Serata al ristorante
Mancavo da anni, curioso di riprovarlo.
Elegante? Certo.
Professionale? Senza dubbio.
Buono, però trasfigurato da luogo di sapori interessanti e non banali a un semplice & onesto ristorante di pesce, finanche un po’ fighetto, compreso l’arredamento in stile post-Maria-de-Filippi.
Il bello della serata però non arriva dai piatti, ma al solito dai vicini di tavolo.
Giovane coppia massimo 30enne, lui sciccosetto con i soldi di papi – falso casual – lei esteriormente meno “tirata” di lui, ma aggressiva con tutto l’universo.
Avrà mangiato pesante a pranzo…
Appena arriva, aggredisce verbalmente il cortese e sventurato cameriere.
Abbaia, ringhia anzi.
Già squadrata: la solita tizia che vuol far vedere che lei di cucina ne sa, eccome!
Ordinano un menù “stiracchiatello”, quasi da campo di concentramento, e un calice di vino in due.
La cena finisce subito.
Mangiano davvero poco… forse per questo lei è sempre pronta all’annientamento di chi gli capita a tiro, incluso il suo boyfriend.
Diffidate dagli astemi da ristorante, ma anche da quelli che si limitano a spiluccare: chi non ha fame, non può che essere arrabbiato con il mondo, diceva mio nonno…
Però, tra sguardi burrascosi, piatti semivuoti, e qualche rara effusione, arriva il momento del dolce.
Il buon cameriere diligentemente elenca cosa c’è, e tra le varie “dolcezze” c’è la crema chantilly.
«Ma è scomposta? » sbraita lei.
Il cameriere non risponde…
Cala il gelo.
Se non è scomposta (meglio sarebbe dire destrutturata) non mi va bene, avrà pensato..
Reitera la rischiesta: ma è scomposta?
Ora, a parte il goffo scimmiottare ad ogni costo la neolingua da gastro-reality social-televisivi, e il tono acido riservato allo sventurato cameriere, resta il fatto che la signorina non ha reputato una semplice crema crema chantilly, servita magari con i soliti frutti di bosco, degna del suo palato…
Ho meditato molto per trovare la soluzione a questo interrogativo.
Semplice: i dolci “scomposti” – insieme ad altre cose (biscotti, nutella, fragole, millefoglie etc etc) – continuano ad andare di moda.
Stop.
Chissà perché invece, un quarto di secolo (e più…) addietro all’apparire delle prime millefoglie “destrutturate” con crema, io che le prediligevo, venivo preso per matto, ora è esattamente il contrario.
Se un ristorante ha in menù la crema chantilly senza null’altro aggiunto, (neanche un misero biscottino…) non è una colpa, e dando per scontato che si conosca bene il significato della parola scomporre (vedi nota a fine pagina) sapete dirmi come diavolo si fa a scomporre una crema chantilly fatta di panna montata, zucchero a velo e vaniglia?
Si portano gli ingredienti al tavolo, lasciando al cliente l’onere (onore?) se ne ha voglia, di farsi la sua chantilly, oppure di mangiarseli separatamente?
Sterile esercizio di stile già visto… purtroppo.
Cara signorina acida, l’ipotetica chantilly a cui lei si riferiva, nella sua fantasia scomposta sarà forse più buona, ma ho paura che la sua richiesta sia stata solo un pretesto per apostrofare il cameriere e per millantare ipotetiche conoscenze del settore.
Scomposta fa più scena?
Sarà pure, ma crema una volta composta, non la si può scomporre…
Cantava il compianto Franco Battiato: «C’è chi si mette degli occhiali da sole
per avere più carisma e sintomatico mistero» (da Bandiera bianca – la Voce del padrone 1981)..
E… c’è anche chi per gridare al mondo che esiste, pretende di scomporre persino una crema.
Scomposto:
1 Suddiviso in tutte le sue parti costitutive: è difficile ricomporre un orologio s.
SIN. smontato
2 estens. Disordinato, arruffato, scompigliato: aveva i vestiti e i capelli scomposti; ho trovato tutti i libri scomposti
3 estens. Privo di compostezza esteriore, di decoro, di garbo, di decenza: sedere in posizione scomposta; tenere un atteggiamento s. durante una riunione ufficiale
4 fig. Alterato, turbato: uscì dall’interrogatorio con lo sguardo acceso e il viso scomposto.
5 fig. Privo di equilibrio, di giusta moderazione: stile s.
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crema chantilly
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?