Finita l’estate.
Tempo di tartufi, per meglio dire, “certi tartufi”, alias Scorzoni, gli onestissimi “travet” del mondo delle trifole, che proprio poco prima di questo periodo sono stati al “top” del loro fulgore aromatico.
Fulgore relativo se rapportato alla capacità aromatica delle trifole più nobili, così come il relativo prezzo: gli scorzoni sono davvero alla portata di tutte le tasche – non più di qualche decina di euro al Kg.
Insomma: il tartufo per tutti, il tartufo democratico, il tartufo per il popolo!
E così… vai con ovetti in tegame al tartufo, tagliolini al tartufo, bruschette tartufate etc etc.
lo “Scorzone”, costa poco, e per chi si accontenta, se usato da mani esperte è sempre un bel mangiare.
Però il problema, non è l’accontentarsi o meno, ma il non farsi turlupinare.
Sentite questa…
Ieri: supermercato vicino casa, mini-centro commerciale.
Spesa: il necessario per rimpinguare frigo & dispensa.
All’ingresso del super un banchetto in in posizione strategica: tartufi dell’appenino, c’è scritto su uno striscione.
L’odore è fortissimo, fuori misura.
Banchetti che punteggiano fiere, raduni, feste patronali e ogni occasione dove la gente si ritrova.
Il “format” è sempre lo stesso.
ll banchetto, con tartufaio-cavatore e gigantografie di cani, boschi, e tartufi, e poi, sempre o quasi vestito come un cacciatore disarmato in finto rustico “firmato” da capo a piedi, il tartufaio.
Sul banchetto non mancano mai gli assaggi di pane e olio tartufato (sic!), tartufi interi, a lamelle, tritati, in barattolini con crema etc etc, e talvolta anche salumi e formaggi con trifole, alla presunta ricerca di un tipico, che tanto tipico poi non lo è.
Vabbè, i tartufi di fine estate ormai sono come l’influenza, bisogna farli passare e “sfogare”, e tutto torna alla normalità.
Di tartufi mi sono già occupato su questo sito in ben più di una occasione.
Vedi – https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/il-tartufo-di-rango/2013/08/
Vedi – https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/bismetiltiometano-atto-secondo/2013/09/ – forse prima di proseguire con la lettura, è il caso di darci un occhio.
Dicevo… ingresso supermercato & banchetto di trifole & derivati.
Una gentile signorina mi “adocchia” e dice:
«Signore, vuol provare qualcosa con i nostri tartufi tipici di Xxyyzz?» (ometto il nome del paese)
«No grazie, non mi interessa, rispondo distrattamente.»
«Ma sono buonissimi!»
«Le ho detto che non mi interessa!»
«Non le piace il gusto del tartufo?»
«I tartufi mi piacciono, ma ho fretta e devo fare la spesa.»
«Che peccato si perde molto, la nostra crema di Tartufo sulle bruschette è veramente qualcosa di unico!»
«Guardi… non mi interessa, grazie lo stesso.»
«Neanche un assaggino di olio tartufato sul pane?»
«No, non mi faccia essere scortese»
«Una fettina di soppressata al tartufo, un po’ di scamorzina al tartufo?»
«No, grazie.»
«Vuole annusare il buon odore di un tartufo?»
A questo punto, faccio lo scortese per davvero.
Detesto l’insistenza e vado via senza rispondere ne’ salutare – ho da comprare altro.
Una volta finita la spesa, commetto però un imperdonabile errore.
Nell’uscire dal centro commerciale, invece di prendere l’uscita laterale, più tranquilla e vicina alla mia auto, distrattamente riprendo l’uscita dove c’è il banchetto dei trifolai…
Mal me ne dolse…
In questa sorta di “imbuto” con obbligo di trifola, a dar man forte alla signorina trifolara ora c’è un signore, che abbigliato proprio da tartufaio (come già scritto sopra…) e straordinariamente somigliante al compianto attore Gino Cervi, che approfittando del fermo della piccola folla di mezzogiorno in uscita, mi assale anche lui.
– Vuole assaggiare qualcosa con i nostri Tartufi?
– Guardi, l’ho già detto prima non mi interessa.
– Ma non le piace proprio l’odore e i gusto dei tartufi? I nostri sono davvero speciali!
– Guardi: non sia insistente, i tartufi mi sono molto simpatici, ma ora non voglio ne’ comprare ne’ assaggiare nulla.
– Neanche un pochettino?
– No, grazie.
(intanto rimango incagliato tra la folla con il carrello)
– Ma perché non le piacciono, qui abbiamo i migliori prodotti di tutto l’appennino, pensi, i nostri tartufi, sono esportati anche in Inghilterra, e sono serviti nei migliori ristoranti!
– No guardi, non sia insistente…
– Signore: lei così mi lascia intendere che che qui non no ho cose buone!
– Non le ho detto affatto questo. Semplicemente ho da fare, e stamattina non mi interessa di assaggiar tartufi.
– Lei non sa cosa si perde!
Cerco una via di uscita, il tizio è più colloso della Coccoina… ma è quasi impossibile con il carrello andare avanti o indietro. Troppa gente a questa uscita del supermercato.
Sono in trappola.
Bloccato con il carrello davanti al banchetto dei tartufi.
Troppo odore.
A questo punto, metto da parte la ritrosia ad imbarcarmi in polemiche con sconosciuti, e inizio ad esaminare le etichette presenti sui vari contenitori dei tartufi esposti.
