Di Fabio Riccio,
Forse leggendo il titolo, qualcuno dei miei sventurati lettori sarà sobbalzato dalla sedia, oppure avrà pensato di aver capito male.
No.
Ve lo assicuro, il titolo è corretto.
Ma… che c’azzecca Gauguin con la pizza margherita?
Che ne fosse un ghiotto consumatore?
Non mi è dato di saperlo, e ignoro anche se il grande pittore francese abbia mai avuto sentore che a Napoli, nel 1889, poco prima che lui veleggiasse verso le calde isole dei mari del sud per dipingere alcuni tra i suoi più famosi lavori, il pizzaiolo Raffaele Esposito della pizzeria Brandi avesse intitolato una pizza alla regina Margherita.
Ora, non è mia intenzione tediarvi con la complicata e per certi versi davvero avventurosa vita del grande pittore francese, visto che sul web ci sono montagne di pagine a riguardo, ma a ben esaminare i due soggetti di questo post, un certo nesso tra Paul Gauguin e la pizza margherita c’è, eccome che c’è!
Provate a seguirmi…
Iniziamo col dire che il sottoscritto la settimana scorsa è stato in quel di Milano come giurato per Cooking for Art.
Tra le varie “competizioni” svoltesi in questo appetitoso consesso, ho avuto anche l’onore di essere giudice per Pizzachef emergente nord Italia 2016.
In questa gara, i baldi giovin pizzzaioli aspiranti emergenti, come prima prova si sono dovuti cimentare con la realizzazione di una pizza Margherita, l’archetipo della Pizza.
La margherita, la pizza per antonomasia.
Tralasciando qualità e bontà delle pizze in competizione, di cui ho già parlato in un precedente post, secondo voi, esiste al mondo qualcosa di più semplice, buono e lineare di una pizza Margherita?
Farina, acqua, sale e lievito per la pasta – pomodoro e Mozzarella per condimento, basta fare il tutto bene. Fine.
Fatto salvo modifiche strampalate, poco indovinate, la Pizza Margherita è la semplicità tout court.
La margherita è buona così. Stop.
Una pizza dai pochi fronzoli?
Una Pizza sintetistica?
Una Pizza primitiva?
Non esageriamo…
Una Pizza senza uso di ombre o prospettiva e senza l’affanno di voler stupire con “effetti speciali”?
Si.
Ecco, questo il nesso tra Paul Gauguin e la pizza margherita.
Sapete quali erano le tre linee guida del movimento dei “sintetisti” ai quali Gauguin si ispirava?
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L’aspetto esteriore delle forme naturali
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I sentimenti che i soggetti suscitano nell’artista
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La purezza delle linee, dei colori e delle forme
Tenetele a mente, è importante!
Andiamo avanti…
Cooking for art si è svolta a Milano in via Tortona, e nella stessa Via Tortona, qualche centinaio di metri più avanti c’è il Mudec, acronimo di Museo delle culture.
Al Mudec (area ex Ansaldo…) tra le varie mostre che ci sono in questi giorni di fine 2016, c’è anche quella su Paul Gauguin, intitolata Racconti dal Paradiso.
Più di settanta opere dell’artista Francese, a due passi da Cooking for art.
Occasione da non perdere, prima di andare a fare il duro lavoro di giurato…
Mostra bella, organica e interessantissima, e che prima del il 21 febbraio 2016, quando chiuderà i battenti, invito i lettori gastrodeliranti a visitare!
Sindrome di Stendhal? Non esageriamo… ma due è più ore passano veloci, e bene.
Così… sazio d‘arte, e ancor più a conoscenza di vita e opere del grande pittore francese, faccio pochi passi e vado al mio posto in giuria – il dovere chiama – il forno delle pizze è già a temperatura, i pizzaioli in concorso fremono.
Pochi minuti e si inizia.
Nel mentre degusto margherite di ogni fatta, ripenso anche alla mostra appena vista e in particolare ad un quadro: Vahine no te tiare (donna con fiore in lingua polinesiana).
Non riesco a togliermelo dalla mente.
C’è una semplicità che disarma e stupisce in questo ritratto di una donna dell’aristocrazia isolana, donna non bellissima secondo i canoni occidentali, ma che nella sua linearità di forme e colori ha un che che di perfetto, di quadratura del cerchio, proprio come certe pizze margherite che assaggio, semplici e perfette…
Purezza delle linee nel dipinto
Purezza della forma circolare, soprattutto per le pizze dove i listelli di mozzarella sono posti geometricamente.
I sentimenti che i soggetti suscitano nell’artista.
La margherita è appetitosa solo a guardarla.
La purezza delle linee, dei colori e delle forme
Colori semplici, vivaci e belli nella pizza margherita.
Oibò…
Ecco spiegato il nesso…
Quel quadro, ma sarebbe meglio dire buona parte delle opere di Gauguin realizzate in Polinesia, ha la medesima forza della semplicità che ritrovo in una buona pizza margherita.
Quei dipinti sono meravigliosi così come sono, così come è meravigliosa una ben fatta Margherita.
Sintetismo e primitivismo, due delle etichette o categorie usate (anche da Gauguin stesso…), senza andare a scomodare inutilmente Simbolismo e Cloisonnisme, sono perfette per etichettare anche una pizza Margherita.
La margherita, una pizza sintetistica e primitivistica.
Se ben fatta, è buona: anzi, buonissima.
Tutto qui, nulla di più.
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?