Di Fabio Riccio
E… se questa volta, racconto che solo il nome, ancor prima di addentarlo, parliamo di un biscotto, mi ha scatenato in testa lì per lì un baleno di felicità, mi prendete per matto?
E’ così rara la felicità di ‘sti tempi.
Vabbè che i miei gastrodeliranti lettori sono ormai mitridatizzati ad ogni mia farneticazione, ma questa volta forse ho oltrepassato la misura.
Partiamo dall’inizio…
Invito estemporaneo a mangiare una pizza (in casa) da una amica & relativa figlia.
Bene, bene… non ci si vede da tanto. L’occasione è buona per dare una rinfrescata alla bella amicizia.
Sono incaricato di portare le pizze.
Solita pizzeria – quella che frequento negli ultimi mesi.
Piccolo ritardo causa pizzaiuolo che clamorosamente “sbaglia” due pizze, che… come dire, risultano bucate in centro, con conseguente spargimento del condimento sul piano di appoggio non appena sfornate.
Fà nulla, il valente giovin pizzaiuolo le rifà (senza buco…) in pochi minuti. Bravo!
Corsa con la mia “supercar” (anno di immatricolazione 1996) dalla pizzeria all’abitazione un po’ periferica dell’amica & relativa figliola.
Le pizze arrivano ancora calde, ridotti all’essenziale i convenevoli, e subito via a mangiare, odio la pizza fredda!
Ho con me (anche) una bottiglia di una validissima (e gastrodelirante!) cantina emiliana, il Velius (una Barbera in purezza) di Podere Pradarolo.
Tutti allegri e affamati – le pizze finiscono velocemente, complice anche la buona compagnia.
Finite le pizze, e ancora affamati – arriva del buon parmigiano a tocchetti, e nel frattempo si stappa il Velius.
Bella musica nei calici, il vino ben lo conosco, e mi piace – poi, va anche d’accordo con il parmigiano. Evviva!
Ancora un po’ di minuti e… arriva la sorpresa.
«Ragazzi, mi hanno regalato dei dolci, ora ve li faccio assaggiare…» annuncia la nostra amica Cristina.
In tavola arriva una scatola azzurra, voluminosa…
Canestrelli di Biella.
Mai visti o sentiti prima, ammetto la mia ignoranza.
La parola canestrello in molte varianti per me è sempre stato sinonimo di Liguria, magari di basso Piemonte, ma non oltre.
Che… nella Biella universalmente nota per lana e tessuti, nella Biella che guarda alle Alpi ci fosse un dolce tipico con questo nome, non me lo immaginavo.
Mea culpa.
Bando alle ciance, e addento subito uno di questi canestrelli, che del canestrello (almeno nella mia memoria alimentare) non ne ha la forma.
Però… è buono!
Subito mi accorgo che non sono davanti a un dolcetto qualunque, anzi.
Il gusto è sorprendentemente suadente e complesso nello stesso tempo, certamente un qualcosa da analizzare in tutte le sue sfumature.
Però, già mi piace.
Subito faccio bis, poi ter, poi perdo la numerazione dei Canestrelli di Biella che in una sorta di delirio gastrodolciario ingurgito, senza esserne stufo, però sempre dopo accurata disanima gustativa.
Ottimi, mi piacciono molto, bella scoperta davvero.
Non se ne abbiano a male i Biellesi, ma i loro canestrelli non li conoscevo proprio e incredibilmente, con il Velius viaggiano sulla medesima lunghezza d’onda.
Senza andare in estremi dettagli, i Canestrelli di Biella sono fatti di due cialde farcite con una crema dal gusto abbastanza composito a base di cioccolato, in qualche caso addizionata con altri aromi che insieme alla fragranza delle due cialde, crea al palato un unicum gustativo tutt’altro che banale.
Rettangolari di aspetto, grandi poco più di un palmo di mano.
Qualcuno li potrebbe immaginare come antesignani dei vari wafers commerciali.
Niente di più errato… i Canestrelli di Biella sono cosa ben diversa, nonostante la superficiale somiglianza al primo sguardo.
In passato le cialde per i Canestrelli di Biella, erano realizzate per mezzo di ferri a ganasce muniti di manici per la cottura sul fuoco, (molto simili a quelli usati per le Ferratelle o Neole abruzzesi).
Ora, nel ventunesimo secolo, si usano sistemi simili, più moderni ma sempre artigianali.
I canestrelli di Biella devono però il loro nome al peculiare disegno di queste piastre di ferro che, incidendo l’impasto, vi lasciano una impronta a graticcio, simile all’intreccio di un paniere in vimini (dal piemontese canëstërlé, intrecciare graticci).
Quelli che ho gustato io, buonissimi, sono della pasticceria Jeantet di Biella, e vi consiglio di provarli, di certo un dolce gastrodelirante!
A volte, posti, odori e oggetti ci trascinano in un universo parallelo, dove il tempo non c’è, e se c’è è dilatato, dove i ricordi insieme alle speranze e ai desideri, si intrecciano in un piacevolissimo e rilassante lampo di beatitudine.
C’è chi dice che la felicità è un battito d’ali…
Niente di più vero, visto che c’è un baleno di felicità anche nei Canestrelli di Biella.
E così… la serata finisce (in allegria) a canestrelli & vino…
Pasticceria Jeantet
Piazza Vittorio Veneto, 16,
13900 – Biella (VC)
Tel. 015 21415
http://www.jeantet.it
info@jeantet.it
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?