Il tartufaio è perplesso e mi guarda.
– Qualcosa non va? Chiede con lo sguardo, ora preoccupato.
Non rispondo.
Continuo ad esaminare etichette. La parola aromi (non aromi naturali – attenzione!) è ovunque.
Dalla crema di tartufo, dove il tartufo in etichetta è dichiarato al 10%, all’olio tartufato, al tartufo in lamelle, alla soppressata e alla salsiccia al tartufo, per finire perfino in un singolo Scorzone intero conservato in un barattolino ermetico.
Non c’è una cosa che non abbia la scritta “aromi” in etichetta, logicamente in caratteri minuscoli.
Aromi…
– C’è qualcosa che non va? Ripete il Tartufaio…
Leggo ancora le etichette.
La fila si è sbloccata.
Potrei andar via e lasciare il tartufaio alle sue trifole, ma chissà perché, forse stuzzicato oltre misura dalla esagerata insistenza, decido di dissotterrare l’ascia di guerra…
«Mi perdoni – mi spiega perché in tutte le etichette che ho letto c’è tra gli ingredienti la dicitura “aromi”?»
Il tartufaio e la ragazza, rimangono in silenzio e si guardano.
Gli sguardi sono attoniti…
Non sanno cosa dire.
Dopo un po’, la ragazza accenna un timido papà ma…
Ancora un po’ di silenzio e poi il tartufaio risponde quasi balbettando.
– Gli aromi se-se-rvono per con-conservare me-me-glio il tartufo…
– Quindi gli aromi sono anche conservanti?
Altro balbettio incomprensibile e poi arriva la risposta.
– Si, in certi casi pa-pa-particolari si…
Il tartufaio è in crisi, è in difficoltà, da come si morde le labbra ha la salivazione azzerata.
Cerca disperatamente come uscire dall’angolo dove si è andato a ficcare.
«Ma, conservanti a parte, che bisogno c’è di aggiungere a un tartufo bello e intero… dell’aroma di tartufo? Sarebbe come aggiungere a delle fragole dell’aroma di fragola per farle odorare ancora più di fragola. Forse perché il tartufo (in questo caso l’onesto scorzone) “odora” poco di Tartufo? Non crede?
Silenzio. Il Tizio non risponde, gira lo sguardo altrove…
Dopo un po’ risponde.
– Ma so-so-sono aromi naturali ammessi dalla legge.
Nel dir questo balbetta esattamente come il mio amico dell’infanzia Raimondo quando aveva 5 anni…
E’ il suo colpo di coda.
– Guardi, sulle etichette c’è scritto solo “aromi”, non aromi naturali.
– So-so-no la stessa co-co-sa…
– Non mi risulta affatto, per quanto ne conosco sono due cose ben diverse, e pur se entrambe ammesse dalla legge, non sono affatto la stessa cosa. Credo che qui la scritta “aromi” voglia dire la presenza di bismetiltiometano, o forse mi sbaglio?
Non risponde.
Colpito & affondato.
Il tizio e la “figlia-promoter” a questo punto girano le spalle, e non mi guardano più…
Colpiti & affondati.
Lo hanno voluto loro, con il loro asfissiante “tampinamento” da fermo…
Vado via, senza salutarli.
Aanche loro ben si guardano dal fare lo stesso.
Alla fine, insistenza del tartufaio (e figlia) a parte, ma… la vogliamo finire con ‘sta barzelletta dei tartufi mediocri che per forza devono essere “rinforzati” e di tutti i farlocchi che li acquistano beati?
Nell’Italia di tutti esperti di cibo, è possibile che tutti questi “alchimisti del gusto” hanno ancora diritto di cittadinanza?
Non so se il bismetiltiometano (alias, semplificando molto, un idrocarburo che ha “quasi aroma” di tartufo) faccia male o meno, ma se è ammesso dalle normative vigenti, di sicuro chi di dovere avrà fatto le sue buone analisi e avrà dichiarato che questo idrocarburo non nocivo.
Come già scritto su queste colonne, se l’Italia, al di là dei triti luoghi comuni, fosse davvero una nazione con una consapevole e radicata cultura gastronomica, mezzucci e furbate di bassa lega, così palesemente “farlocche”, non avrebbero diritto di cittadinanza.
Gli Scorzoni hanno sì aroma modesto, aroma che ha il suo climax a fine estate, ma è proprio il loro, non chiediamogli di più, visto anche il costo abbordabile ad ogni tasca.
Invece se… per poche decine di euro/kg pretendiamo lo stesso magnifico e complesso aroma di un buon tartufo bianco… ecco che queste diffussissime mistificazioni da banchetto di fine estate che prosperano.
Ma si, dimenticavo: in Italia, tutti vogliamo una Ferrari, però pagandola come una Panda.
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
In effetti il problema sollevato è vero.
Questi banchetti (spesso odorosi oltre il limite della indecenza) imperversano nei centri commerciali e nei mercatini rionali.
Ma la cosa che più stupisce è che più “farlocchi” sono i prodotti che vogliono sbolognare, e più la gente li compra.
I tartufi sono una dannatissima moda, tutti li vorrebbero, ma quando si inizia a sapere i prezzi di quelli veri, svengono.
Botte piena e moglie ubriaca…
Si vogliono i tartufi buoni per pagarli quattro sordi…
Quindi gente, tenetevi pure i tartufi farlocchi dei mercatini!