Di Fabio Riccio,
Sabato Mattina – solito supermercato vicino casa.
Spesa di stretta sopravvivenza, alias pane & companatico, più qualcosa che li renda meno noiosi giusto per non digiunare, o finire con la classica triste pastasciutta da studente fuori sede.
Chi segue gastrodelirio ormai sa bene che il supermercato vicino casa del sottoscritto è luogo trafficato da bipedi umani spesso davvero originali.
Questa volta, nei pressi del banco salumi & formaggi, oltre alla solita (e triste) sequela di sgrassamenti compulsivi di sventurati prosciutti, trovo un bel banchetto ligneo con sopra un defunto porcello tramutato in porchetta.
L’aspetto è così così, poco invitante – di porchette ne ho viste davvero di migliori.
Nel mentre scruto il fu’ giovin suino, mi si avvicina un signore occhialuto.
Un individuo che ben conosco.
Età dai 40 ai 65 anni, pelato, rubizzo e due occhi da suino con fondi di bottiglia travestiti da occhiali, nel disperato tentativo di aggiustare una miopia sulle 14 diottrie.
Il tizio, di cui non ho ancora capito con esattezza l’utilità nell’organigramma del supermercato, sembra che di mestiere faccia il propagandista di tutto, purché commestibile e in vendita al supermercato.
Più volte, l’ho visto a mo’ di imbonitore alle prese con i più svariati prodotti, dai caciocavalli alle torte precotte in atmosfera modificata, passando anche per il baccalà… ma sempre & comunque sciorinando ai malcapitati clienti che gli capitano a tiro, inverosimili sfilze di gastro-castronerie da bacchettate sulle ginocchia.
Memorabile il giorno in cui dichiarò che la Ventricina Vastese deve essere assolutamente tagliata sottile (già allertati i membri dell’accademia per la lapidazione), come anche la sua affermazione riguardo il prosciutto di San Daniele che è più buono di tutti, perché solo in Piemonte sanno come fare il prosciutto così bene (sic!).
Invece, il nostro buon testa pelata oggi è alle prese con la porchetta.
Forse gli mancava nel suo carnet.
Come detto prima, il defunto suino non palesa un bell’aspetto.
Ha l’apparenza di esser poco cotto. All’interno ha un colore quasi da roast beef, e tra gli interstizi dei vari pezzi di carne, oltre le necessarie spezie, si nota bene anche qualche traccia di sangue non del tutto raggrumato.
Peggio ancora è l’esterno: la crosticina, che quando non è troppo coriacea è adorata dal sottoscritto, è stranamente sottile come una carta velina, e a distanza l’aroma preponderante del tutto è il finocchietto, che sovrasta qualsiasi altro sentore.
Chissà…
Sia come sia… questa porchetta non mi convince, punto e basta.
Sicuramente qualcosa non va.
Meglio un etto di mortadella, e se voglio la porchetta “buona”, vado dal mio fido porchettaro di fiducia di cui magari un giorno vi narrerò…
Testa pelata ci prova, parte all’attacco…
– Provi la nostra porchetta signore, è stupenda!
– No, grazie, oggi ho voglia di mortadella.
– E’ una porchetta eccezionale, così non se ne trovano in giro…
– No, la ringrazio, non insista.
– Lei non sa che bontà si perde!
Declino ancora, e prendo il numeretto per il turno al vicino banco affettati, per il mio buon etto e mezzo di mortadella.
Nel frattempo Testa pelata prova ad agganciare chiunque passa – davvero odioso.
Detesto gli imbonitori.
Odio chi vuole “appiopparmi” a tutti i costi qualcosa che non voglio.
Qualche minuto, e finalmente (per lui..) Testa pelata “aggancia” una signora.
Una (relativamente) giovane e apparentemente dinamica pensionata, almeno dall’aspetto
Testa pelata la sommerge di parole.
La signora, si guarda intorno, tentenna – ma l’idea della porchetta a pranzo deve averla intrigata perche non si allontana dal banchetto…
Testa pelata insiste, e per abbattere le ultime resistenze, le offre perfino in assaggio un pezzettino di porchetta.
