Di Serena Manzoni,
Carissimi amici, come sapete da qualche tempo Gastrodelirio ha deciso di essere presente su twitter. Siamo un po’ fuori dal mondo, talvolta con piacere: di recente, per cause di forza maggiore, mi sono iscritta (ma si dirà così? Mamma mia come sono vecchia…) a whatsapp per essere immediatamente sommersa da conversazioni inutili ricchissime di emoticon e così povere di parole, di contenuti… milioni di bytes sprecati per non comunicare esattamente nulla o al massimo per far sapere a tutto il gruppo quante volte ha fatto la cacca il pupo…
Scusatemi se gioco un po’ a fare la passatista, in realtà non disdegno la tecnologia applicata alla comunicazione, anzi. E’ che detesto sentire parlare dell’attività intestinale infantile…
Tutto questo preambolo per arrivare invece a momenti in cui le piattaforme di comunicazione possono diventare luoghi di incontro importanti, arricchenti e utili per connettere e fare incontrare realtà di sopravvivenza culturale in questa povera patria. Ecco che qualche tempo fa Gastrodelirio scopre con sommo piacere di avere un nuovo follower, Armillaria, chi sarà mai? Una casa editrice? Vediamo un po’…
Armillaria si definisce come progetto di ricerca editoriale e enoculturale, occupandosi di “tentazioni librarie dimenticate”, con il preciso intento di diffondere conoscenza. Tutto cose che piacciono molto a Gastrodelirio e alla sua redazione. All’atto pratico Armillaria scova e pubblica testi antichi di difficile reperibilità, proponendo una nuova traduzione (con testo a fronte). I libri sono corredati da quelli che vengono definiti Dispetti, ovvero narrazioni a compendio del libro, un nuovo punto di vista in forma di racconto, un’idea.
Oltre ai Dispetti i testi possiedono un apparato critico che introduce e “prepara” al libro. Viene realizzato anche uno pseudobook, fatto a mano, affascinante memento all’artigianalità editoriale, ma mi piace pensare anche all’idea del libro come come oggetto comunicativo in sé, oltre al testo che ospita (ancora Munari?)
Che bello! Una sorta di camera delle meraviglie editoriali, libri rari ritrovati e rimessi in circolo: tra questi il Trattato sui vini di Arnaldo Villanova, tradotto e introdotto da Manlio della Serra (del team Armillaria insieme a Mara Bevilaqua).
Arnaldo da Villanova (1240-1313 ca) riporta in questo libro delle vere e proprie ricette che hanno come base il vino che, mescolato con altri elementi naturali, si presta come ottima e benefica base medicamentosa per guarire i mali più svariati.
Vino lassativo, vino oftalmico, il vino d’oro, vino estivo e vino d’anice… tra alchimia, filosofia, medicina, un occhio alla religione e uno a Galeno leggiamo, un po’ ci divertiamo, un po’ ci stupiamo nel renderci conto che certe proprietà curative di alcune erbe o piante fossero già all’epoca note, e un poco constatiamo di come il vino, almeno fino a un certo periodo fosse considerato come base a cui aggiungere qualcosa: spezie, erbe etc… vi dice niente la parola Ippocrasso?
Lettura curiosa, esperienza colta e in qualche modo gastrodelirante.
Il catalogo di Armillaria è ancora un po’ scarno, ma lo seguiremo con interesse e attenzione, augurando ai suoi autori un sincero in bocca al lupo!
Serena Manzoni
1 commento su “Trattato sui vini di Arnaldo da Villanova”