pizza) si sono fatti letteralmente scippare la loro gloria dolciaria dalle mani.
Certo, da qualche anno si è provato a correre ai ripari, stilando un rigoroso disciplinare di produzione, ma il tutto è stato fatto quando i buoi erano già scappati dalla stalla.
Milano e Napoli sono due città lontane geograficamente, però entrambe hanno letteralmente buttato alle ortiche due specialità locali.
I disciplinari di produzione sono arrivati troppo tardi. Stop.
A Milano nel 2003 per il panettone, a Napoli nel 2010 (ma qui i disciplinari qui sono più d’uno…) per la pizza.
Risultato di questo pluriennale lassismo?
Panettoni e pizze che fanno schifo impazzano ovunque. Fine.
Povero panettone, bistrattato e malconciato ovunque… panettoni alti, bassi e medi, con sopra e dentro di tutto, dalla nitroglicerina al burro di karitè, dai canditi in PVC alla farina di manioca (fa tanto equo & solidale…).
Panettoni lievitati 10.000 ore da Chef pluristellati di grido che si vantano pure di questo di fronte al “markett-bologger” di turno.
Panettoni neri zeppi di carbone vegetale smerciati per supererdigeribili e Flatulenza.
Panettoni strapieni di creme dai più fantasiosi colori, grassi e farine di incerta progenie.
Panettoni inzuppati di superalcolici che se solo ne mangi una fettina piccola piccola diventi subito ciucco.
Panettoni con dentro ogni porcheria immaginabile… per arrivare all’apoteosi dell’improbabile panettone vegano, assemblato (e non cotto – sic!) di cui ho già parlato su questo sito – vedi https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/panettone-vegano/2015/12/
Un panettone vero nessuno o quasi sa più com’è.
Sant’Ambrogio aiutaci tu!
Panettoni “tipici” ovunque, da Lampedusa al Brennero, da Otranto a Bardonecchia, non è che si sta esagerando?
Per favore, fermiamo questa isteria!
Per chi ha voglia e tempo, qui sotto c‘è il link del disciplinare di produzione del panettone milanese – vi prego di leggerlo.
Lettura interessantissima – dopo, chissà se poi apprezzerete ancora i panettoni ai quali siete abituati. http://www.mi.camcom.it/upload/file/1335/667500/FILENAME/disciplinare_panettone_artigianale_2006.pdf
Giusto per la cronaca… il panettone vero deve essere consumato non oltre i 30 giorni dalla confezione e deve contenere, alla faccia delle diete, non meno del 20 % di uvetta sultanina, scorze di cedro e arancia candite nell’impasto, e… tenetevi forti o voi salutisti, non meno del 10 % di burro, sempre nell’impasto. Oltre questo sono banditi gli OGM, e la farina usata deve essere accuratamente selezionata.
E… per farlo, ci vogliono ben due giorni, tra impasti e relativi riposi.
Allora, come la mettiamo allora con tutti ‘sti “presunti panettoni” in giro in questi giorni che di panettone hanno poco o niente?
Non è forse meglio chiamarli diversamente?
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
a parte il fatto che si dice FLATUlenza e non FLAUTOlenza, cosa piccola comunque, io TI ADORO!!! te e la tua crociata!!! basta con le schifezze fighette!!!!
Grazie degli apprezzamenti e di avermi fatto notare il refuso, dopo cinque anni 4500 letture circa sei stato il primo ad accorgersene!
Pazzesco!
Ore 10,45 – appena rientrato dalla pausa caffè fuori ufficio, al solito bar di quartiere, qui a Milano zona Lorenteggio.
E’ triste tornare a lavorare…
Nel piccolo forno, (non dico qui il nome perchè non so se si può fargli pubblicità) quasi sotto il mio ufficio, uno dei pochi che fa ancora un vero panettone secondo ricetta e tradizione, sono già in svendita dei panettoni. Prezzo molto buono 15 € per Kg, vista la qualità e la serietà del tutto.
Ne ho comprati tre!
Ma sono il solo.
Quasi tutti i miei colleghi, si sono catapultati invece, nel supermercato rionale tre vetrine distante, dove si svendono assurdi panettoni da schifo, rigidi e pieni di creme strane, sempre in offerta però a solo 3,5 € al Kg (quattro in offerta nientedimeno che a 13 €) e più di un mio collega li ha comprati schifando quelli del forno, e tutti si dicono esperti di cibo (da strapazzo, cibo da Expo…).
Premetto che non sono Milanese, ma fieramente Palermitano e Siciliano, ma a me il buon panettone piace tantissimo, e ho imparato a ben conoscerlo e apprezzarlo.
Ma come è possibile tanta idiozia???????
Comunque sia auguri e complimenti per l’articolo!
Appunto: chi l’ha visto?
Anche a Milano un vero panettone non è facile vederlo, ve lo assicuro!
Abbondano quelli “creativi” tse…
Saluti da Camillo