La signora assaggia, ma non parla.
Il suo sguardo è perplesso.
– Le piace signora?
– Guardi che è anche in offerta speciale.
– Una porchetta così buona mica si trova sempre!
La signora non risponde.
Poi, dopo un po’ tira fuori dalla borsetta il suo smartphone e inizia a fotografare in primissimo piano la porchetta, da varie angolazioni, con tanto di flash.
La gente si gira. Non è consueto vedere lampi di flash al supermercato.
Sono le classiche foto ad “alzo zero” di cibi & piatti, quelle che imperano sulla maggioranza dei siti che in qualche modo sono legati al cibo.
Gastropornografia, nulla di più.
Testa pelata è sorpreso, rimane a bocca aperta. Non si aspettava questo.
Poi finalmente la signora parla.
– Abbia pazienza un po’… ho fatto le foto e le ho mandate a mia figlia, qualche minuto che le vede, e se mi dice che questa porchetta è buona, la compro, altrimenti no.
Da notare: è la figlia della signora, che chissà dove diavolo è, che semplicemente osservando le foto inviate per smartphone, deciderà della bontà o meno della porchetta e relativo acquisto.
Porchetta e smartphone – bella coppia.
A quanto pare si condividono perfino le foto della porchetta in offerta speciale al supermercato…
Tutto è immagine.
Il cibo è diventato solo immagine.
La porchetta pure.
Il chiedere se ‘sta porchetta è saporita o meno non è minimamente contemplato.
E’ la foto, l’immagine, l’unico discrimine per giudicare se la porchetta è buona o meno.
Scarso un minuto è arriva il fischietto un po’ sbarazzino dallo smartphone della signora (nel frattempo al banco affettano la mia mortadella).
– Mia figlia ha detto si: me ne faccia tre etti.
(Che forse forse… la figliola della signora sia la moglie dell’Uomo del Monte, quello che dice solo si?)
Basito.
Anche testa pelata è senza parole.
Porchetta e smartphone …
Per la prima volta in vita mia, provo un sentimento di umana vicinanza con questo detestabile essere (testa pelata eh…)
Come siamo caduti in basso… tutto è immagine, tutto si risolve in esteriorità.
Davvero siamo alla soglia della caduta dell’impero!
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Anche le mie due figlie condividono s ogni occasione le foto di quello che mangiano, una vive qui in casa, l’altra fa l’erasmus in Svezia… Sinceramente non le capisco, invece di dirsi come stanno, si scambiano foto di panini… E guai a dire qualcosa, neanche ti rispondono e ti guardano come fossi un dinosauro
Forse davvero siamo alla frutta della nostra civiltá…
Caro signor Fabio…
ma di cosa si meraviglia?
Me lo lasci dire: lei è un Ingenuo!
Mi sa che poi lei è uno di quei passatisti convinti, magari senza smartphone, oppure solo con un cellulare trogloditico che non fa neanche gli sms.
Stia certo: la porchetta condivisa sul telefonino è nulla, magari è anche piacevole.
Forse lei non sa che via smartphone ormai si condivide di tutto, dalle ecografie del ginocchio offeso del marito, al ritratto del nonno ancora caldo posato nella bara (vista di persona – che orrore!), e sono sicura che certe mamme ansiose condivideranno anche le foto della “pupù” dei loro beneamati bimbi, visto che da sempre è un argomento al “top” nelle discussioni da mamme di periferia ( e non solo…)
Tutti i paletti sono saltati, tenga presente questo, facciamocene una ragione e cerchiamoci delle “nicchie di vivibilità” .
Per il resto… complimenti per l’ironia e per come è condotto il sito, voi che ci scrivete mi sembrate una piccola isola felice di buona educazione e corretto italiano nel mare dei beoti da internet, specialmente per quelli da ristorante & cucina dove il cattivo gusto, le palesi sgrammaticature e la mielosità da casalinga di Voghera imperano, con e senza foto.
Con simpatia,
Marinella