Abito in un paesino vicino a una cittadina sul mare dove accade molto poco, e in inverno accade perfino di meno.
In estate però, sciamano i turisti.
Fine della pace, una delle doti locali.
In generale non sono il top dei turisti, in stragrande maggioranza sono villeggianti da “seconde case”, che per forma mentis sono pidocchiosetti, almeno per quel che riguarda la propensione a spendere.
Turismo che potrebbe lasciare di più sul territorio.
Forse solo benzinai, gelatai e supermercati gongolano, così come ristoranti e pizzerie “alla buona”, per il resto, c’è solo intralcio alla circolazione di cose e persone.
Stante l’andazzo, le pizzerie fanno la parte del leone.
E così in estate (ma non solo.. ) prima fuori qualche pizzeria, poi fuori certi ristoranti, in sordina e strutturalmente sono ricomparsi i buttadentro, molesti come quelli che stazionano a Roma vicino il Pantheon, o a Ponte Vecchio a Firenze…
Si: proprio loro, i buttadentro detti anche “acchiappini”, strana categoria
Il loro “mestiere” è accalappiare i passanti con l’esca del rituale saluto, per invogliarli a sedersi nel locale che li stipendia.
Se posso li evito, e se proprio devo passare nei pressi, mi limito civilmente a rispondere al loro saluto. Stop.
Il buttadentro non è mai stato un gran bel lavoro, ma è pur sempre un modo di mettere insieme il pranzo con la cena.
Però, mi sono sempre chiesto per quale arcana ragione un (potenziale…) cliente riesce a farsi convincere da questi personaggi, spesso abbastanza “felini” nell’agire, e talvolta anche non italiani, quindi all’oscuro di usi e tradizioni culinarie del belpaese, nello scegliere proprio quella determinata pizzeria o trattoria.
Mistero.
La logica, suggerirebbe di evitarli come la peste, perché dove ci sono loro c’è puzza di fregatura.
Invece… sopravvivono, non dico prosperano, perfino in provincia.
Un tempo a Roma (ma non solo..) certi camerieri impomatati di brillantina come e più dell’Ispettore Rock, nell’attirare la clientela erano davvero creativi, inventandosi su due piedi pantomime da avanspettacolo, magari spaccando piatti (spero già sbrecciati…), oppure cantando e abbozzando passi di danza, e se questo non bastava, arrivavano anche a fingere chiassose litigate in mezzo alla strada, così, giusto per fare colore.
Funzionava
Glorificazione dell’Italietta anni ’60, letteralmente spaghetti, chitarra & mandolino.
Analisi a parte, di certo avrete capito che i buttadentro non mi sono simpatici.
Eppure… qualche anno addietro c’è stato un buttadentro che mi è stato simpatico, una persona che a posteriori mi ha fatto (un po’) rivalutare l’intera categoria, e di cui non ricordo neanche il nome, al quale voglio regalare un pensiero…
Andiamo con ordine
Fino qualche anno addietro fuori un locale, un locale modesto che ogni tanto frequentavo, inverno o estate che fosse, stazionava questo buttadentro.
All’inizio, come per tutti gli altri buttadentro, non lo sopportavo proprio, alla sua vista e al suo quasi felino buonasera letteralmente cambiavo strada, e se proprio decidevo di andare a mangiare in questo locale dove “operava”, evitavo con cura la porta dove lui espletava il suo ministero (eufemismo).
Passano gli anni, tanta pioggia, tanto vento e chissà quanti clienti accalappiati, e poi una sera la sorpresa: il buttadentro è promosso in sala.
Lo ritrovo nelle vesti di cameriere a servire ai tavoli.
Fuori c’è un nuovo buttadentro, straniero, la ruota gira…
All’inizio titubante, poi con sorpresa scopro che l’ex buttadentro è in realtà un bravo cameriere, magari non di quelli rifiniti, ma efficiente e affabile, molto più di tanti e tanti altri avventizi improvvisati che imperversano anche in locali di un certo pregio.
Ha un dignitoso contegno, parla bene una lingua straniera, e ha anche qualche minima nozione di vini, cosa rara in questi locali “alla buona”.
Una crisalide trasformata in farfalla – di certo un buon acquisto per il locale
E… così, nell’arco di un mese, complice quella piacevole confidenza che si instaura tra il cliente e chi serve, scopro che l’ex buttadentro è persona mite ed educata, che fa di tutto per farsi apprezzare.
Una brava persona che lavora.
Merita rispetto.
Ora mi è simpatico.
Passanno i mesi, e il nostro ex buttadentro lavora sodo, ma poi in un affollato sabato sera la brutta sorpresa.
Servendomi al tavolo, quasi piangendo confessa che da domani lui non sarà più li.
Il motivo?
Semplice – il solito in questi casi – senza perifrasi lo confessa a cuore aperto.
Mancato pagamento degli stipendi, e quando pagati, da fame, nonostante il locale lavori moltissimo.
Oltre questo, è trattato male, male, malissimo da quel piccolo satrapo di provincia arricchito che è padrone del locale.
Figuriamoci come se la passa il nuovo buttadentro…
Quindi… da qui la decisione di emigrare – si avete letto bene – emigrare.
Così, l’ex buttadentro fa la valigia per il nordeuropa lasciando casa e affetti – un parente gli ha trovato un posto – molto meglio pagato, più dignitoso, di sicuro più rispettato.
Non è il solo.
Si emigra anche dalla perniciosa rapacità dei tanti improvvisati che gestiscono locali e localini del variegato mondo della ristorazione Italiana, gente che non comprende l’importanza della vera professionalità e del fattore umano.
I “cavalli buoni” non bisogna lasciarseli sfuggire, invece…
Il bravo ex buttadentro, come già detto prima, onestissimo cameriere, è stato sostituito da qualcuno ancora più bisognoso di lavoro, che forse si accontenterà di essere sottopagato ancor più di lui in attesa di qualcosa di meglio.
Una storia Italiana, una storia già vista troppe volte, una storia da ultimi giorni dell’impero.
Ora però, per i buttadentro ho un po’ più di comprensione.
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
CIAO A TUTTI BEL ARTICOLO
MI CHIAMO VINCENZO FABBRICATORE E SONO UN EX BUTTADENTRO DEI LOCALI DEL CENTRO DI ROMA…CONOSCO QUEL LAVORO,CONOSCO QUELLA VITA,CONOSCO IL SACREFICIO DI QUELLA VITA…HO SCRITTO ANCHE UN LIBRO INTITOLATO PROPRIO “IL BUTTADENTRO” QUANDO FACEVO QUEL LAVORO…VI SALUTO E RINGRAZIO DI AVERE RICORDATO QUESTO TIPO DI LAVORO DIMENTICATO MA MOLTO IMPORTANTE PER ALCUNI…CIAO VINCENZO
Piccola precisazione: i buttadentro a Firenze non son mica solo a Ponte Vecchio, purtroppo danno noia in quasi tutto il centro turistico…
saluti,
Benedetto